I Santi nella vita del cristiano
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La santità è lo scopo della vita del cristiano
Il tema della santità viene affrontato dal V Capitolo della Lumen Gentium, relativo alla universale vocazione alla santità. La Costituzione dogmatica Lumen Gentium apre affermando: «Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16, 15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa».
Allora annunciare il Vangelo ad ogni creatura è compito della Chiesa, e quindi di tutti i cristiani, per portare la luce di Cristo. Annunciare la Buona Novella e la vocazione universale alla santità che riceviamo con la grazia battesimale è compito di tutti ed oggi più che mai c’è bisogno di rispondere all’interrogativo “cosa vuol dire essere santi e chi è chiamato alla santità”.
La chiamata alla perfezione è un invito che Cristo rivolge a tutti coloro che credono in lui e vogliono vivere il Battesimo in pienezza. Non è un di più, un lusso per pochi, ma una chiamata per tutti quelli che vogliono accogliere Cristo nella propria vita: Egli non si è risparmiato nell’amore e nella donazione di sé e ci invita a fare lo stesso con Lui». La santità è la santità di Dio che risplende nella vita di tanti fratelli e sorelle canonizzati dalla Chiesa e di tanti fratelli e sorelle che nell’oscurità della loro vita hanno vissuto nell’obbedienza al Vangelo e a Dio. Una moltitudine che nessuno può contare, come dice l’Apocalisse.
Il Concilio Vaticano II lo ha detto con chiarezza e da allora la Chiesa nel suo Magistero lo ha ripetuto spesso, fino a Papa Francesco: la santità deve essere lo stile della vita ordinaria del cristiano, della quotidianità delle nostre esistenze. Vivere in pienezza il Battesimo, radice della santità vuol dire accorgersi che tanti fratelli camminano con noi, ma anche che molti non sanno che Dio-Amore chiama a vivere la pienezza dell’amore.
Per cui è necessario diventare apostoli, annunciatori della chiamata alla santità, come fa l’anziana Anna alla Presentazione di Gesù. Annuncio che deve essere fatto con la vita, le scelte concrete, le azioni quotidiane e poi anche con le parole e un apostolato organizzato, facendo proprio e traducendo nell’oggi l’Apostolato della Chiesa, come dice il Vaticano II.
Il Movimento di spiritualità Pro Sanctitate, fondato a tale scopo da mons. Giaquinta ci invita a narrare Dio, cioè mostrare con la propria esistenza che Dio Padre mi ama e mi chiama a vivere in pienezza il mio essere suo figlio, come Gesù ha fatto e insegnato. Come hanno fatto i nostri fratelli santi del cielo e i tantissimi santi sconosciuti che ci vivono accanto ogni giorno.
Il Fondatore della famiglia Pro Sanctitate, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, è stato narratore di Dio, testimone dell’amore di Cristo per ciascuno e della chiamata a non accontentarsi di una vita mediocre, tendendo invece al di più di amore e servizio. L’intuizione che ha avuto, in un tempo precedente al Concilio, ci dà la possibilità di servire la Chiesa universale in un aspetto della spiritualità cristiana così importante, sognando un mondo di ‘tutti santi, tutti fratelli’ come diceva il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta.
Su questo tema ha dibattuto, ed ancora continuerà a farlo, tutta la cristianità fino ad oggi e possiamo citare una miriade di autorevoli personaggi, ma mi piace chiudere questa riflessione, in questo tempo di decadenza morale e istituzionale, con le parole di papa Benedetto XVI all’Udienza Generale del 13 aprile 2011, quando, in sintesi, ha affermato che la santità cristiana non è altro che la carità pienamente vissuta.
“Che cosa vuol dire essere santi? Chi è chiamato ad essere santo?”, si è chiesto Benedetto XVI in apertura della catechesi. Spesso si è portati ancora a pensare – ha detto il Papa – che la santità sia una meta riservata a pochi. San Paolo, invece, parla del grande disegno di Dio e afferma: “In Cristo, Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4).
E parla di noi tutti. In Cristo il Dio vivente si è fatto vicino, visibile, ascoltabile, toccabile affinché ognuno possa attingere dalla sua pienezza di grazia e di verità (cfr Gv 1,14-16). Perciò, la santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel fare nostri i suoi atteggiamenti e comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi.
Ma come possiamo essere santi? Si è domandato il Papa: “Posso farlo con le mie forze? Una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio (cfr Is 6,3), che ci rende santi, è l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci trasforma”.
Dunque, la santità ha la sua radice ultima nella grazia battesimale, nell’essere innestati nel Mistero pasquale di Cristo, con cui ci viene comunicato il suo Spirito, la sua vita di Risorto. Conclude Benedetto XVI: “Qual è l’anima della santità? Il Concilio Vaticano II ci dice che la santità cristiana non è altro che la carità pienamente vissuta. «Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16).
Tutti siamo chiamati alla santità: è la misura stessa della vita cristiana … Vorrei invitare tutti ad aprirsi all’azione dello Spirito Santo, che trasforma la nostra vita, per essere anche noi come tessere del grande mosaico di santità che Dio va creando nella storia, perché il volto di Cristo splenda nella pienezza del suo fulgore”.
Don Giovanni Basile
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