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I Carismi – II parte

27 Febbraio 2012 | Filed under: Sacramenti
     

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Insegnamento
di Padre Raniero Cantalamessa
(rns)
(Carismi e Sacramenti) Con il Concilio Vaticano II, questa immagine di Chiesa un po’ statica e “meccanica” è mutata. Si è ripreso coscienza che la Chiesa non può fare a meno dell’immensa ricchezza di grazia diffusa capillarmente nel corpo della Chiesa, in tutti i suoi membri, e che si manifesta nei doni, o carismi, di ognuno. 
 Ecco cosa ha scritto, in proposito, il Concilio in un testo giustamente famoso: “Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il Popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma “distribuendo a ciascuno i propri doni come Piace a Lui” (cfr. 1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa, secondo quelle parole: ‘A ciascuno… la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio” (cfr. 1 Cor 12,7). 

E questi carismi straordinari o anche più semplici e più comuni, siccome sono soprattutto adatti e utili alle necessità della Chiesa, si devono accogliere con gratitudine e consolazione” (Lumen gentium, 12). ripristinato, in questo testo, il duplice movimento dello Spirito; di esso infatti si dice che agisce “non solo attraverso i sacramenti”, cioè dall’alto, ma anche dal basso, attraverso quella fitta rete di grazie che sono i carismi di tutti i battezzati. Nell’uno e nell’altro caso si tratta, inoltre, di un’azione destinata a “santificare” il popolo di Dio, cioè a qualcosa di essenziale e di costitutivo della Chiesa, e non semplicemente a un suo abbellimento o arricchimento accidentale……………..


……… CARISMI E SERVIZIO
Dal testo conciliare risulta chiaro qual è lo scopo dei carismi: essi sono destinati a rendere i fedeli “adatti e pronti” ad assumersi delle responsabilità in ordine al rinnovamento interiore e all’espansione esterna della Chiesa. In ciò il Concilio non fa che riproporre il più puro insegnamento del Nuovo Testamento sui carismi. S. Paolo scrive che è Dio che “ha stabilito alcuni conte apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero (cioè il servizio), alfine di edificare il corpo di Cristo” (Ef 4,11). S. Pietro, da parte sua, raccomanda: “Ciascuno viva secondo la grazia (charisma) ricevuta, mettendola a servizio (diakonìa) degli altri” (1 Pt4,10). 
 Lo scopo dei carismi è, dunque, la diakonía, il servizio, il ministero. Quest’ultimo termine, ministero, è il più usato nelle nostre traduzioni della Bibbia; tuttavia, è diventato, nel nostro linguaggio corrente, talmente vago e ambiguo che ha bisogno di essere ben compreso, per non essere frainteso (esistono anche i “rninisteri” politici e governativi, che non sono sempre organismi di servizio, o almeno non sono avvertiti dalla gente come tali). 

Quello che la parola ministero significa nel Nuovo Testamento è semplicemente servizio (da ministrare, che significa servire). Lo scopo dei carismi non è dunque quello di dare lustro, prestigio o fama di santità a chi li riceve; non è quello di dargli delle sicurezze o dei poteri sugli altri. Assolutamente! Cosi. si stravolgono i carismi. Quando Gesù, ascendendo al cielo, ha riversato, come una pioggia, i suoi doni sugli uomini, aveva in mente il suo corpo, la Chiesa; è essa che amava e voleva “edificare”. 

Commentando il capitolo 4, versetto 8, della lettera agli Efesini, S. Agostino nota che l’Apostolo dice: ” … ha distribuito doni agli uomini, mentre il versetto del salmo che sta citando dice: “ha ricevuto doni dagli uomini” (cfr. Sal 68,19), e spiega che entrambe le cose sono vere in Cristo: egli ha donato i carismi agli uomini in quanto Capo e li ha ricevuti in quanto corpo (poiché il Cristo totale è Capo e corpo insieme, Cristo e la Chiesa insieme). Ciò che ognuno riceve in dono dallo Spirito Santo, è la Chiesa che lo riceve (cfr. S. Agostino, De Trinitate, XV, 19,34). 

 I carismi sono, dunque, per la Chiesa: per la bellezza della Chiesa, per la vitalità e la varietà della Chiesa. Questo ci mette sulla strada per scoprire come mai S. Paolo chiama la carità 1a via migliore”, il carisma dei carismi. Anche qui ci facciamo guidare da S. Agostino. Dopo aver ricordato i vari carismi  elencati dall’Apostolo in 1 Cor 12,8-10, S. Agostino dice: “Forse, tu non hai nessuno di questi doni elencati; ma se ami, quello che Possiedi non è poco. 

Se infatti ami l’unità, tutto ciò che in essa è Posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Bandisci l’invidia e sarà tuo ciò che è mio, e se io bandisco l’invidia, è mio ciò che Possiedi tu. L’invidia separa, la carità unisce. Soltanto l’occhio, nel corpo, ha la facoltà di vedere; ma è forse soltanto per se stesso che l’occhio vede? No, egli vede per la mano, per il piede e per tutte le altre membra; se infatti il piede sta per urtare in qualche ostacolo, l’occhio non si volge certo altrove, evitando di Prevenirlo. Soltanto la mano agisce nel corpo; ma forse che essa agisce soltanto per se stessa? No, agisce anche per l’occhio; infatti se sta per arrivare qualche colpo che ha di mira, non la Mano, ma soltanto il volto, forse che la mano dice: ‘Non mi muovo, perché il colpo non è diretto a me”. 

Così il piede, camminando, serve tutte le membra; le altre membra tacciono e la lingua Parla per tutte. Abbiamo, dunque, lo Spirito Santo se amiamo la Chiesa e l’amiamo se ci manteniamo inseriti nella sua unità e nella sua carità. Infatti lo stesso Apostolo, dopo aver affermato che agli uomini sono stati dati doni diversi, così come vengono assegnati compiti diversi alle membra del corpo, continua dicendo: ‘Io vi mostrerò una via migliore di tutte’ (1 Cor 12,3 1) e comincia a parlare della carità. 

Antepone la carità alle lingue degli uomini e degli angeli, la preferisce ai miracoli della fede, alla scienza e alla profezia; la mette perfino prima di quelle grandi opere di misericordia che consistono nel donare tutto ciò che si ha ai poveri; la preferisce, da ultimo, anche al martirio del corpo. A tutti questi grandi doni antepone la carità. Abbi dunque la carità e avrai tutto, perché qualsiasi altra cosa tu possa avere, senza di essa, a nulla potrà giovarti” (S. Agostino, In Iohannem, 32,8). 

Ecco svelato il segreto perché la carità è “a via migliore”: essa mi fa amare l’unità (cioè la Chiesa e, concretamente, la comunità in cui vivo), e nell’unità, tutti i carismi, non solo alcuni, divengono “miei”. Anzi c’è di più. Se tu ami veramente l’unità, il carisma che io possiedo è più tuo che mio. Supponiamo che io abbia il carisma di “evangelista”, cioè di annunciare la Parola di Dio; io posso compiacermene e vantarmene: allora divento “un cembalo squillante” e il carisma- mi dice l’Apostolo- “ a nulla mi giova”, mentre a te che ascolti la Parola annunciata, esso non cessa di giovare, nonostante il mio peccato. Per la carità, tu possiedi senza pericolo ciò che un altro possiede con pericolo. Che straordinaria invenzione della sapienza di Dio! La carità moltiplica i carismi; fa del carisma di uno il carisma di tutti. 
Ma perché questo miracolo avvenga, bisogna, dice Agostino, bandire l’invidia, cioè morire al proprio “io” individuale ed egoista che cerca la propria gloria, ed assumere invece grande, immenso, di Cristo e della Chiesa. E questo suppone uno stato di profonda conversione. I carismi infatti suppongono che si viva in stato di continua conversione; essi non si mantengono sani ed integri che in tale stato. 
 Quando S. Paolo afferma che, senza la carità, anche il più sublime dei carismi “a niente mi giova”, adesso sappiamo che questo non vuol dire che senza la carità i carismi non giovano a nessuno e vanno a vuoto; vuol dire soltanto che non giovano a me”; giovano alla Chiesa, anche se non giovano a chi li possiede e li esercita. 
(Continua)

     

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