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I bambini osservano tutto

9 Luglio 2010 | Filed under: Bambini
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I bambini prima di imparare a parlare e prima di capire le nostre parole già vedono. I loro occhi ci scrutano, ci osservano, ci interrogano, ci parlano, ci giudicano. Ripeto spesso alle madri, alle ragazze che partono per le nostre missioni e a tutti che i bambini ascoltano ciò che vedono con i loro occhi.


II loro primo linguaggio è vedere: e cosa ve­dono quando ci osservano? Spesso vedono bronci, sguardi tristi, vedono papa e mamma che non si incrociano più negli sguardi, ve­dono gente che corre e non si ferma mai… Che dono sarebbe se il bambino vedesse persone che gli sorridono, che parlano loro con gli occhi, con lo stesso loro linguaggio che è lo sguardo; se vedessero volti sereni, distesi, se vedessero papa e mamma che si guardano teneramente, che si abbracciano gioiosa­mente. Niente da più sicurezza al bambino nella sua crescita che la certezza che coloro che lo hanno generato, papa e mamma, si amano, si rispettano, si perdonano, si vogliono bene. Niente crea paura e insicurezza nel bam­bino come il vedere papa e mamma litigare, urlare, farsi il muso, rifiutarsi. Soprattutto nei primi anni di vita il bambino “raccoglie” tutto il mondo intorno a lui osservandolo. Quante volte ho ripetuto che i bambini “sentono con gli occhi”, e se papa e mamma sono “avvele­nati” avvelenano il bambino, lo intossicano perché con gli occhi i bambini rimangono im­pressionati per sempre.


Tanti genitori pensano: “È piccolo, tanto non capisce!” ma siamo noi adulti a non capire i bambini, a non renderci conto che invece il bambino respira i nostri pensieri, le nostre ansie, i nostri malesseri, i nostri stati d’animo, osservandoci continuamente. E quel bambino non rimane bambino, e nell’adolescenza si sca­tena e vive la rabbia perché non è stato amato. Dice a se stesso: “Mi avete voluto e adesso mi trattate male!”. Come siamo incoe­renti noi adulti tante volte! Eppure non è dif­ficile amarlo, non vuoi dire fare qualcosa di straordinario, ma è nutrire semplicemente il suo diritto di vivere.

Ci sono dei bambini che soffrono terribilmente l’indifferenza di papa e mamma, le ingiustizie tra un fratellino e l’altro, e i genitori non se ne accorgono neanche. Nasce un fratellino, una sorellina e il bambino che prima era il centro del mondo, cercato e preso in braccio da tutti, ora è solo, abbandonato; tutti guardano al fra-tellino appena nato e lui soffre, e quella nuova vita la rifiuta perché gli ha rubato l’amore del papa, della mamma, dei nonni, di tutti, e così diventa geloso, non la vuole. Per questo quando vedo una coppia felice per la nascita di un nuovo bambino io sempre cerco con lo sguardo il figlio che c’era già e prima abbraccio lui dicendogli: “Ma lo sai che se non c’eri tu, non c’era neanche lui !”, e allora lui si sente im­portante, amato, sente che il fratellino è nato anche da lui, e ne diventa fiero e responsabile.

Durante i miei viaggi ho sempre un’attenzione particolare quando vedo qualche bambino sul
passeggino o nella carrozzella: li guardo e spesso sono tristi, la mamma e il papa spin­gono la carrozzella e a volte si ignorano in si­lenzi di tomba oppure litigano davanti al piccolo, non si sorridono e non gli sorridono, e il bambino respira già un’aria “intossicata” che lo rende triste inconsapevolmente: questa è una grande ingiustizia! Quei bambini che già da piccoli non sorridono più, che non vedono volti felici intorno a loro, a cui nessuno dice con uno sguardo gioioso e con un sorriso: “Guarda, la vita è un dono grande, bello!” do­mani saranno tristi, non ameranno il dono della propria vita e condanneranno quella degli altri.

Allora mi avvicino a quei genitori tristi e spiego loro tutto questo, e mostro che i bambini hanno un linguaggio semplice che io ho imparato: mi inginocchio davanti al passeggino e comincio a balbettare: “ta-ta-ta…” e lui, dopo un po’ che mi guarda stupito, sorride. È la gioia più bella del mondo far sor­ridere un bambino perché se ha imparato a sorridere, a prendere la vita come un dono e le sue difficoltà con serenità, non andrà a dro­garsi. Anche se abbiamo il cuore ferito dob­biamo avere il coraggio di superare noi stessi e sorridere: un sorriso che non è maschera ma che è certezza che la vita e il futuro di quel bambino valgono di più di tutte le preoccupa­zioni e dei pensieri tristi che puoi avere.

La vita è più grande di ogni difficoltà, vale di più!. Non dimentichiamoci mai che quel bambino crescerà, diventerà uomo e il male ricevuto lo riverserà su se stesso e su quanti gli staranno attorno vivendo e aumentando le tenebre. Allo stesso tempo il bene ricevuto lo renderà capace di vivere la vita come un dono, di sa­persi rialzare dinanzi ad ogni difficoltà, di se­minare luce e speranza in coloro che incontrerà.


I bambini sono il nostro futuro e la nostra spe­ranza: diamo loro del tempo, diamo loro uno sguardo, diamo loro un sorriso!


Madre Elvira Petrozzi
Comunità Cenacolo


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Padre del cielo,
Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
un'altra Nazareth, dove regnano
l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
prega per noi.
S. Giuseppe, prega per noi.
S. Angelo Custode,
rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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