“Guardate, io vado in Paradiso” – Ultima parte
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Lo stesso avveniva con i parenti, uno ad uno. «Io sono entrato in lacrime», racconta Giuseppe, il padre: «E lei: “Piangi pure, perché è il momento di piangere. Però sappi che io sono serena”. Ma continuavano a succedere cose mai viste. Due sere prima che morisse, in ospedale, avevamo ordinato le pizze. Sembrava di essere all’osteria di fuoriporta. Poi il rosario sottovoce. Guardavo ’sta gente e dicevo: ma siamo tutti matti?». E anche Sara ti dice di un’altra grazia nella grazia: «Tanti arrivano alla morte consumati. Lei non ha fatto in tempo. È morta abbronzata, capisci? Era se stessa, completamente. Nelle ultime ore diceva qualche frase sconnessa. Ma se ne accorgeva. “Lo so che sto straparlando. Ma tanto straparlavo anche prima…”».
Serena. E in pace. Tanto da far pensare al marito mentre si trovava di fianco a lei già in coma: «Franci, ma sai che verrei con te? ». Dice Vincenzo: «Per la prima volta nella mia vita ho pensato sinceramente questa cosa. “Verrei con te”. Senza più paura della morte. E ho capito quello che le aveva detto Carrón, con quell’ “hai un’occasione in più”. Francesca aveva solo due strade: la disperazione, o dire sì a Cristo sempre, in ogni istante. Di solito esiste una terza via, la distrazione. Ma in un’occasione così hai una scelta netta da fare. Sicuramente adesso è così anche per noi. Io voglio vivere come ha vissuto lei quest’anno. “Se non accadrà il miracolo, accadrà qualcosa di più grande”: è stato vero».
È stato vero anche per chi le stava intorno. «Io ho 63 anni, ho incontrato il movimento da giovane e ho avuto la grazia di vedere mia figlia andare in Paradiso», dice Mariachiara, semplicemente. «Non ho più paura di nulla. Mia figlia mi ha fatto vedere nella carne che cosa produce una sequela semplice e vera nella vita. Produce il centuplo quaggiù. Francesca negli ultimi tempi era radiosa. Non te la puoi dare da sola, questa cosa. Vede, io ho sempre desiderato per i miei figli che quello che ha determinato la mia vita determinasse anche la loro. Da quando mi sono accorta di essere incinta: Signore, per questo bambino ti chiedo solo una cosa, la fede». Grazia ricevuta. «La sera che è morta dovevamo raccogliere i suoi effetti personali», racconta Matteo, il cognato: «Abbiamo messo via il Rosario e il libretto degli Esercizi Spirituali. Mi è venuto da dire: tutto qui? E poi ti rendi conto che è tutto lì. La domanda e la strada»
Francesca è morta il 23 agosto, un giovedì. Il funerale è stato davvero altro. Roba per cui il collega, alla fine, ti dice «oh, non offenderti, ma a me sembrava di essere a una festa…». O il tassista che accompagna un’amica, arriva, vede l’aria che tira e fa: «Ah, ho capito perché è così elegante, deve andare a un matrimonio». «No, guardi, è un funerale». È sceso dal taxi per chiedere se era vero. Ma anche l’onda che ne è nata è vera. Gli zii, che si sono allontanati dalla fede circa quarant’anni fa, e ora dicono il Rosario e vanno a messa tutti i giorni. Il conoscente che ha una parente in fin di vita, per caso capita nello stesso ospedale, e resta colpito… «Vorrei sapere perché la gente deve convertirsi sul mio cancro», aveva detto Francesca un giorno a un sacerdote amico. E lui: «È il mistero della croce».
E della Risurrezione. «Le amicizie nostre si sono trasfigurate, tutte», dice Vincenzo: «Sono diventate amicizie al destino». La paura non morde più. «Io non ho figli», racconta Sara: «Prima che Franci morisse le ho chiesto: come faccio con i bambini? E lei: ti devi liberare da questo peso. Non sono figli tuoi, non lo saranno mai. Continua a fare la zia. Stai serena e sii certa che Gesù compie la promessa che ci ha messo nel cuore. Lo farà anche con loro». Giorni fa Vincenzo ha fatto una gita al “Parco avventura”, con i bambini. Percorsi imbragati, ponti sospesi. «Alla fine Carlo si gira verso di me e fa: “Ma la mamma ci ha visto?”». Sì, Carlo, ti ha visto. Non avere paura.
Davide Perillo
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