Gridatelo sui tetti.
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” Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce,
e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze “. (Mt 10,27)
Il tema che la redazione di questo periodico sviluppa in questo mese “Gridatelo sui tetti” in occasione del 10° anno della nostra piccola, umile ma tenace testata editoriale ha una duplice finalità: a) ricordare appunto il 10° anno della nostra esistenza giornalistica (e non è facile in questo periodo di crisi economica, culturale, antropologica … nel quale stanno chiudendo le piccole tipografie, le grosse case editrici e le grandi testate giornalistiche laiche e soprattutto cattoliche); b) rimodulare il contenuto dei nostri articoli verificandoli con la Parola del Vangelo (ed anche questo non è facile in questo periodo storico nel quale il relativismo morale e di verità assolute mette in discussione la possibilità di giungere a una loro definizione assoluta e definitiva cosicché il consenso del pubblico diviene la misura riconosciuta della ‘verità’ di un discorso).
- a) Questo 10° anniversario della nostra testata giornalistica è facilitato dal fatto che siamo una piccola rivista, diffusa localmente, distribuita a mano, che si regge totalmente sul volontariato e che viene letta da voi, nostro pubblico che ha tanto desiderio di informazione e di formazione. Ciò vuol dire che nelle periferie, nei piccoli centri ancora c’è una sana umanità che non ha indirizzato sé stessa all’effimero, alle opinioni, al godibile con l’illusione di costruire una società più libera e tollerante ma che genera un pericoloso virus che mina le basi della convivenza democratica. Purtroppo questo è quello che ha fatto la nostra tanto lodata Europa che ha rinnegato le proprie radici cristiane, innescando così un meccanismo di autodistruzione pericoloso e a lunga scadenza del quale ancora abbiamo visto poco e non sappiamo se si riuscirà a fermare riportando valori e virtù nella nostra cara e vecchia terra.
- b) La Parola del Vangelo è la nostra unità di misura, ma questo è possibile solo per chi ha fatto una scelta di sequela di Cristo come Figlio di Dio, Salvatore, Redentore e Fine della propria vita, altrimenti diventa pesante, difficile e forsanche impossibile da mettere in pratica. Il relativismo è molto seducente, afferma che ogni verità, ogni ideale si equivale, ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole! Capita che chi sostiene una tesi, chi parla di “verità”, si senta etichettare come “dogmatico“, ed è quello che più volte è successo a noi della redazione, siamo stati visti come estremisti o intolleranti. Questi semplici eventi rivelano la carica aggressiva e nichilista del relativismo, che vuole coprire la sua banalità e superficialità con i pretesi diritti inviolabili del singolo. Ma questa è una concezione astratta, che non dà risposta ai problemi concreti della vita e della convivenza civile e non dà risposta al naturale desiderio di felicità e di infinito dell’uomo e così facendo distrugge anche i valori della sfera sociale. Questa moderna mentalità relativista ha le sue cause originanti, prima che altrove, in un vizio di origine: il suo essersi posto come tentativo di estromissione del sacro dall’orizzonte dell’uomo moderno, il voler rinunciare a priori al discorso su Dio perché afferma che il problema di Dio non può ottenere risposta razionale quindi non merita considerazione. Il rifiuto di Dio, quindi è un problema di fede non del cristianesimo ma un problema dell’uomo in quanto credente.
Nel 1° editoriale di 10 anni addietro abbiamo detto che con il fondare questa rivista ci eravamo ispirati a Søren Kierkegaard, filosofo danese della metà del 1800, che tra le sue opere ne annovera una dal titolo “Aut–Aut“. L’uomo, dice l’autore, si trova sempre a dover decidere tra alternative senza vie di mezzo, egli è sempre di fronte ad un “Aut–Aut” , “o questo o quello“. Così, diciamo noi, ci sono nella nostra vita morale scelte particolari che non possono mai derivare da ciò che abbiamo deciso di pensare e di fare nella nostra esistenza, cioè in modo relativistico, ma che devono derivare da una scelta fondamentale, la cosiddetta “opzione fondamentale” che per noi cristiani è la scelta di Cristo.
Altra affermazione fu, ed è, che l’uomo cresce in umanità soltanto se sa riconoscere di essere preceduto da una storia, che veicola un senso che va al di là dell’uomo. Per noi questa è la storia della salvezza, che è la verità incontrata nella persona di Gesù e nel suo Vangelo.
Ecco il “Gridatelo sui tetti” del Vangelo. In questo brano Gesù ripete ‘non temete’, rivolto ai discepoli, e li invia in missione ad annunciare la Sua Parola. Anche noi ci siamo sentiti inviati e invitati a fidarci di Dio … e così ci siamo messi all’opera con questa rivista che ancora una volta offriamo alla vostra lettura.
Don Giovanni Basile
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