Gesù va a Gerusalemme per l’ultima volta
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Sono diverse le parole di Gesù che fanno tremare e arrabbiare scribi e farisei. Svela la loro immensa ipocrisia, uno stile di vita improntato sull’esteriorità, non curandosi minimamente degli interessi di Dio e del popolo.
Alla base di questo atteggiamento negligente c’è la superbia che annienta l’umiltà, infatti quanta è elevata l’una è inesistente l’altra.
È l’inebriarsi e perdersi nelle paludi a causa del potere, una forza che esiste quando il vento và nella direzione vantaggiosa ma quando cambia senso, ci si scopre per quello che si è, anche se la superbia illude di essere sempre i migliori.
Così erano scribi e farisei, all’esterno mostravano ciò che non erano ma interiormente erano convinti di essere i perfetti. Questa è la ragione che animava Gesù a caricarli di critiche, per riportarli coi piedi per terra e far sentire a tutti che i falsi mistici non erano altro che apparenze, prive di sostanza e molto lontani da Dio.
“Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno”.
Comunque Gesù prende dai loro insegnamenti il lato buono incentrato sulle Scritture, versetti che scribi e farisei ripetevano nelle adunanze e questo almeno era da salvare. Ma Gesù avvisa che bisogna osservare quello che insegnano senza guardare però le loro opere.
È facile cadere nei giudizi soprattutto quanto si tratta di uomini di Dio, valeva per scribi e farisei e oggi riguarda tutti i Consacrati. Il più grande pericolo per i Consacrati di oggi è già l’occasione di peccare, cioè l’inizio di quanto poi diventerà peccato.
Spesso l’occasione si presenta sotto prospettive buone, come l’aiuto a persone deboli, ma se debole è anche chi dovrebbe aiutare nella santificazione, crolla tutto. Allora, prima ancora di agire bisogna valutare attentamente dove conduce una determinata azione, in essa potrebbe nascondersi l’occasione che porta al peccato e alla rovina.
Solitamente i cristiani non valutano questo aspetto del peccato e non considerano l’occasione viziosa come l’introduzione al peccato.
Non sempre l’occasione porta al peccato, quasi sempre succede però, quando non c’è la forza spirituale per reagire alla tentazione, si cade.
Gesù non è contento dei cristiani che dicono molte belle parole spirituali e poi non le mettono in pratica o vivono condizioni peccaminose gravosi. Chi è caduto in questa situazione, si rialzi presto, perché Gesù è Amore e quando ascolta il pentimento di un’anima gioisce e dimentica tutto.
Non così erano i suoi nemici. Non trovava alcuno sforzo in loro, scribi e farisei erano sfrontati nell’accusarlo senza pensare ai loro peccati.
Anche oggi gli scribi e i farisei continuano a parlare senza dire nulla di buono e la confusione cresce ovunque, noi sappiamo che il modo per vedere se l’albero è buono sta sempre nel valutare i frutti, la vita condotta da chi parla di Gesù o insegna le cose di Dio.
La Chiesa ha bisogno di molti testimoni umili pronti a servire tutti, mettendosi a disposizione giornalmente di tutti, per donare buoni insegnamenti e consigli importanti per le coppie e i giovani. Ma se le Chiese rimangono chiuse, dove devono pregare o confessarsi?
Chi non è umile non può servire gli altri e rende la vita impossibile a chi gli sta accanto.
Nel Vangelo oggi Gesù dice una affermazione che sorprende molti: «E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo».
Parole dette prima dell’istituzione del sacerdozio nell’Ultima Cena, infatti il Sacerdote partecipa del sacerdozio di Cristo, è Padre delle anime come Dio è Padre di tutti. Ma qui Gesù si riferiva sempre a scribi e farisei che pretendevano riverenza ed essere chiamati padri e guide.
Il sacerdozio di Cristo è tutt’altra cosa, quindi il Sacerdote è Padre perché rappresenta Gesù dinanzi ai parrocchiani e al mondo. Non è un merito acquisito, è lo stato sacerdotale che lo rende Padre e lui deve vivere come un vero padre che si sacrifica per i figli, fa penitenze, rinunce, digiuni, veglie, continue preghiere per sostenere nelle sofferenze e nelle malattie tutti i figli!
Per molti cattolici il loro parroco è un semplice amico, spesso è anche colpa del parroco per l’eccessiva mondanità e secolarizzazione, facendo perdere ai parrocchiani la visione soprannaturale della sua sacralità.
Il Sacerdote è un uomo sacro, è colui che dona il sacro ed è lo strumento scelto da Gesù per manifestarsi.
Vi invito a guardare i parroci e tutti i Sacerdoti con occhi soprannaturali e bisogna evitare eccessive confidenze, perché la vera amicizia è il rispetto dei propri ruoli. E se un Sacerdote perde il carisma spirituale, chi lo avvicina non si sente aiutato ad elevarsi verso l’alto ma cadrà sempre verso il basso.
Preghiamo ogni giorno per tutti i Sacerdoti, facciamo penitenze per la loro santità e perché tutti diventino sale e luce del Vangelo.
Siamo in tempo di Quaresima e le sacre letture ci presentano Gesù che prepara gli apostoli alle grandi tribolazioni che gli infliggeranno i sinedristi.
Gesù camminando verso Gerusalemme prese in disparte i Dodici, già questo indica la volontà di svelare qualcosa di importante, di segreto, una profezia. Infatti è un annuncio così elevato soprannaturalmente da non essere compreso dagli Apostoli.
“Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’Uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; Lo condanneranno a morte e Lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà”.
Anche noi ci troviamo spesso a guardare le cose inutili del mondo, a perdere tempo con quanto è superfluo e non ci accorgiamo delle ispirazioni di Dio che arrivano alla mente e spingono nella direzione della santità. Siamo talmente impegnati a curare l’esteriorità e gli istinti che comandano la vita, da non valutare i pensieri spirituali che spingono al bene, al Vangelo.
Lo stesso può avvenire durante la Santa Messa quando si partecipa e non si fa caso che sull’altare si compie nuovamente il Sacrificio di Gesù Crocifisso anche se in modo incruento. Se si comprendesse un po’ di più il mistero Eucaristico, si resterebbe prostrati per terra per tutta la Santa Messa.
Non è un’esagerazione, non sono abituato ad esagerare, infatti vi mostro che la durata della Santa Messa celebrata dai grandi Santi superava le due ore, spesso anche le quattro ore. In molti casi non era presente il popolo e celebravano nelle cappelle interne dei conventi, e la durata era così lunga perché i Santi percepivano chiaramente l’infinita preghiera che è appunto il Sacrificio Eucaristico.
Ritornando all’episodio del viaggio verso Gerusalemme, risulta inopportuna la domanda posta dai due Apostoli, Giovanni e Giacomo, a Gesù sui migliori posti da occupare nel Regno dopo che Lui aveva svelato di che morte sarebbe morto. Quante volte diciamo cose inopportune o si parla senza riflettere bene sulle parole che si dicono? Anche Gesù si irrita dinanzi alla proposte inutili.
Il Vangelo ci fa riflettere su quanto sta avvenendo in qualche zona della Chiesa, fatto rivelato dai libri dei due giornalisti e da molte fonti che parlano di grandi interessi materiali che hanno colpito anche i Consacrati. Le cronache dei quotidiani spesso scrivono di interessi economici da parte di persone che invece dovrebbero vivere nella completa povertà.
Come arrivano così in basso?
La spiegazione si trova nella mancanza della preghiera, e purtroppo si cade rovinosamente da diventare come Giuda. Lui arrivò al deicidio perché non pregava più e seguiva esclusivamente la sua volontà. Quando si perdono di vista i Comandamenti e non c’è più una lucida spiritualità da seguire, anche il Consacrato può diventare come Giuda.
Nell’episodio di oggi vediamo che Gesù una volta ascolta la madre di Giacomo e Giovanni e non reagisce alla sua richiesta inopportuna, ma la invita a riflettere. Anche a tutti noi Gesù ci chiede di riflettere quando chiediamo qualcosa.
Siamo in Grazia di Dio? È opportuno quanto chiediamo? Giova o non giova alla nostra santità ma anche alla stessa vita?
Gesù non ci risponderà mai: “Voi non sapete quello che chiedete”, quando le nostre richieste sono umili e preziose per l’anima e la vita.
Padre Giulio M. Scozzaro
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