Genitori e figli: nati per essere felici insieme
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Non potrò mai dimenticare una osservazione fatta, da una ragazza di 12 anni, una decina di anni fa durante un incontro di catechismo. Si parlava di divorzio, e lei, essendo figlia di genitori separati, spontaneamente aveva chiesto di parlare. Ad un certo punto disse: “Il rapporto con mia madre è bellissimo. Anche quello con mio padre. Il mio problema è un altro: che il mio papà e la mia mamma non si amano più. E’ questo che non riesco a digerirlo: ogni volta che ci penso mi sento male ! ”.
Queste parole mi hanno fatto molto riflettere. Infatti noi pensiamo che una ragazza abbia bisogno solo di una mamma e di un papà che le vogliano bene, e che quanto essi si vogliano bene tra di loro, in fin dei conti a lei interessi molto meno. Come se fosse un fatto privato, un optional, un qualcosa che se c’è per lei è meglio, ma se non c’è non fa niente. Quella ragazza mi ha insegnato che non è affatto così. Il rapporto tra i suoi genitori era per lei qualcosa di importante, di vitale. Chissà cosa avrebbe dato per riaverlo …
Allora mi sono chiesto: “Ma è così solo per lei? O è così per tutti? Abbiamo tutti così assolutamente bisogno che i nostri genitori SI amino? Oppure no?”. La mia risposta è stata: “Sì, è così per tutti gli esseri umani!”. Se ci pensiamo bene, infatti, la natura vuole che ogni uomo nasca dal rapporto tra due persone. Non da ognuna delle due, presa singolarmente. Il rapporto tra i genitori, quindi, non è affatto un optional per il bambino, anzi sta alla base della sua vita. E siccome noi non siamo come alcuni animali, che nascono e dopo pochissimo vanno via per conto loro, possiamo dire che il rapporto tra i genitori sta alla base di tutta la vita del loro figlio. Dal loro rapporto egli è scaturito, e di esso, oserei dire, SI ALIMENTA.
Troncare, spezzare questo rapporto, significa troncare, spezzare, l’alimentazione psichica di quel bambino. Ciò non significa che resterà ‘menomato’ per tutta la vita, ma certamente i suoi genitori avranno contribuito a dargli una vera e propria ‘pugnalata’. Senza contare che si tratta di una ‘pugnalata’ per così dire ‘permanente’, perché la decisione di separarsi, si mantiene generalmente per tutta la vita.
Io so bene le obiezioni che molti di voi, in cuor loro mi vorrebbero fare. Mi permetterò in questa sede di rispondere alle due più frequenti:
· “Non è peggio per il bambino, assistere a continue liti in famiglia?”.
Rispondo con una domanda: “Cos’ è peggio, prendere un bimbo a fucilate o a pugnalate?”. Per un figlio la lite in famiglia, certo, è come una fucilata, ma la separazione dei genitori è come una pugnalata! Entrambe sono una violenza che il ragazzo non merita. E non ha senso giustificarsi dicendo: “Per non prenderti a fucilate, ti prendiamo a pugnalate! Per non farti una violenza, te ne facciamo un’altra!”. Sono cose che non vanno fatte entrambe. I coniugi hanno il dovere morale di amarsi, di perdonarsi, di discutere dei loro problemi con calma e rispetto reciproco. La loro separazione non è mai la soluzione del problema. Forse potrebbe esserlo per loro: certamente non per il bambino !
· “Quando l’amore ormai non c’è più, è inutile continuare a fingere”.
Rispondo ancora con una domanda: “Siccome l’amore non c’è più, io ho il diritto di far del male ad un bambino?”. Spesso siamo portati a considerare i nostri sentimenti, l’amore, l’odio, come se fossero delle pietre che ci cadono dal cielo, della cui caduta non siamo assolutamente responsabili. Io sono convinto invece che l’uomo è responsabile, non solo dei suoi gesti, ma anche in parte dei suoi sentimenti. Quando uno tira un pugno, è perché in parte ha scelto di farlo. Allo stesso modo anche quando ama o odia, è perché in parte lo ha scelto: dipende soprattutto da lui. E da chi se no? Allora, se l’amore non c’è più, i coniugi devono farlo ritornare: perdonandosi e rispettandosi a vicenda, senza fingere. Cambiare il mondo è difficile. Cambiare se stessi è molto più facile di quanto non si creda !
Antonio Di Lieto
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