Festa di san Michele Arcangelo
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“Quis ut Deus ?”
Avendo l’Altissimo Dio decretato, ab aeterno, l’incarnazione del suo unigenito Figlio, il Quale doveva unire la natura umana e quella divina nell’unica Presona del Verbo, si compiacque di manifestare questo arcano mistero alle menti angeliche affinchè, credendolo, si assoggettassero all’Uomo-Dio e l’onorassero come tale. Manifestò altresì ai medesimi Angeli l’eccellenza della Donna destinata ad essere la Madre dell’Uomo-Dio e – secondo le rivelazioni di santa Brigida – la fece veder loro in figura volendo che fin d’allora la venerassero come la creatura più eccelsa e loro Regina.
Di fronte a questo sconfinato mistero, Lucifero, tutto preso dalla bellezza e grandezza di se medesimo, iniziò a dubitare della convenienza del divino decreto, poiché, a suo avviso, se Dio avesse dovuto assumere un’altra natura, era giusto unire a Sé quella angelica, più eccellente dell’umana. Tanto meno conveniva che gli Angeli avessero come loro Regina una semplice donna, benché madre dell’Uomo-Dio. Al contrario di Lucifero, l’arcangelo Michele, senza l’esitazione neppure d’un istante, adorò il piano divino e l’Uomo-Dio, venerando la sua divina Madre, Regina degli Angeli e degli uomini. E come Lucifero fu capo degli angeli ribelli, così Michele lo fu degli spiriti angelici a Dio fedeli.
La battaglia che imperversò in cielo fu enorme per la forza e la violenza delle volontà angeliche nel difendere la loro sentenza, come rivelò l’arcangelo san Gabriele al beato Amedeo, al quale disse che quel combattimento avvenne “per modo di proposte, risposte, ragioni e opposizioni d’ambo le parti”. Si ritiene che san Michele, con intelligenza angelica, tentasse di persuadere Lucifero e i suoi seguaci ad umiliarsi di fronte al divino decreto della futura umanità del Verbo e a riconoscere come loro regina la di Lui Madre.
Ma di fronte alla superba ostinazione degli spiriti orgogliosi, l’Arcangelo, infiammato di zelo per la gloria di dio, esclamò contro di loro: Quis ut Deus? Chi è come Dio? E a queste parole gli spiriti malvagi furono precipitati nell’inferno da essi voluto dove, privati in eterno della visione di Dio, pagheranno con fuoco indicibile la giusta pena della loro perfidia.
Secondo sant’Ambrogio, san Michele in quella tremenda battaglia fu chiara figura di Cristo poiché guerreggiò non solo per l’onore di Dio ma anche per la salvezza di tutti gli angeli e di tutti gli eletti, come Cristo avrebbe combattuto per tutto il genere umano con la sofferenza e la morte. Quella decisiva battaglia è d’esempio per noi, viatori sulla terra in attesa della Patria beata. Il peccato che indusse Lucifero e i suoi seguaci alla ribellione fu un solo peccato di pensiero.
Esso solo fu bastante a fare di Lucifero, angelo splendidissimo, un mostro infernale, e con lui i suoi imitatori. Il segreto di san Michele invece fu la profonda umiltà che lo indusse ad adorare subito, senza esitazione alcuna, i decreti divini. Infatti, appena conobbe il piano dell’Incarnazione del Verbo nel grembo della Vergine Madre, subito nutrì verso di loro un amore sconfinato difendendoli intrepidamente dal superbo Lucifero che ad essi con pervicacia resisteva.
Ma se così profondo ed eccellente fu l’amore di san Michele per l’Umanità di Cristo non ancora assunta dal Verbo e che non doveva spargere il Sangue per la sua redenzione né perdonargli i peccati con la sua Passione e Morte, che non doveva istituire i Sacramenti per lui né aprirgli le porte del Paradiso; se tanto amò Maria Santissima, molto a sé inferiore nell’ordine della natura (benché superiore nell’ordine della grazia) poiché doveva essere la Madre di Cristo, quanto più noi dovremmo amare quella Santissima Umanità, dopo che fu assunta ed unita al Verbo, dopo che per nostro amore e nostra salvezza patì e morì sulla Croce e col suo Sangue divino ci ha riscattati, istituendo per noi i Sacramenti e aprendoci le porte del Cielo?
San Michele c’insegna dunque ad amare senza misura l’Uomo-Dio Cristo Gesù che ci ha riscattati e la sua Vergine Madre, Mediatri-ce di grazie e Regina degli Angeli. Dal santo Arcangelo impariamo ad onorarli e servirli con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, memori della parole dell’apostolo Paolo: «Qui non amat Dominum lesimi Christum anathema sit (Chi non ama il Signore Gesù Cristo, sia anatema)» (1Cor 16,22).
Settimana di preghiera ultimo giorno
O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria
INNO Te, o splendore e virtù del Padre, Te, o Gesù, vita dei cuori, noi lodiamo fra gli Angeli che pendono dal labbro tuo. Sotto di Te una schiera forte di migliaia di duci milita, ma in segno di salvezza, Michele vittorioso spiega la Croce. Egli spinge il fiero capo del dragone nei profondi abissi, e il duce con i ribelli dalla rocca celeste fulmina. Contro il capo della superbia seguiamo questo Principe, affinché dal trono dell’Agnello ci sia data la corona di gloria. A Dio, Padre sia gloria, che Colui che redense il Figlio e lo Spirito Santo unse, li custodisce per mezzo degli Angeli. Così sia. Al cospetto degli Angeli canterò a Te, Dio mio. Ti adorerò nel tempio Santo tuo e loderò il Nome tuo.
Settimo giorno – Ti preghiamo finalmente, o gloriosissimo Principe e difensore della Chiesa militante e trionfante, che Tu voglia, in compagnia del capo degli Angeli del nono Coro, custodire e patrocinare i tuoi devoti e noi con tutti i nostri familiari e tutti quelli che si sono raccomandati alle nostre preghiere, affinché con la tua protezione, vivendo in modo santo, possiamo godere Dio insieme con Te e tutti gli Angeli per tutti i secoli dei secoli. Così sia. Pater, 3 ave.
San Michele Arcangelo difendici nel combattimento affinché non periamo nel giudizio finale.
PREGHIAMO: Concedi, Onnipotente Dio, che col patrocinio di San Michele Arcangelo, camminiamo sempre verso il cielo e siamo aiutati nel cielo dalle preghiere di Colui del quale in terra predichiamo la gloria. Per Cristo nostro Signore. Così sia.
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