Fatima: la fine del mondo? No. L’inizio dei tempi nuovi
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Sarebbe utile rileggere il commento teologico sulle rivelazioni di Fatima che fece nel 2000 l’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger. Il futuro papa Benedetto XVI mise tutto nella giusta cornice, prevenendo le facili suggestioni apocalittiche. Precisò che l’unica rivelazione a cui bisogna attenersi è quella fissata nelle Sacre Scritture. Le altre rivelazioni, cosiddette “private”, quando riconosciute dalla Chiesa, sono semplicemente un aiuto a credere, del quale peraltro non è obbligatorio fare uso.
Di qui il chiarimento: le apparizioni di Fatima non sono predizioni, bensì un ausilio per riconoscere i segni del tempo e trovare la giusta risposta nella fede. In altri termini, è sbagliato considerare le visioni apocalittiche dei tre pastorinhos come preannuncio della fine del mondo; esse sono state piuttosto una messa in guardia alla vigilia dell’era nucleare, mentre crescevano ideologie che esaltavano il potere assoluto dell’uomo, svincolato da qualunque controllo.
L’appello alla penitenza era l’antidoto alla distruzione, facendo leva sulla nostra libertà di seguire la strada del bene. Il domani – spiegò Ratzinger, aprendoci a una concezione dinamica della storia – non è immutabile e le immagini che i tre bambini di Fatima videro non erano un film già fissato in pellicola, ma l’invito a mobilitarsi per un cambiamento in positivo.
La visione della terza parte del Segreto, così angustiante al suo inizio, si conclude con un’immagine di speranza: nessuna sofferenza è vana, e proprio una Chiesa sofferente, una Chiesa dei martiri, diviene segno indicatore per la ricerca di Dio da parte dell’uomo. Dalla sofferenza dei testimoni viene una forza di purificazione e rinnovamento. Vale la parola di Gesù: «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo» (Giovanni 16,33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa.
Enzo Romeo
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