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Famiglia – Chiamiamo le cose per nome

10 Marzo 2012 | Filed under: Famiglia
     

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Che cosa desidera l’anima più ardentemente della verità?» si chiedeva il grande sant’Ago­stino. Quale verità? Oggi su tutto ognuno dice la sua e la confusione o i «dogmi» del tv-pensiero regnano sovrani. Ma questo – e lo si vede benissimo nei giovani, che sono i primi a farne le spese – non favorisce la libertà. Spesso anzi acuisce l’intolleranza. Infatti, solo quando il sentiero è ben se­gnato e i piedi poggiano su pietre solide noi procediamo sicuri. 
Se i sassi sono sci­volosi e traballanti avanziamo a fatica e ci sentiamo minacciati. Come non si stanca di ripetere il Papa, la prima responsabilità storica di noi cristiani del Terzo millennio è difendere la ragione nella sua capacità di ospitare la realtà intera. «Occorre tornare alle cose come stanno» scriveva Husserl, uno dei più grandi filosofi contemporanei. Occorre tornare al primato della realtà e, quindi, a chiamare le cose con il loro nome.
Oggi, sollecitato da alcuni lettori, vorrei tornare su una delle parole-chiave del nostro percorso. Qua­le realtà corrisponde alla parola famiglia nelle società avanzate del XXI secolo? «Di famiglia – scrivevo fin dal primo articolo, più di un anno fa – si parla ancora, ma mi sembra un puzzle con i pezzi intercam­biabili!». Tuttavia l’esperienza di famiglia comune a ogni uomo, pur nelle innegabili trasformazioni connesse alle vicende stori-che e culturali dei vari popoli, ci rimanda ad alcuni tratti indistruttibili, scolpiti in una roccia dura come il diamante. 
L’amo­re fedele tra un uomo e una donna, aper­to alla vita e capace di prendersene cura, caratterizza «il vero bene comune» – così Benedetto XVI ha definito la famiglia lo scorso settembre ad Ancona – su cui si fon­da ogni autentica civiltà. Un bene prezioso da trasmettere alle generazioni future, per condividerlo con esse. Eppure i mass media continuano a sostenere chi pretenderebbe che i propri «desideri affettivi» fossero riconosciuti quali «diritti fondamentali» (basti vedere il caso delle coppie di fatto).
 Come se il vivere sotto lo stesso tetto «in ragione dell’esistenza di vincoli affettivi» fosse sufficiente a costituire un unico nu­cleo familiare. Ma le cose non stanno così: non bastano i vincoli affettivi a costituire una famiglia. Nel rispetto delle scelte di tutti, una famiglia è tale solo se poggia su tre fattori inseparabili: la differenza ses­suale (uomo-donna), l’amore come dono di sé e la fecondità. Di questa proposta in­tegrale si nutrono le speranze più elevate dei giovani, cioè le speranze di una vita pienamente riuscita.
Ma accogliere integralmente la real­tà della famiglia non è un compito che può essere lasciato semplice­mente alla libertà individuale. La famiglia, infatti, mette in campo la dimensione co­munitaria e sociale dell’umana esistenza, e questo implica la necessità di sostenerla an­che attraverso politiche essenziali al buon governo di ogni società democratica. La legge ha il compito di educare la persona a vivere secondo virtù. 
E questo significa che leggi che non rispettano la realtà del­le cose (come sono le leggi che chiamano «famiglia» le convivenze di diversa natura) non sono neutre e provocano un danno al­la convivenza sociale. Il «buon senso» del nostro popolo è più orientato alla difesa dei capisaldi di questa vita buona di quanto lo siano certi intellettuali o certi politici. Ho letto qualche tempo fa una notizia che me ne ha dato conferma. 
Il Comune di una grande città italiana, all’avanguardia in materia di politiche sociali, ha attivato nel gennaio 1999 la cosiddetta «attestazione di famiglia effettiva», una sorta di «registro delle coppie di fatto» tuttora oggetto di di­battito nel nostro Paese: il dato sorprenden­te è che in questi anni i cittadini che hanno scelto di avvalersene sono pochissimi. La realtà è testarda e finisce per aprirsi sempre una strada nella vita degli uomini. 
+Angelo Scola
Arcivescovo di Milano
                        Messaggero di S. Antonio

     

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Padre del cielo,
Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
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l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
prega per noi.
S. Giuseppe, prega per noi.
S. Angelo Custode,
rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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