Educarsi per educare: non le cose ma la vita!
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I giovani di oggi, i vostri figli, hanno fame e sete di qualcosa di profondo che spesso non sanno descrivere e che esprimono con un “urlo”. La casa, la moto, la macchina, la scuola, il benessere, il cibo abbondante… ma non basta! È un urlo di insoddisfazione, di rabbia, di ribellione, di disperazione. E si vendicano facendo del male a loro stessi. È inspiegabile questa condotta di vita se non si entra nel mistero profondo che i ragazzi vivono e che la maggioranza delle famiglie di oggi ignora, lasciando da parte il messaggio di verità che c’è in questo urlo di dolore: le cose materiali ai figli non bastano!
Pensiamo a quanto tempo noi adulti abbiamo speso e a quante parole abbiamo detto sul denaro. A volte, anche tra marito e moglie, si parla molto più dei soldi che dei figli. Ma non è vero che il denaro vi ha resi felici; è stato la vostra illusione e oggi dovete dirvi questa verità. Il denaro vi ha reso dei dipendenti dalle cose, in una ricerca sempre più affannosa, perché i soldi non bastano mai. Abbiamo iniziato la corsa al benessere con la scusa di far star bene i nostri figli perchévolevamo che loro non patissero quello che abbiamo sofferto noi. E questo ha generato una mentalità falsa: più cose ho, meglio sto!
Ci siamo messi a correre per avere il conto in banca, la macchina bella, la casa comoda, l’alloggio al mare, in montagna… e non è vero che l’abbiamo fatto solo per i nostri figli, per non far mancare niente a loro; in realtà lo abbiamo fatto perché ci piaceva, perché volevamo così noi! I figli non mangiano più di quanto mangiamo noi genitori, e se abbiamo voluto vestirli con le cose firmate sin da piccoli è per la nostra ambizione, non certo perché ce lo hanno chiesto loro. I figli all’inizio non chiedono nulla, lo fanno dopo, nell’adolescenza, perché glielo abbiamo insegnato noi.
Lo fanno per sentirsi considerati, per provocazione, per riempire i loro stessi vuoti. E in quel momento abbiamo pensato invece che il problema era loro perché noi non gli abbiamo fatto mancare nulla. Ma non è vero! Non sono mancate le cose ma è mancata loro la vita, il nostro tempo, lo stare insieme, il dialogare, il sorriso, il perdono. La vita è il bene primario, vale di più, viene prima delle scarpe, del vestito e del piatto, lo fino a tredici anni ho camminato scalza. Non c’erano le scarpe ai miei tempi, poi noi eravamo in sette e chi si alzava per primo si vestiva.
E allora? Cosa mi è mancato? Le scarpe? Adesso me lo ricordo con tanto piacere, sapete perché? Perché mi succede a volte di non avere messo le scarpe nei piedi, e anche oggi potrei camminare ancora sulle pietre! Ai nostri tempi c’era più vita vera, perché c’era più amore, più dialogo, piùbenevolenza reciproca, più pazienza, più fedeltà, più coraggio, più sacrificio. La bramosia delle cose e del denaro oggi ha distrutto le famiglie, ha fatto litigare i genitori e i fratelli tra loro.
Per questo i giovani disprezzano le cose, sprecano il denaro facendosi del male drogandosi, perché per loro quel denaro è già morte. Non facciamo mancare ai nostri figli momenti di vita vera: sorrisi, richieste di perdono, abbracci, gesti di carità reciproca, accoglienza gioiosa, sacrifici vissuti insieme; valgono più di ogni altra cosa. Oggi siamo più ricchi di cose ma in realtàsiamo più poveri di vita. Proviamo invece a diventare più poveri di cose ma più ricchi di vita!
Madre Elvira Petrozzi
Comunità Cenacolo
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