ECCO, VIENE IL SIGNORE!
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All’inizio di un nuovo anno liturgico e dell’Avvento, entriamo nel Mistero dell’eterna venuta del Signore. Nella storia della teologia occidentale, Bernardo di Chiaravalle († 1153) ha una grande importanza per la sua dottrina del triplice Avvento, cioè delle tre venute di Gesù Cristo. Egli la espone soprattutto nei suoi Sermoni. Così dice:
«Nella prima venuta (adventus) il Signore fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini: è il tempo in cui, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono.
Nell’ultima venuta, ogni uomo vedrà la salvezza del nostro Dio, e gli uomini vedranno colui che trafissero.
La terza venuta, intermedia, è intima: in essa solo gli eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate. Nella prima venuta dunque, egli venne nella debolezza della carne. In questa intermedia, viene nella potenza dello Spirito. Nell’ultima verrà nella maestà della gloria».
A partire dal IV secolo, l’Avvento è stato considerato come un lungo tempo di preparazione alla grande festa della Natività, e fino ad oggi, ha fatto sempre rivolgere lo sguardo in questa doppia direzione:
a) la prima venuta di Gesù Cristo con la sua Incarnazione
b) l’ultima (la seconda) venuta di Gesù Cristo alla fine del tempo (Parusia).
Questo dipende dal fatto che le Norme universali dell’anno liturgico descrivono il significato del tempo dell’Avvento nel modo seguente: da una parte è un tempo di preparazione alle solennità di Natale in cui si commemora la prima venuta del Figlio di Dio in mezzo agli uomini, allo stesso modo è un tempo in cui, con questo ricordo, le anime sono in attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.
Il tempo dell’Avvento si presenta dunque, per queste due ragioni, come un tempo di pietà edi gioiosa attesa.
Ma San Bernardo parla anche di una terza venuta o venuta intermedia, che propriamente è molto importante per la nostra vita cristiana. Con tale espressione, Bernardo pensa alla venuta quotidiana del Signore nel nostro cuore, (per esempio nella Santa Eucaristia), all’inabitazione del Cristo in noi, o come ha detto a proposito del Natale (la nascita di Dio nel nostro cuore):
«Pertanto, allo stesso modo che, per compiere la salvezza al centro della terra, egli è venuto una sola volta nella debolezza della carne, in modo visibile, – spiega San Bernardo – così, per salvare ogni anima individualmente, egli viene ogni giorno, e ciò nello Spirito e in modo invisibile.
Ma sentiamo parlare il Signore di questa sua venuta, che è spirituale e intima:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola, mio Padre lo amerà, e verremo a lui, e fisseremo la nostra dimora presso di lui».
Felice, Signore Gesù, colui presso il quale fisserai la tua dimora!
La venuta intermedia del Signore è dunque un cammino che dalla prima venuta (Incarnazione) conduce all’ultima venuta del Cristo (Parusia) ed è per questo motivo, il più profondo, che noi celebriamo l’Avvento: per rendere autentica la prima venuta di Cristo, ed essere trovati pronti per entrare con Lui alla festa delle nozze.
La festa di Natale è, con la solennità dell’Epifania, il termine di tutta la preparazione dell’Avvento. Come sappiamo, la data del 25 dicembre, in stretta relazione con il solstizio d’inverno, è la festa pagana del «Sole invincibile» (Natale del Sole invitto), il cui splendore trionfa sulle tenebre minacciose.
I cristiani, pienamente consapevoli di questa festa invernale del solstizio festeggiano il giorno della nascita del loro Signore Gesù Cristo, la cui venuta era stata predetta dal Profeta Malachia come il levarsi del Sole di giustizia. Proprio Cristo aveva già detto di se stesso:
«Io sono la luce del mondo».
Anche nel Vangelo del giorno di Natale si legge, tratto dal prologo di San Giovanni, il discorso di Cristo che è luce:
«Il Verbo era la vera luce, che rischiara ogni uomo che viene nel mondo». In questo modo si spiega anche perché, giustamente, la liturgia dell’Avvento e di Natale è così fortemente dominata dal tema della luce, in modo particolare, ancor più della liturgia di Pasqua!
Del resto, secondo le più antiche fonti, a Roma, da dove si è diffuso, il giorno di Natale come festa di Cristo è attestata per la prima volta nel 336.
Il tema di Cristo-Luce è presente anche nel prologo di San Giovanni che si legge nella Messa del giorno di Natale. Lui è la vera luce venuta nel mondo per illuminare ogni uomo. E la sua luce è vita e vita eterna per la salvezza dell’uomo.
Alberich M. Altermatt
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