Don Giuseppe Tomaselli – Il Purgatorio
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I NOSTRI MORTI
LA CASA DI TUTTI
Io spasimo!…
Il 3 febbraio 1944, moriva una vecchietta, prossima agli ottant’anni. Era mia madre. Potei contemplare il suo cadavere nella Cappella del Cimitero, prima della sepoltura. Da Sacerdote allora pensai. Tu, o donna, da quanto io posso giudicare, non hai mai violato gravemente un solo comandamento di Dio! – E riandai col pensiero alla sua vita.
In realtà mia madre era di grande esemplarità e devo a lei in gran parte la mia vocazione sacerdotale. Ogni giorno andava a Messa, anche nella vecchiaia, con la corona dei suoi figli.. La Comunione era quotidiana. Mai tralasciava il Rosario. Caritatevole, sino a perdere un occhio mentre compiva un atto di squisita carità verso una povera donna. Uniformata ai voleri di Dio, tanto da chiedermi quando mio padre era disteso cadavere in casa: Che cosa posso dire a Gesù in questi momenti per fargli piacere? – Ripeta: Signore, sia fatta la tua volontà!
Sul letto di morte ricevette gli ultimi Sacramenti con viva fede. Poche ore prima di spirare, soffrendo troppo, ripeteva: O Gestù, vorrei pregarti di diminuire le mie sofferenze. Però non voglio oppormi ai tuoi voleri; fa’ la, tua volontà!… – Così moriva quella donna che mi portò al mondo.
Basandomi sul concetto della Divina Giustizia, poco curandomi degli elogi che potessero fare i conoscenti e gli stessi Sacerdoti, intensificai i suffragi. Gran numero di Sante Messe, abbondante carità ed, ovunque predicavo, esortavo i fedeli ad offrire Comunioni, preghiere ed opere buone in suffragio.
Iddio permise che la mamma apparisse.
Da due anni e mezzo mia madre era morta. Ecco all’improvviso apparire nella stanza, sotto sembianze umane. Era triste assai.
– Mi avete lasciata nel Purgatorio!… – Sinora in Purgatorio siete stata? – E ci sono ancora!… L’anima mia è circondata di oscurità e non posso vedere la Luce, che è Dio!… Sono alla soglia del Paradiso, vicino al gaudio eterno, e spasimo del desiderio di entrarvi; ma non posso! Quante volte ho detto: Se i miei figli conoscessero il mio terribile tormento, ah!, come verrebbero in mio aiuto!…
– E perchè non veniste prima ad avvisare?
– Non era in mio potere.
– Ancora non avete visto il Signore? – Appena spirata, ho visto Dio, ma non in tutta la sua luce.
– Cosa possiamo fare per liberarvi subito?
– Ho bisogno di una sola Messa. Iddio mi ha permesso di venirla a chiedere. – Appena entrate in Paradiso, ritornate a darne notizia!
– Se il Signore lo permetterà!… Che Luce… che splendore!… – Così dicendo si dileguò la visione.
Si celebrarono due Messe e dopo un giorno riapparve, dicendo: Sono entrata in Paradiso! –
Dopo quanto ho esposto, dico a me stesso: Una vita esemplarmente cristiana, una grande quantità di suffragi.:. e due anni e mezzo di Purgatorio!… Altro che i giudizi degli uomini!
Pregate per me!
Un Sacerdote mi diceva: Sono vecchio. Ho viaggiato in Europa, in Asia ed in Africa. Ho conosciuto tanti Religiosi e Prelati; ma l’uomo più santo che io abbia avvicinato è stato Monsignor Marengo. – Chi era costui?… Il Vescovo della Diocesi di Carrara. Per il molto lavoro a bene del prossimo, forse abbreviò i suoi giorni ed il 22 ottobre 1921 moriva, compianto dai fedeli e chiamato « santo » innanzi tempo.
Erano trascorsi sette anni ed il Rev.mo Don Fascie, membro del Consiglio Superiore dei Salesiani, venuto a Trapani nel 1929, così mi narrava:
– Si è verificata in questi ultimi mesi un’apparizione, di Mons. Marengo. Nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a Nizza, verso l’imbrunire, la Suora Portinaia era nel cortile. Il portone era chiuso. Con sua meraviglia vide sotto i portici, a passeggiare, un Reverendo slanciato nella persona, ma col capo chino e meditabondo.
– Ma chi sarà costui? – si domandò la Suora. – E come sarà entrato, se il portone è chiuso? –
L’avvicinò e riconobbe Mons. Marengo. – Eccellenza, e voi qui?… Non siete morto?…
– Mi avete lasciato in Purgatorio!… Ho lavorato tanto in questo Istituto e non si prega più per me!
– In Purgatorio?… Un Vescovo così santo?…
– Non basta esser santi davanti agli uomini; bisogna essere tali davanti a Dio!… Pregate per me!… – Ciò detto, sparì. –
La Suora corse ad informare la Direttrice e l’indomani tutte e due si diressero alla volta di Torino, per narrare il fatto al Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Filippo Rinaldi, oggi Servo di Dio.
Don Rinaldi indisse pubbliche preghiere nel Santuario di Maria Ausiliatrice, onde intensificare i suffragi.
Dopo una settimana Mons. Marengo riapparve nello stesso Istituto, dicendo: Sono uscito dal Purgatorio!… Ringrazio della carità!… Prego per voi! –
Riflessione
Se tanto avviene a persone di alte virtù, che cosa si deve pensare di coloro che hanno menato vita rilassata e peccaminosa e soltanto sul letto di morte hanno ricevuta un’Assoluzione?
I Santi ed il Purgatorio
Entriamo ora in argomento. Si presentano verità profonde, che hanno fatto meditare i più grandi Santi, non escluso San Giovanni Bosco.
Scendeva dal pulpito Don Bosco, dopo aver toccato il cuore degli uditori, e si avviava alla sacrestia. Al suo passaggio i fedeli s’inginocchiavano, gli baciavano la mano ed anche il lembo della veste. Non pochi dicevano: E’ Santo! E’ Santo! –
Don Bosco giunse in sacrestia piangendo.
– Che cosa le è capitato? – gli si chiese.
– Povero me! Quando morrò, mi lasceranno in Purgatorio! Si penserà: Don Bosco è Santo! – e così nessuno pregherà per me!… Ah, il mio Purgatorio! –
Che cosa è dunque questo Purgatorio, temuto anche dai Santi? Chi ci assicura della sua esistenza? Che cosa si soffre? Come liberarsene? In che modo sollevare le anime che vi si trovano?
Con ragionamenti e fatti verranno chiariti questi concetti.
La sorte eterna
Iddio ci ha formati di anima e di corpo. Ci ha messi su questa terra per darci la possibilità di guadagnarci il premio eterno. Nel mondo siamo di passaggio e da un momento all’altro possiamo essere chiamati all’eternità. E’ da incoscienti, o meglio, è da pazzi il credere che la vita sia fine a se stessa. La vera vita è quella futura, che ci attende.
Gesù Cristo, Dio-Uomo, l’ha detto e ripetuto con insistenza: Fatevi dei tesori per l’altra vita!… E’ meglio andare in Paradiso con un occhio solo, anziché all’inferno con due… Nella Casa del Padre mio ci sono molte mansioni!… Vado a prepararvi un posto!… Che cosa giova all’uomo se avrà guadagnato tutto il mondo e poi perderà l’anima sua?… Nell’altra vita sarete come gli Angeli di Dio!… Morì il ricco epulone e fu sepolto nell’inferno!… –
Dunque il Figlio di Dio, Verità per essenza, c’insegna che dopo questa vita ce n’è un’altra, che non finirà mai. Per conseguenza quando si muore, non si muore del tutto, ma solo avviene la separazione dell’anima dal corpo. Va a marcire il corpo nella tomba, in attesa dell’universale risurrezione; l’anima invece, appena spirata, vede Iddio ed in un batter d’occhio, viene giudicata. Se ha trascorsa la vita senza macchia e quindi non ha alcun debito di pena, subito entra nel gaudio eterno e viene inabissata in un oceano di delizie, al cui confronto sono un nulla tutte le gioie terrene. Se l’anima è spirata nella disgrazia di Dio, cioè macchiata di grave colpa, è destinata all’inferno, secondo le parole di Gesù: Va’, maledetta, nel fuoco eterno, preparato a Satana ed ai suoi seguaci! –
Il Purgatorio
Ma oltre al Paradiso e all’inferno, ci deve essere un altro luogo, dimora temporanea, dove l’anima possa purificarsi. Lo richiede la ragione e lo insegna Dio stesso.
Un’anima ha peccato gravemente e molte volte; prima di partire da questo mondo, si pente, chiede perdono a Dio e riceve anche l’Assoluzione Sacramentale. All’inferno non può andare, perché è in grazia di Dio; subito in Paradiso non può essere ammessa, perchè ha debiti da scontare e non può avere l’identica sorte di un’anima innocente. Dunque, prima di entrare in Cielo, deve andare in luogo di purificazione.
Similmente un’altra anima non ha commesso mai un grave peccato; è però caduta in molte colpe leggere, che non ha detestato e riparato abbastanza in vita. All’inferno, supplizio eterno, non può andare; siccome in Paradiso nulla può entrare di macchiato, quest’anima deve purificarsi prima di essere ammessa alla visione beatifica di Dio.
La ragione dunque spinge a credere che deve esistere il Purgatorio. La fede lo insegna espressamente.
Nella Sacra Scrittura, e precisamente nel Libro Secondo dei Maccabei, si legge: E’ cosa santa e salutare il pregare per i defunti, affinché siano sciolti dai loro peccati. –
Si potrebbe chiedere: Ma i peccati non ci sono perdonati da Dio soltanto mentre siamo in questa vita? – No; anche dopo la morte c’è la remissione dei peccati. Dice infatti Gesù: Chi avrà bestemmiato contro il Figlio dell’Uomo, sarà perdonato; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo (…cioè resistendo alle verità rivelate da Dio… ) non sarà perdonato né in questo secolo, né nell’altro. –
Dunque ci sono peccati che saranno rimessi dopo la morte; e non saranno certamente le anime condannate all’inferno ad usufruire di questo perdono, ma soltanto quelle che hanno dei debiti temporanei verso la Divina Giustizia. Siccome noi non possiamo sapere, senza una particolare rivelazione, chi sia salvo o no, conviene pregare per tutti i defunti, buoni o cattivi.
Tutti i popoli, anche pagani, hanno il culto dei morti ed offrono sacrifici a Dio in riparazione. Noi cattolici abbiamo un culto specialissimo, per cui rendiamo gloria al Creatore e tanto vantaggio e conforto arrechiamo ai nostri morti.
In aiuto a queste affermazioni, vengono le innumerevoli apparizioni di trapassati.
Da quarant’anni sconto!
Il seguente episodio avvenne nel Monastero di San Lorenzo in Montefalco, Archidiocesi di Spoleto, ove vive una Comunità di Suore Clarisse; l’apparizione, o meglio la manifestazione, si ripetè ventotto volte; ebbe inizio il 2 settembre 1918 e si chiuse il 9 novembre 1919. Eminenti personaggi, tra cui Cardinali,Vescovi e medici primari, fecero il processo nel tribunale ecclesiastico e si concluse: E’ una vera manifestazione d’oltre tomba! –
Le Suore di Clausura per mettersi in relazione con persone secolari, parlano, attraverso la ruota.
Suor Maria Teresa di Gesù, Abbadessa del Monastero, il 2 settembre 1918, udito il suono del campanello, si presentò alla ruota. Udì una voce gentile, ma mesta: Devo lasciare qui questa offerta. – Serve per qualche Messa o per preghiere? – Senza alcun obbligo. – Se è lecito, lei chi è? – Non occorre saperlo! –
Non si sentì altro, neppure il rumore dei passi. Sulla ruota era un biglietto di lire dieci. Il fatto si ripetè diverse volte, sempre con le stesse circostanze.
Sospettandosi qualche cosa di strano, si vigilò che tutte le porte esterne fossero ben chiuse e si controllassero i vari ambienti. Si ripeteva il suono del campanello, la voce mesta e la solita offerta e tutto ciò anche a notte inoltrata. Alle volte andavano alla ruota tre o quattro Suore; una volta erano presenti parecchi Sacerdoti.
L’Abbadessa, istruita sul modo di comportarsi, un giorno chiese: In nome di Dio, chi sei? – Non è ancora permesso dirlo. Sono la solita persona. – L’offerta che lei lascia, io non la piglio! – No, la prenda; è una misericordia! Serve a soddisfare la Divina Giustizia. –
Il 3 ottobre, verso le nove di sera, dopo il suono del campanello, la Suora così parlò: Io temo che quanto accade sia uno scherzo del demonio! – No; sono un’anima del Purgatorio; sono Sacerdote; da quarant’anni sconto per avere dissipati beni ecclesiastici. – Erano di questo Monastero tali beni? – No; ma ho il permesso di portarli qui. – E dove li prende? – Il giudizio di Dio è giusto! – Ma temo che non sia un’anima del Purgatorio! – Vuole un segno? – Per carità; ho paura!… Con le offerte che lei ha portato, ho fatto celebrare tante Messe. Se una sola Messa può liberare un’anima, come mai lei non è libera? – Di queste Messe a me giunge la minima parte. –
Si celebrarono altre Messe; in
tutto trentotto. Nel frattempo si ripetevano i suoni di campanello e le richieste dell’anima, anche qualche ora dopo la mezzanotte. L’ultima Messa fu celebrata nella Chiesa del Gesù in Roma da Padre Luigi Bianchi, Gesuita.
Alle quattro del mattino, il 9 novembre 1919, ci fu l’ultima manifestazione. La voce era lieta: Sia lodato in eterno Gesù e Maria! Sono già uscito dal Purgatorio. Ringrazio coloro che mi hanno aiutato e pregherò per tutti! –
A Torino
Interessante è il fatto avvenuto nel 1946 nella persona dell’ingegnere Enzo Crozza, domiciliato a Torino, in via Ilarione Petitti, 34.
Questo ingegnere, ammalatosi nel 1942 si era fatto assistere in famiglia nelle ore notturne da una Suora del Cottolengo, certa Suor Angela Curti. Nel 1944 la Suora moriva nel Cottolengo; l’ingegnere non ne sapeva nulla.
Il Signor Crozza fu operato di appendicite nella sua abitazione nel 1946 e, memore delle delicate cure di Suor Curti, mandò la moglie al Cottolengo per invitarla a venire ad assisterlo.
Mentre la moglie faceva le scale, incontrò la Suora.
– E voi, qui?… Venivo proprio in cerca di voi!
– Ho saputo che vostro marito sta male e son venuta a cercarlo! –
Per quindici notti consecutive Suor Angela vegliò al capezzale dell’ingegnere; veniva la sera e partiva al mattino.
Finita la sua missione, si licenziò senza chiedere alcun compenso.
Quando il Signor Crozza si ristabilì discretamente, andò al Cottolengo con la moglie per ringraziare ancora una volta la Suora. Quale non fu la sua meraviglia a senirsi dire: Cercate di Suor Angela?… Ma da due anni è al cimitero!… E’ morta qui! – Eppure la Suora che mi assisteva era lei, in carne ed ossa! E non sono io solo a constatare il fatto, ma tutta la famiglia!… –
Come spiegare questo avvenimento? O la Suora era entrata in Paradiso e veniva in aiuto a persona cara, oppure era in Purgatorio ed il Signore le permetteva di compiere ancora qualche atto di carità.
Di simili fatti potrei riportarne non pochi; sono testimonianze di oltre tomba. Ma poichè qui si parla del Purgatorio, giova sapere che in Roma, poco distante dalla città del Vaticano, esiste il Museo del Purgatorio, ove si possono vedere, con i relativi documenti storici, oggetti bruciati da anime del Purgatorio, apparse in forma umana.
Colpa e pena
I fedeli non sogliono riflettere abbastanza sulle quotidiane colpe; si va avanti alla buona nella vita spirituale, pensando molto alla misericordia di Dio e poco alla sua giustizia.
Chi cade in peccato, tenga presenti due cose: la colpa, o mancanza, e la pena corrispondente. Se il peccato è mortale, la pena corrispondente è eterna; se è veniale, la pena è temporanea o limitata.
Quando ci si confessa con le dovute disposizioni, Iddio perdona il peccato, cioè la colpa; la pena corrispondente non scompare del tutto; se essa è eterna, cioè degna dell’inferno, dopo 1’Assoluzione Sacramentale diviene temporanea, cioè da scontarsi in questa vita o nel Purgatorio; se la pena riguarda il peccato veniale, con l’Assoluzione Sacramentale può diminuire ed anche scomparire del tutto, secondo le disposizioni dell’anima penitente.
Chi confessa un solo peccato mortale, avrà da scontare in Purgatorio o in questa vita, un grado di pena temporanea; chi ne confessa due, dovrà scontare il doppio. Chi pecca gravemente cento, mille volte…, sconterà cento, mille volte in più. Questa è la dottrina della Chiesa Cattolica, secondo il parere dei più grandi Teologi ed in base alla rivelazione ed alla stessa ragione.
Mi rivolgo a coloro che dicono: Per il momento pecco; poi mi confesserò e Dio mi perdonerà!… Ho peccato tre volte? Commetto altri peccati e fa lo stesso! Il Ministro di Dio mi assolve con la stessa facilità tre peccati, oppure trentatré! … –
Ma non riflettono costoro che più peccano e più lungo e tormentoso si preparano il Purgatorio? Se non si vogliono astenere dal male per il dipiacere che recano a Dio, che dovrebbe essere il fine principale, almeno si astengano dal peccare per interesse personale, per non accumulare pene sopra pene per il Purgatorio!
Essenza del Purgatorio
Come si scontano i peccati dopo questa vita? Con la privazione temporanea della vista di Dio e con altre pene, che tolgono dall’anima ogni resto di colpa.
La prima pena è del danno. Finchè siamo su questa terra, possiamo distrarci ed attaccare il cuore a tante piccole cose; l’attrazione a Dio non tutti la sentono e non tutti l’hanno allo stesso grado. Appena l’anima si libera dai lacci del corpo, tende a Dio, più che il ferro alla calamita, sente l’amore e non può soddisfarlo. Possiamo farci una qualche idea, pensando all’assetato davanti ad una fonte di acqua fresca, incapace di toccarla. Le parole che disse mia madre apparendo: Spasimo dal desiderio di entrare in Cielo! – fanno comprendere lo strazio dell’anima che è in Purgatorio, cioè nella privazione temporanea della visione beatifica di Dio.
C’è’ anche la pena del senso ed è quella che meglio possiamo immaginare e comprendere, facendo il confronto con le sofferenze corporali. Come può un’anima, che è senza corpo, avere le sofferenze dei sensi nel Purgatorio? Ciò avviene in modo a noi incomprensibile, poichè nessun mortale può penetrare negli arcani dell’ordine soprannaturale.
Per le cose, per cui l’uomo avrà peccato, per queste stesse cose sarà tormentato.
Dante Alighieri immaginò e descrisse da uomo superiore il Purgatorio. Per quanto possano essere gravi le pene che egli abbia assegnate ad ogni categoria di anime, tuttavia parla sempre da uomo e quanto è detto nella Divina Commedia è sempre inferiore alla realtà. Egli adoperò la legge del « contrappasso n, cioè sottopose pena corrispondente al peccato commesso dalle varie facoltà spirituali e dai vari sensi.
Braccia profumate
Don Bosco era andato a visitare una nobile famiglia, nella speranza di essere aiutato nelle opere di carità. Mentre si intratteneva a colloquio con la signora, si accorse che la figlia di costei stava allo specchio ed era intenta a profumare le braccia.
– Signora, sua figlia non vuol bene alle sue braccia!
– Tutt’altro! E’ vanitosa e non pensa che a profumarsi! Ama troppo le braccia! – Eppure, non è così! Se le amasse, non farebbe ciò che adesso fa! Chi sa quanto avrà da soffrire in Purgatorio. – Grandi sono le pene riservate a quelle mancanze che si chiamano leggerezze. Esaminiamo qualche apparizione.
Una sola goccia
Il Padre Stanislao Koscoa, domenicano, pregava un giorno per le anime del Purgatorio, quand’ecco presentarsegliene una, tutta avvolta nelle fiamme. Inorridì il Santo Sacerdote e domandò: Il fuoco che tu soffri è più forte di quello della terra? – Ahimè, rispose la misera gridando; tutto il fuoco della terra paragonato a quello del Purgatorio, è come un soffio di aria freschissima! Non c’è paragone tra il fuoco terreno, creato per misericordia, e quello soprannaturale, creato per la Divina Giustizia!
– Bramerei farne la prova! –
Il Padre Stanislao, senza sgomentarsi, stese la mano ed il defunto vi fece cadere una goccia del suo sudore, o almeno un liquido che sembrava tale. Il Religioso emise un grido acuto e cadde tramortito. Accorsero i Confratelli e lo fecero rinvenire. Gli si formò sulla mano una piaga, che lo accompagnò alla tomba. Prima di morire disse alla Comunità:
– Ah! Se ognuno di noi conoscesse il rigore dei divini castighi, non peccherebbe giammai! Facciamo penitenza in questa vita, per non doverla poi fare nell’altra! Combattiamo i nostri difetti e correggiamoli; guardiamoci dai piccoli falli, perchè il Giudice. Divino ne tiene stretto conto. La Maestà Divina è tanto santa, che non può soffrire nei suoi eletti la minima macchia! –
Anima privilegiata
Ci sono nel mondo delle anime privilegiate, cioè scelte direttamente da Dio per una missione particolare. A costoro Gesù si presenta sensibilmente e le mette nello stato di vittima straordinaria, rendendole partecipi anche dei dolori della sua Passione. Queste vittime riparano certe categorie di peccati e soffrono moltissimo nel corpo e nello spirito. Perchè possano soffrire di più e salvare più peccatori, Iddio permette che talune di esse siano trasportate, sebbene viventi, nell’ordine soprannaturale e che stiano a penare nel Purgatorio ovvero nell’inferno. Come avvenga il fenomeno, non possiamo spiegarlo. Queste vittime, quando ritornano dall’al di là, sono afittissime e sogliono piangere dirottamente; qualche volta restano con delle scottature e piaghe nel corpo. Le anime privilegiate scompaiono improvvisamente dalla propria camera, alla presenza anche di testimoni, o dopo una notte o parecchie ore riappaiono. Sembrano cose incredibili, ma sono storiche.
Per conoscere più diffusamente questi fatti, si legga il volume « Invito all’amore » edito dalla Libreria L.I.C.E. – Berruti – Torino. E’ la storia di Suor Josefa Menendez, morta nel 1923.
Sarebbe tanto utile conoscere qualche visita fatta nel Purgatorio.
– La notte dal primo al due novembre l’assalto diabolico mi aveva lasciata spossatissima. Mentre quasi ogni notte ero stata a soffrire nell’inferno tra i dannati, il Signore volle che nel mese dei morti andassi nel Purgatorio. Chiesi a Gesù se realmente fosse l’inferno o il Purgatorio il luogo ove vado a soffrire, oppure una semplice figura dell’oltre tomba. Gesù mi rispose: E’ il vero inferno ed il vero Purgatorio. Le anime però le vedi in sembianze umane, per distinguerle. Ti porto in questi luoghi affinché tu resti invogliata a soffrire sempre più, per strappare anime all’eterna perdizione. –
Nella notte del primo novembre, verso le ore due, mi sentii leggera leggera come se non avessi avuto il corpo. Mentre a trasportarmi nell’inferno suole venire il demonio, il quale in un volo vertiginoso mi lancia tra i dannati, questa volta mi sentii trasportare da mano invisibile, senza vedere alcuno, e dopo un poco, invece di trovarmi sul letto, mi trovai in Purgatorio, vicino alle anime che spasimavano dal desiderio di vedere Dio e per altri dolori. II luogo era grandissimo; si vedeva dove cominciava, ma non dove finiva. Poi vidi un’immensa folla di anime, in maggioranza persone consacrate. Appena la mano invisibile mi posò vicino a costoro, tutte provarono gran gioia e dissero: Prega, prega per noi e per la nostra liberazione! – Un tale -disse: Se tutti sapessero com’è tormentoso il fuoco del Purgatorio, veramente ci verrebbero presto in aiuto! –
In quel momento cominciai a provare le pene del Purgatorio. Mi sentii come esasperata nell’anima e provai un forte calore in tutto il corpo. Però non è tanto la sofferenza del corpo che fa soffrire, quanto il rimorso di avere offeso Dio sì grande e la privazione di vederlo. Si sente fortemente Dio e non si può andare a Lui. Che terribile sofferenza!… Vidi le anime rassegnatissime; non dimostravano alcun segno di disperazione. Erano tanto pentite del male fatto e avrebbero voluto ritornare nel mondo per dire a tutti: Non fate peccati, perchè veramente c’è l’inferno ed il Purgatorio e le pene che vi si soffrono sono immense!
Mi si avvicinò un uomo, gridando: Non ne posso più di questi tormenti! Ormai sono nove anni che soffro e mi sembrano novecento anni! Per pietà liberatemi presto da queste pene!… Peccai, è vero!… Mentr’ero in vita, quando la miseria copriva la mia famiglia, imprecai contro Dio e contro i Santi. Sebbene me ne fossi confessato, ho da scontare la pena! –
Un Sacerdote era afflittissimo e chiedeva suffragi: Sto soffrendo molto, perchè in vita sono stato molto indulgente a tanti piccoli piaceri! –
Una donna diceva: Avevo la vocazione religiosa e la perdetti per una cattiva lettura. Ringrazio Dio che non sono piombata nell’inferno! –
Una suora esclamò: Sto riparando alcune mancanze di fiducia in Dio. Il giudizio di una religiosa è rigoroso, perchè non è il nostro Sposo Gesù che ci giudica, ma il nostro Dio!
– Il mio Purgatorio, diceva un’altra anima, sarà lungo poichè non ho accettato la volontà di Dio, né ho fatto con sufficiente rassegnazione il sacrificio della mia vita durante l’ultima malattia. La malattia è una grande grazia di purificazione, ma se non si fa attenzione, può essere occasione di maggior Purgatorio. –
Un’anima ringraziava: Iddio ti ricompensi la carità! Tu hai abbreviato il mio Purgatorio. Oh, se tutti riflettessero fin dove può condurre un affetto poco mortificatoo, come si applicherebbero a dominare la natura ed a reprimere le passioni! –
Da quanto si è esposto, si vede com’è delicata la Divina Giustizia nel purificare le anime che hanno peccato.
Se fosse concesso a tutti di visitare un momento il Purgatorio, quanti si farebbero santi!
Santa Brigida
Dalla vita di certi Santi, i quali ebbero rivelazioni sul Purgatorio, spigolo alcuni esempi, che manifestano le pene riservate a certe categorie di peccati.
Santa Brigida in un’estasi vide fra le altre anime una fanciulla, che scontava le vanità. Il suo capo, che aveva tanto coltivato, era divorato all’interno ed all’esterno da fiamme cocentissime; le spalle e le braccia, che aveva amato portare denudate, erano strette da catene roventi; i piedi, così agili nella danza, erano avvinghiati e morsi da vipere; tutte le membra, che in vita aveva ornato di gioielli ed aveva profumato, erano torturate da spaventevoli pene. Ed affidava gridando: Madre mia, madre mia, quanto sei colpevole verso di me! La tua soverchia indulgenza, peggiore dell’odio più atroce, mi ha fatto precipitare in questi tormenti!… Mi liberai dall’inferno, perchè nelle ore di agonia mi ricordai della Passione del Redentore ed emisi un atto di contrizione perfetto, promettendo, se avessi avuto tempo, di riparare con la penitenza le mie colpe. – Santa Brigida raccontò l’apparizione ad una cugina della defunta e l’impressione da questa, riportata fu tale che si ritirò in un monastero a far penitenza e vi morì santamente.
Sono dimenticata!
La Beata Maria Villani, mentre pregava per le anime del Purgatorio, fu condotta in spirito nel luogo delle loro pene e vide una donna tormentata più delle altre anime. La interrogò sul perchè di tanto soffrire:
– Sconto, rispose l’anima, le mie vanità ed il lusso scandaloso. Le mie pene non hanno sollievo, avendo il Signore permesso nella sua giustizia che io fossi completamente dimenticata dai miei parenti, perchè quando io ero in vita ero dedita alle vanità del mondo, alle feste ed ai piaceri ed assai raramente pensavo a Dio. Per questo io ora sono dimenticata. –
Un ricco
A Santa Margherita Alacoque apparve un’anima purgante.
– Chi sei tu, che tanto soffri?
– Ero un illustre personaggio nel mondo. Mancai di giustizia e di carità verso tante famiglie; per la qual cosa il mio Purgatorio è assai lungo. I miei parenti innalzano preghiere per me e fanno celebrare numerosissime Messe; però la Divina Giustizia applica tutti questi suffragi alle anime che danneggiai.
Una visione
Santa Maria Maddalena De’ Pazzi in un’estasi fece il giro del Purgatorio in compagnia del suo Angelo Custode. Che strazio provò il suo cuore!
– Misericordia, esclamava la Santa, misericordia, Dio mio! Sangue prezioso del mio Redentore, scendi su queste anime e liberale dal loro tormenti!
Fu ammessa a contemplare le pene dei bugiardi, i quali erano tormentati con piombo fuso in bocca, mentre stavano immersi in uno stagno infuocato.
Potè osservare coloro che avevano peccato contro la purezza, che erano stati perdonati, in vita, ma che non avevano espiato abbastanza le loro colpe. La loro prigione era talmente sudicia e fetente, che solo a vederla chiudeva il cuore. La Santa passò oltre senza dire parola.
Eccomi ora punito!
Nella vita del Padre Nicola Zucchi si legge:
Un cavaliere desiderava sposare una nobile giovane romana, la quale aveva stabilito di farsi Suora. Tutte le insistenze furono vane. Lo stesso Padre Zucchi si sentì in dovere di rimproverare il cavaliere.
La giovane entrò nel convento; il giovane dopo quindici giorni moriva.
Dopo qualche tempo la Religiosa sentì tirarsi le vesti da una mano invisibile ed udì una voce: Vieni al parlatorio! –
Vi andò e trovò un uomo.
– Chi siete voi? Che cosa desiderate da una Suora?
– Io sono quel cavaliere che pretendeva la vostra mano. –
Così dicendo, l’uomo aprì il mantello in cui era avvolto e fece vedere delle catene di ferro, delle quali alcune gli pendevano dal collo, altre gli stringevano i polsi ed altre le gambe.
– Pregate per me!… Volevo incatenare con amore profano una sposa di Cristo ed eccomi ora punito! –
Detto ciò, l’uomo sparì.
La Comunione dei Santi
Nel Credo diciamo: «Credo la comunione dei Santi.
Santo significa amico di Dio; chiunque è in grazia di Dio, può giustamente chiamarsi santo, ma in senso largo, perchè ordinariamente si chiama così chi viene innalzato agli onori dell’altare con la Canonizzazione.
Chi gode dell’amicizia del Signore, può mettersi in comunicazione con i fratelli spirituali, sia che essi si trovino su questa terra, sia che siano in Purgatorio o in Paradiso.
Noi possiamo quindi pregare ed offrire sacrifici a vantaggio di altri.
E’ utile pregare per chi fa parte della Chiesa Militante; ma non è meno utile aiutare chi appartiene alla Chiesa Purgante.
La piccola Carmela
Sul tramonto di un giorno d’estate, in una casa di contadini si preparava la cena: La pentola era sopra alcune mattonelle, a qualche palmo da terra.
La piccola Carmela, di otto anni, si era avvicinata alla pentola e non si era accorta che il fuoco si era attaccato alla vesticina. Quando si vide avvolta dalle fiamme, cominciò a gridare ed a correre su e giù e così alimentò di più il fuoco.
Accorsi i familiari, inorriditi a quella scena, spensero le fiamme; la bambina però era bruciata.
Trasportata subito all’aspedale, toccò a me amministrarle gli ultimi Sacramenti. Dopo poche ore l’infelice moriva.
Se i parenti, avendo visto la bambina in mezzo alle fiamme, fossero rimasti indifferenti e non avessero fatto tutto il possibile per spegnere il fuoco, avrebbero meritato il titolo d’incoscienti o di perfidi.
I nostri morti sono tra le fiamme del Purgatorio; non possono liberarsi da se stessi ed implorano il nostro aiuto. Il restare insensibili o fare poco per alleviare i loro tormenti, non sarebbe cosa umana.
Facciamo molto per i defunti, perchè essi ci ricambieranno con le loro preghiere e con grazie particolari.
Ricompensa per una Messa
Un orfanello aveva trovato una moneta lungo un sentiero. Avrebbe potuto appropriarsene, poichè impossibile trovarne il padrone; avrebbe potuto sovvenire a qualche urgente bisogno; ma non lo fece. Pensò di far celebrare una Santa Messa per i genitori defunti.
Iddio gradì il pietoso atto e venne in soccorso dell’orfanello. Quando questi chiese al Sacerdote la celebrazione della Messa, suscitò l’interessamento del Ministro di Dio.
– Tu sei privo dei genitori e fai bene a ricordarti di loro. Ma come vivi al presente?
– Faccio il pastorello.
– Ti piacerebbe studiare e divenire Sacerdote?
– Lo desidero tanto! Ma non ho i mezzi.
– Se ti aiutassi io?
– Non saprei come ringraziarvi!… – Da quel giorno il fanciullo lasciò le pecore e si diede allo studio. Poté un giorno divenire Sacerdote, poi Cardinale ed anche Santo. Forse la Chiesa non avrebbe San Pier Damiani, se questi da fanciullo non si fosse ricordato di suffragare i genitori.
Soccorso straordinario
Una povera giovane cercava lavoro; non riuscendovi, stabilì di far celebrare una Messa per l’anima del Purgatorio più bisognosa. Vi destinò le poche lire di cui disponeva.
All’uscita della Chiesa le si fece innanzi un giovane, che le domandò. Cosa cercate?
– Un posto di lavoro.
– Andate à tale via e tale numero. Troverete una vedova, che desidera una serva. –
Quando, la giovane si presentò alla vedova, sentì dirsi: Ma chi vi ha indirizzata qui?
– Uscendo dalla Chiesa del Carmine mi ha parlato un giovane sui venti anni. Aveva il volto pallido con una cicatrice in fronte, i capelli biondi e gli occhi azzurri.
La vedova corse a prendere un ritratto e glielo mostrò.. – Rassomigliava a costui? – Era proprio lui! –
La signora scoppiò in pianto: Allora è stato mio figlio a mandarvi qui!… Mio figlio è già morto da un mese!
– Ora comprendo! Avevo fatto celebrare una Messa per un’anima del Purgatorio! –
Il fatto avvenne a Parigi nel 1817.
Salvo prodigiosamente
Non è molto, a Cornigliano Ligure avvenne un episodio prodigioso.
Il Parroco Giacinto Manzi, assai devoto delle anime del Purgatorio, era andato a notte inoltrata a portare il Viatico ad un moribondo. Alcuni malviventi lo aspettavano in una viuzza solitaria per assalirlo.
Mentre il Parroco ritornava in Chiesa, recitava il Rosario per le anime del Purgatorio. Quando i malandrini lo videro, non poterono far nulla, perchè attorno al Parroco c’era una folla di persone in atteggiamento devoto.
L’indomani i malviventi, senza destare sospetto, fecero chiedere al Sacerdote chi fosse stata quella gente che l’aveva accompagnato in Chiesa.
Il Parroco rispose: Solo andai a portare il Viatico e solo ritornai. Ero intento a pregare per le anime del Purgatorio.
Aiuta le figlie
I sogni sono fantasie da disprezzare. Fanno male coloro che, sognando morti, arguiscono da circostanze inutili la sorte dei loro cari nell’altra vita. Ecco qualche esempio:
– Ho sognato il defunto marito nell’atto di mangiare, di ridere e scherzare. Ciò significa che è già in Paradiso.
– Ho visto in sogno mia figlia, morta da poco. Piangeva dirottamente. Dunque è in Purgatorio! –
Chi non vede in tali asserzioni l’ignoranza crassa religiosa?
Tuttavia qualche volta il sogno potrebbe essere una visione. Iddio. permette che qualche anima del Purgatorio vada a chiedere suffragi o a dare aiuti particolari.
Avevo trattato questo argomento in una predica a Modica, nella Chiesa di Santa Maria. Appena giunto in sacrestia, una donna venne a dirmi:
Mia madre è morta da alcuni anni. Siamo rimaste in casa due sorelle. Attraversavamo tempo fa un triste periodo e non sapevamo cosa fare per tirare la vita. Una notte sognai mia madre, che mi disse: Figlia mia, non perdere il coraggio! Io ho provveduto a te ed alla sorella. Quand’ero in vita, misi da parte una somma di denaro, che nascosi dentro il vecchio materasso che c’è nel piccolo podere. –
L’indomani raccontai il sogno alla sorella, la quale ci rise su. Dietro mia insistenza, ci recammo in campagna, scucimmo il materasso e dentro c’era un involto con una buona somma di denaro. –
Io risposi alla donna: I fatti sono fatti. Chi sa quanti suffragi abbiate mandati alla mamma e questa è venuta a soccorrervi. –
Dio dispone
Quando si prega per un peccatore determinato, Iddio può destinare a lui la preghiera ovvero ad un altro peccatore più bisognoso o più disposto a far fruttare la Divina Grazia. Insegnano i Dottori di Santa Chiesa che lo stesso avviene per i suffragi che si mandano ai defunti in particolare.
Per un’anima del Purgatorio si celebrano Messe e si fanno preghiere. Gesù può destinare tutti i meriti soddisfattorî a quest’anima, oppure soltanto una parte. E’ Dio che dispone dei meriti delle creature, secondo i disegni della sua infinita sapienza. Ciò si è rilevato da qualche apparizione narrata, quale sarebbe quella del Prete di Montefalco.
Questa condotta di Dio è anche conforme a ragione.
Supponiamo un ricco signore, che gode la vita, che vive in peccato e sul letto di morte ritorna a Dio. Lascia, ad esempio, mille Messe di suffragio, da celebrarsi al più presto possibile. Costui dovrebbe restare poco o niente in Purgatorio.
Un povero uomo invece trascina la vita fra stenti, si sforza di vivere secondo la legge di Dio, cade di tanto in tanto in qualche peccato e finalmente muore con i Santi Sacramenti. Non può lasciare legati di Messe, non ha parenti che possano suffragare l’anima. Questo uomo dovrebbe restare in Purgatorio a lungo, mentre quel ricco andrebbe presto in Paradiso. Uno sarebbe fortunato in questa vita ed anche nell’altra, mentre il secondo sarebbe infelice in terra e nell’oltre tomba.
Non è irragionevole se il Creatore destinasse ai poveri tanti suffragi che si fanno a certi ricchi.
La Messa
La Santa Messa è la rinnovazione del Sacrificio incruento della Croce. Il Sangue di Gesù Cristo viene offerto dal Sacerdote al Divin Padre per placare la Giustizia Suprema. Chi può dire il conforto che apporta alle anime purganti l’applicazione di una sola Messa? Per questo, quando Iddio permette che un’anima venga a chiedere suffragio, la prima richiesta d’ordinario è: Desidero qualche Messa! –
Nell’Aprile del 1945 nell’Italia Continentale si commettevano delle nefandezze, a motivo della guerra. Un Cappellano Militare, Don Sangiorgio, fu preso con un gruppo di soldati e condannato alla fucilazione. La sera precedente alla morte, tutti si confessarono e si disposero al gran passo.
Dopo due settimane dalla fucilazione, tanti Salesiani si erano raccolti nell’Istituto di Borgo San Martino per gli Esercizi Spirituali. Iddio concesse al defunto Don Sangiorgio di presentarsi ad un Sacerdote Salesiano, suo intimo, per domandare suffragi e precisamente delle Messe.
Dopo la mezzanotte, mentre tutto taceva, si udirono dei passi sulla terrazza.. La porta della camera, ove era da solo il Salesiano, cominciò ad agitarsi ed a rintronare per colpi ripetuti, mentre il battente non aveva tregua. Preso da forte paura, il Sacerdote volle assicurarsi della causa del disturbo e non vide alcuno. L’indomani notte si ripetè il fenomeno ed il defunto si manifestò, chiedendo suffragi. Parecchie Messe furono applicate.
Dopo la terza e la quarta notte, essendo ormai il fatto di ragione pubblica nell’Istituto, alcuni degli Esercitandi, più coraggiosi, vollero passar la notte nella camera dell’apparizione. Si armarono di bastoni, temendo trattarsi di fenomeno naturale.
Verso l’una, cominciarono i soliti rumori ed il movimento concitato della porta; scattarono tutti per esaminare l’uscio ed ecco lo scoppio come d’una bomba a mano dentro la camera. Si credette che i vetri della finestra interna si fossero frantumati ed i presenti si gettarono bocconi a terra. In realtà i vetri erano intatti.
Il Sacerdote, che riceveva l’apparizione, dopo questo disse: Andate pure a riposare! Tutto è finito. Don Sangiorgio mi ha ora assicurato che non verrà più; le Messe celebrate lo hanno liberato dal Purgatorio. –
Scala Coeli
Nelle vicinanze di Roma, alle Tre Fontane, c’è un Santuario. Sul frontone esterno sta scritto « Scala Coeli ». Da quale fatto ebbe origine tale dicitura?
San Bernardo celebrava la Messa in questa Chiesa ed intendeva liberare qualche anima del Purgatorio. Fatta la Consacrazione, pregò ardentemente per certi defunti. Una meravigliosa visione gli presentò il Purgatorio. Intensificò allora la preghiera e vide un Angelo scendere tra quelle fiamme e portare in Cielo un’anima.
– Signore, scenda il vostro Sangue a purificare queste altre anime, per ammetterle in Paradiso!
Ne uscì una seconda, poi una terza ed una quarta, finchè si formò come una scala di anime, che dal Purgatorio giungeva al Cielo.
Non sappiamo quante ne abbia liberate, ma fu tale l’impressione di San Bernardo e di coloro che in seguito ne udirono la narrazione, che si credette bene denominare quella Chiesa « Scala Coeli ».
Una sola Messa a quanti defunti affrettò il Paradiso!
Esortazione
Si facciano celebrare delle Sante Messe, specialmente nel primo tempo del trapasso di persone care; il periodo del lutto è assai propizio, perchè, l’immagine del defunto è più viva nella mente dei parenti.
Trascorso il lutto, non si dimentichi il grande suffragio. Oltre alle Messe di anniversario, si pensi a farne celebrare una mensilmente e si faccia di tutto per assistere al Santo Sacrificio e comunicarsi; così il suffragio sarà più abbondante.
Chi non avesse i mezzi per la celebrazione delle Messe, ne ascolti più che può.
Le trenta Messe
San Gregorio Magno celebrava di continuo per un Confratello defunto. Mentre era all’Altare per la trentesima Messa, gli apparve l’anima: Ho aspettato con ansia quest’ultimo Sacrificio. Proprio ora esco dal Purgatorio! –
Dietro questa rivelazione è venuta la pratica delle trenta Messe, chiamate « Gregoriane ». Non è detto che dopo una tale celebrazione abbia ad uscire assolutamente l’anima dal Purgatorio, potendo Iddio assegnare, come si è detto sopra, il suffragio anche ad altri defunti; però la Messa Gregoriana ha un grande valore, perchè ha l’intercessione di San Gregorio Magno.
Pia pratica
A chi desidera di suffragare molto i defunti, si consiglia una piccola pratica, utilissima. Dire spesso: Eterno Padre, vi offro tutte le Messe celebrate e quelle che si celebreranno sino alla fine del mondo, in suffragio delle anime del Purgatorio! –
Questa offerta fa prendere parte a tutti i Santi Sacrifici ed arreca molto suffragio. Sarebbe bene ripeterla ogni giorno, mattina e sera.
Per ottenere grazie
I fedeli conoscono per esperienza la potente intercessione delle anime purganti; per questo fanno celebrare Messe di suffragio, allorchè abbisognano di grazie urgenti.
Si raccomanda di rivolgersi in modo particolare all’intercessione delle anime, che in vita sono state più devote della Passione di Gesù e del Cuore Immacolato ed Addolorato di Maria.
Specialmente si preghi per i Sacerdoti defunti ed in generale per tutte le persone consacrate, perchè il Purgatorio di questa categoria di anime suole essere più rigoroso.
La Comunione
Dopo della Messa, il più grande sollievo è apportato nel Purgatorio dalla Santa Comunione.
Oh, se si avesse più fede e si amassero di più i cari morti, quante Comunioni si farebbero e con quanta maggiore devozione!
Quando si ha nel cuore Gesù, Il Re dell’eterna gloria, quante grazie si possono ottenere!
E’ tanto facile comunicarsi, eppure si fa così di raro!
Per suffragare i morti, si vada alla Comunione non solo nell’anniversario del lutto, ma anche nel giorno del mese in cui è avvenuta la morte della persona cara.
La pietà dei fedeli dedica ai defunti un giorno della settimana, cioè il lunedì. Vi son di quelli che in detto giorno vanno al Cimitero a deporre fiori sulla tomba o ad accendere ceri; facendo questo, credono di fare molto, mentre in realtà fanno poco o niente. La visita alla tomba, i fiori ed i ceri, quando non sono accompagnati almeno da qualche preghiera, non giovano nulla al defunto, ma sono un sollievo al cuore del vivente. Al morto vale più una sola Comunione di suffragio, anziché molte visite alla tomba e molti fiori.
Purtroppo molti, dico molti, non comprendono ciò.
In pratica, ogni lunedì ci si comunichi od almeno ogni primo lunedì di mese.
Il Sangue del Redentore
Qualunque preghiera è un buon suffragio. Si suggerisce però qualche preghiera particolare, affinchè i fedeli la utlizzino molto.
L’offerta del Divin Sangue è di grandissimo sollievo alle anime penanti. Gesù disse un giorno a Santa Maria Maddalena De’ Pazzi: Da che tu offri al Divin Padre il mio Sangue per le anime del Purgatorio, non puoi immaginare quante di esse siano state liberate da quelle pene!
La Santa ripeteva cinquanta volte al giorno quest’offerta, esortando le Consorelle a fare altrettanto.
Non sarebbe fuori posto presentare qui l’offerta del Divin Sangue, affinchè molti la imparino e la recitino con frequenza. Potrebbe recitarsi in forma di Rosario, in cinque poste.
Coroncina di offerta per i defunti del Sangue di Gesù
Grani grossi:
Tu dona, o Dio clemente, Riposo ai nostri morti! La luce tua conforti quei cuori, per pietà. – Pater.
Grani piccoli:
Eterno Padre, io vi offro per il Cuore Immacolato di Maria il Sangue di Gesù Cristo,
In suffragio delle anime del Purgatorio.
Ogni decina: l’Eterno riposo
Il Rosario
Santa Teresa d’Avila, mentre si disponeva a recitare il Rosario ad onore della Madonna, vide il Purgatorio sotto forma d’un grande recinto, ove le anime soffrivano tra le fiamme.
Alla prima Ave Maria, scorse un getto d’acqua che dall’alto si riversava sul fuoco. In seguito, ad ogni Ave appariva un nuovo getto d’acqua. Intanto le anime si refrigeravano ed avrebbero voluto che il Rosario si perpetuasse.
La Santa comprese allora la grande utilità della recita del Rosario.
In ogni famiglia si ricordano morti; in ogni famiglia dovrebbe esserci la pratica del Rosario. Ma quanti sono al presente coloro che coltivano questa bella devozione? Perchè le case, che sono state visitate dalla morte, non risuonano tutte della recita del Rosario?
Costa tanto poco dire cinquanta Ave Maria e meditare i misteri della nostra Redenzione! Si potrebbe separare una posta di Rosario dall’altra, recitando la corona in diverse riprese. Si può pregare anche camminando, viaggiando o mentre si sta ad aspettare qualche persona. Quanto tempo si spreca, mentre potrebbe utilizzarsi per i nostri morti!
Il dolore
L’offerta di qualunque opera buona può servire di suffragio.
Il dolore è una moneta preziosa al cospetto di Dio. L’offerta della sofferenza, fisica o morale, è valido aiuto alle anime purganti.
Avviene un lutto. Quanto strazio nel povero cuore umano! Chi può esprimere il dolore dei figli alla morte della madre o del padre, il dolore della sposa alla perdita del marito, la ferita di una madre alla scomparsa di un figlio o di una figlia?… E’ vero che col tempo anche questi grandi dolori si vanno affievolendo ed è provvidenziale; ma quanto si soffre nel primo periodo del lutto!
Perchè non utilizzare questo tesoro? Si dica spesso e con fede: Signore, vi offro lo strazio del mio cuore per dare sollievo ai miei morti! – Oh, se tutti facessero così, quanti suffragi giungerebbero ai defunti!
Uniformità al volere di Dio
Un altro punto capitale dovrebbe essere ben compreso.
Nell’esercizio del Sacro Ministero mi son trovato davanti a scene dolorosissime. Avvenuta una morte… il figlio che bestemmia contro Dio per la fine del padre; una donna che stacca i quadri dalla parete e li calpesta; un altro giura di nón andare più in Chiesa e di non voler credere più né a Dio né ai Santi; c’è chi impreca contro la morte ed il destino; qualcuno tenta di suicidarsi…
Ma che cosa si guadagna a fare ciò? Nulla!… Forse il morto riacquisterà la vita? Forse il dolore potrà diminuire?
La volontà di Dio si deve compiere, o liberamente o per forza. Dio ci ha creati per la vita eterna e chiama quando vuole. Nessuno è esente dalla morte! Sono morti i Santi ed è morto anche Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo.
Allorchè dunque muore una persona cara si faccia di necessità virtù. Si dica umilmente: Signore, sia fatta la tua volontà! –
Quanta gloria a Dio questa uniformità al suo volere! Quanto refrigerio giunge all’anima trapassata con questo atto di rassegnazione!
Chi non sa fare la volontà di Dio, sappia che non vuol bene ai suoi morti, perchè può e non vuole suffragarli.
La carità
Tra i suffragi principali è da mettere l’esercizio della carità.
Per carità s’intende tutto ciò che si fa di bene al prossimo. Aiutare un bisognoso, vestire un poverello, dare una piccola offerta… tutto serve di riposo ai defunti. E’ lodevole la pratica di quelle persone pie e benestanti, che per dare suffragio a qualche caro estinto, nei giorni festivi ammettono a tavola un poverello, memori che si fa a Gesù ciò che si fa al prossimo bisognoso.
Ma l’atto di carità più squisito è il perdonare le offese, anzi il beneficare chi ci abbia recato del male. Chi perdona generosamente ed offre a Dio il perdono come suffragio, oltre a guadagnare grande merito per il Paradiso, affretta l’ingresso al Cielo alle anime purganti.
Il seguente episodio è narrato da San Francesco di Sales ed avvenne a Padova, mentre egli frequentava l’università.
In una rissa era stato ucciso un giovane, appartenente a nobile famiglia. La madre del defunto, molto religiosa, era afflittissima sia per la morte del figlio, sia per il timore della sua sorte eterna. Pregava Iddio ed era disposta a qualsiasi sacrificio per soccorrere l’anima.
Il Signore le presentò l’occasione. Mentre ancora il cadavere era in camera, si bussò fortemente alla porta ed entrò trafelato un giovane.
– Per carità, signora, salvatemi!… I gendarmi mi cercano per arrestarmi!… Ieri uccisi un giovanotto; ma ora son pentito!…
La madre capì essere lui l’assassino del figlio. Una potente lotta avvenne nel suo animo; con l’aituo di Dio la superò.
– Ti perdono… per amore di Dio!… Ti dò rifugio nella mia abitazione!… Tu hai ucciso mio figlio!… Ma per dare riposo all’anima sua, voglio beneficarti! –
L’assassino pianse di commozione. Iddio gradì l’atto di carità e permise che la notte seguente il figlio apparisse alla: genitrice: – Non stare, o madre mia, in pensiero per me! Non mi sono dannato. Per il perdono che hai accordato al mio uccisore, il mio Purgatorio sarà molto breve. Presto entrerò in Paradiso! –
Il perdono del moribondo
A proposito di perdono, giova ricordare quanto è narrato nella vita di Santa Margherita Alacoque.
Mentre la Santa era nel convento, sotto le predilezioni del Cuore di Gesù, venne a morire un uomo. La moglie di questi era tormentata dal dubbio se il marito fosse salvo o dannato. Si rivolse alla Santa, conoscendo che essa era a contatto con Gesù, afnchè pregasse.
Gesù si presentò alla sua Prediletta e le disse: Conforta la tale signora! Suo marito è salvo. Per il momento è in Purgatorio. Era in pericolo di dannarsi; ma un atto di carità compiuto sul letto di morte, gli rese favorevole il mio giudizio.
Che cosa era capitato?
Da anni c’era un grande odio tra quest’uomo ed un cognato; non si parlavano più. Quando quest’ultimo seppe che stava per morire il suo nemico, sia per riparare il male fatto, sia per convenienza, si recò a fargli visita; però si fermò in un angolo della stanza, quasi per non lasciarsi vedere. Il moribondo, in un momento di lucidità, scorse il cognato e gli fece cenno con la mano di avvicinarsi:
– Perdoniamoci a vicenda!… Si muore… Tutto passa!… – Questo atto di carità attirò tanta grazia al moribondo da liberarlo dall’inferno.
Spegnere l’odio
Questi esempi dovrebbero essere ben meditati. Poichè il perdonare i nemici è di tanto vantaggio ai vivi e di tatto sollievo ai morti, si approfitti dell’occasione del lutto per rappacificarsi con il prossimo.
L’odio d’ordinario regna o nella parentela o nell’ambito dei cosiddetti «amici». Si superi la ripugnanza naturale a perdonare, si faccia un sacrificio per amore di Dio e per amore dei morti… si vada a visitare chi è a lutto e si dimentichi il passato.
Chi riceve una visita di rappacificazione, non si arrischi a respingerla. E’ doloroso il dirlo! E’ avvenuto che in occasione di lutto si è presentata qualche persona ed i parenti del morto l’hanno cacciata, dicendo: Voi non dovete mettere mai piede in casa nostra! – Ma chi agisce in tal modo, può dire di amare i propri morti? Se li amasse, perdonerebbe e suffragherebbe la loro anima!
Cosa dire dell’odio che sorge tra fratelli e sorelle dopo la morte dei genitori, a motivo dell’eredità?… Si rompono le relazioni sacre, che sono quelle del sangue, si ricorre ai tribunali, anche quando non si sparga sangue; fratelli e sorelle che non si salutano per anni ed anni e non si visitano neppure sul letto di morte.
Costoro perchè non perdonano? Forse recitano preghiere di suffragio per i genitori; e non sanno però che non giova ai defunti il suffragio che parte da un cuore vittima dell’odio.
Potessero queste pagine concorrere a spegnere l’odio in tante famiglie!
Distruggere
Un altro suffragio è il distruggere i residui di peccato, imputabili ai morti.
Si chiarisce l’argomento con qualche esempio, preso dal volume «Meraviglie del Purgatorio ».
Un celebre pittore era stato pressato da un ricco signore a fare dei quadri poco decenti. In seguito se ne pentì e, per riparare il male fatto, si dedicò alla pittura sacra.
Passò gli ultimi anni di vita in un convento di Carmelitani Scalzi, ove lasciò un artistico quadro sacro. Morì con i conforti religiosi.
Dopo alcuni giorni dalla morte, mentre un Frate era in coro dopo il Mattutino, il pittore apparve in Chiesa; era piangente e stava avvolto tra le fiamme. Il Frate lo riconobbe e chiese come mai dopo una vita così esemplare ed una morte così edificante, potesse trovarsi in tale stato.
Il defunto rispose: Quando mi trovai al divin tribunale mi vidi circondato da molte persone, le quali deponevano contro di me, perchè si trovavano in Purgatorio per aver mirati i quadri indecenti da me pittati; ma quello che più mi atterrì fu il vederne uscire altre dall’inferno, gridando, perchè si erano dannate per colpa mia. Fui salvo dalla morte eterna per le opere buone compiute e per la buona morte, ma fui condannato a soffrire tra le fiamme del Purgatorio. finché non siano distrutti quei brutti quadri da me lavorati, i quali ancora continuano a dare scandalo. Vi prego, dunque, per pietà, di recarvi dal proprietario, supplicandolo di bruciare subito quelle pitture. Che se si rifiutasse, guai a lui!… In prova di quanta vi. dico ed in punizione del cattivo lavoro che volle fatto, fra poco perderà i due suoi figli e, qualora mancasse di ubbidire agli ordini divini, egli stesso morrà. –
Il padrone, informato di tutto, subito distrusse i quadri ed in meno di un mese vide morire i suoi due figli. Fortemente colpito da questo fatto, si diede ad una vita di penitenza.
Quanti muoiono lasciando residui di peccato! Un cattivo residuo sarebbe, ad esempio, il libro cattivo… la statuetta nuda, ecc.
Oggi quasi tutti leggono; però i libri cattivi sono in maggiore circolazione. Anche certe famiglie, che si dicono religiose, non si fanno scrupolo di tenere romanzi e riviste poco decenti.
Visitai una famiglia colpita dal lutto. Mi accorsi che nella camera c’era un armadio di libri. Com’è mio solito, diedi uno sguardo rapido sui frontespizi e constatai che parecchi erano cattivi.
– Scusate, signora, se oso dirvi questo!… Io preferisco una famiglia ove non ci sia alcun libro, anziché una ove ci sia una biblioteca. Tra i molti libri, è facile trovarne dei cattivi. Parecchi di questi romanzi sono immorali ed è doveroso bruciarli.
– Bruciarli?… Mai più!… Sarebbe uno schiaffo al mio caro marito defunto!… Tutto ciò che è appartenuto a lui, per me è sacro!
– Compatisco il vostro dire. Sappiate che è male non solo leggere tali libri, ma anche soltanto tenerli. Se voi amaste vostro marito, li brucereste subito!
– Come sarebbe a dire?
– Vostro marito fece male a comprare certi romanzi, fece più male a leggerli, forse li avrà prestati ed avrà dato occasione ad altri di peccare. Questi libri? cattivi in casa, se non saranno letti da voi, in seguito potrebbero essere letti da altri… Ma voi non sapete che i giudizi di Dio sono terribili? Forse in questo momento il vostro sposo brucia tra le fiamme del Purgatorio per scontare il peccato della cattiva lettura e forse aspetta che voi li distruggiate per essere sollevato dalle sue pene!… –
Avevo un bel ragionare, ma la signora non voleva capire. Mi sentii in dovere di ripetere la mia visita e poco per volta riuscii a far bruciare certi libracci.
Il fatto che ora ho narrato, non è l’unico del genere. Ci riflettano bene i fedeli, che desiderano alleviare i tormenti dei loro defunti!
I sacrifici
Un sacrificio, anche piccolo, compiuto con l’intenzione di aiutare le anime del Purgatorio, ottiene il suo effetto.
Una Suora era afflitta per la morte di un’amica. Un giorno, sentendo sete, mentre stava già per bere, ebbe l’ispirazioné di privarsene per dare suffragio alla defunta. Lo stesso giorno le apparve l’amica e la ringraziò: Quell’acqua di cui ti sei privata per me, è caduta come pioggia refrigerante sopra le mie fiamme. Sono venuta a ringraziarti del pietoso atto. –
Quanti piccoli sacrifici si potrebbero compiere a beneficio dei morti! Basta volerlo!… Privarsi di un frutto… Rinunziare ad un rinfresco… Frenare uno sguardo di curiosità… Leggere con un po’ di ritardo una lettera desiderata.,. Mortificare la simpatia… Non evitare la compagnia di persona antipatica… Ubbidire prontamente in qualche cosa spiacevole… Frenare la collera… Mortificare la lingua nell’impazienza, tacendo… Perdonare un’offesa… Fare un favore a chi non lo meriterebbe… Ricevere in silenzio un rimprovero… Portare abiti modesti… ecc.
Ci sono delle persone che si offrono anche come vittima per le anime purganti. Il Signore gradisce molto questo atto di generosità.
Santa Lutgarda volle applicare tutte le sue opere buone in suffragio del suo Confessore defunto. Gesù le apparve e le disse: Continua pure, figlia mia, ad offrirmi atti di suffragio, che io terrò conto di queste tue intenzioni. Il tuo Confessore presto uscirà dal Purgatorio. – Invogliata da queste parole, la Santa si offrì vittima di espiazione in luogo del defunto. Trascorso qualche tempo le apparve il Confessore: Sono in Paradiso! Senza le tue mortificazioni avrei dovuto penare in Purgatorio ancora per undici anni. –
A Santa Caterina da Siena era morto il genitore; mentre il cadavere si deponeva nella cassa, la Santa disse: O Gesù, se mio padre dovesse soffrire in Purgatorio, preferirei scontare io per lui anche per tutta la vita! –
All’improvviso, dice la Santa, mi sopraggiunse un dolcissimo dolore al fianco, che mi accompagna da anni notte e giorno.
Gesù aveva accettato l’offerta.
Le indulgenze
Un potente aiuto ai morti si può apportare con l’applicazione delle sante indulgenze.
L’indulgenza è una remissione di pena temporanea meritata peccando, che la Chiesa concede sotto certe condizioni a chi è in grazia di Dio.
L’indulgenza si dice parziale, quando rimette solo una parte della pena; si dice plenaria, quando rimette tutta la pena.
Alcune indulgenze si possono applicare o a noi o ai defunti; altre invece soltanto ai defunti.
Per acquistare il tesoro delle indulgenze, ci sono delle condizioni:
- – L’anima deve essere in grazia di Dio.
- – Si devono compiere tutte le opere prescritte, nel tempo e nel luogo deterìninato.
- – E’ necessaria l’intenzione di guadagnare le indulgenze. Basta che si metta anche una sola volta in vita l’intenzione di acquistare tutte le indulgenze possibili.
- – E’ richiesta la Comunione quasi quotidiana, per acquistarle abitualmente.
- – La Confessione deve farsi almeno due volte al mese, tranne si sia impediti.
- -Si deve pregare secondo l’intenzione del Sommo Pontefice.
Per guadagnare l’indulgenza plenaria è necessario il distacco anche dai peccati veniali, cioè essere pentiti con tutto il cuore dei peccati commessi ed avere la volontà di fuggire anche il peccato leggero.
L’Atto Eroico
Si viene ora a spiegare l’essenza dell’Atto Eroico di carità e la sua importanza, non potendosi apprezzare ciò che non si conosce.
Quando si compie un’opera buona, anche minima, si acquista un grado di gloria eterna, che potrà perdersi solo con il peccato mortale; tale merito non può cedersi ad altri. La stessa opera buona compiuta mette l’anima in condizione di ricevere grazie da Dio. Oltre a ciò, questa opera buona fa scontare parte della pena temporanea dovuta ai peccati. Quest’ultimo merito, chiamato « soddisfattorio », si può cedere o in parte o totalmente.
Chi cede il merito soddisfattorio di ogni opera buona fatta in vita e cede inoltre i suffragi che potrà ricevere dopo la morte, compie un’opera eccellentissima, detta comunemente Atto Eroico di carità.
Chi fa quest’Atto dovrebbe poi scontare in Purgatorio tutta la pena dovuta alle proprie colpe. In questo però c’è da guadagnare.
Ad una persona ignorante sembra inutile, anzi dannoso, consegnare il proprio denaro alla banca; eppure questo è un bel mezzo non soltanto per conservare il capitale, ma anche per accrescerlo. Lo stesso avviene nell’ordine spirituale. I propri meriti si mettono nelle mani di Dio e della Madonna a vantaggio delle anime purganti e vanno aumentando i meriti di gloria eterna, perchè avvalorati dalla carità.
Comunemente si crede che coloro i quali fanno l’Atto Eroico, abbiano a stare in Purgatorio poco tempo, nella speranza che il Signore usi verso di costoro la misericordia che essi hanno avuto verso le anime purganti. Ci si basa sulle parole di Gesù: Con la misura, con la quale avrete misurato agli altri, sarà misurato anche a voi!… Date uno e riceverete cento! –
Come si vede, ci si guadagna a fare l’Atto Eroico.
Non è necessaria una formula speciale per emettere questo Atto; può farsi anche mentalmente. Tuttavia potrebbe servire la seguente formula:
«Mio Dio, metto nelle vostre mani e in quelle della Madonna tutte le mie opere soddisfattorie, che farò in vita, e quelle che gli altri faranno per me dopo la mia morte, affinchè servano di suffragio alle anime del Purgatorio. Io mi rimetto alla vostra misericordia ».
L’Atto Eroico si può annullare, o ritirare, senza essere rei di peccato.
E’ bene notare che, anche dopo questa offerta, si può pregare per qualunque bisogno proprio.
Che il Signore ispiri a molti di compiere l’Atto Eroico di carità!
Essere in grazia di Dio
Le opere buone sono meritorie quando chi le compie ha l’amicizia di Dio, cioè si trova senza peccato mortale.
Immaginiamo il giorno dei Morti, cioè il 2 novembre. Anche gl’indifferenti e gli irreligiosi, al pensiero dei cari defunti, vanno in Chiesa. Si ascoltano forse parecchie Messe, si recitano Rosari, si danno offerte ai poveri… tutto per suffragare i propri morti.
Direi a costoro: Avete voi fatto quest’anno il Precetto di Pasqua?… No?… Ai vostri morti non avete dato nessun sollievo! I vostri suffragi sono nulli, perchè siete in peccato mortale
Direi ad altri: Avete nel cuore dell’odio mortale verso qualcuno?… Vivete nell’immoralità?… Commettete senza rimorso e pentimento mancanze contro la purezza?… Tralasciate la Messa la domenica senza una necessità proprio grave o lavorate di festa senza un grave bisogno?… Avete confessati questi peccati e li avete detestati?… No?… Ai vostri morti non giunge alcun suffragio per tutte le opere buone che fate per loro! –
Lo stesso si dica di quelli che pregano ogni giorno per i propri defunti e non si trovano in grazia di Dio.
In conclusione: Perchè si possano suffragare le anime del Purgatorio, è necessario essere in grazia di Dio. Chi non lo fosse, ricorra subito al Sacramento della Confessione.
Si fa notare che le opere buone fatte dal peccatore, possono giovare al peccatore stesso, per ottenere da Dio la grazia della sua conversione.
PARTE SECONDA
Ignoranza religiosa
La sorte dell’al di là dipende da questa vita. Poichè l’eternità dipende dallo stato in cui si trova l’anima nell’ora della morte, si crede bene ora dare le norme pratiche per giovare ai moribondi, affinchè non vadano all’inferno ed anche abbrevino il Purgatorio più che sia possibile.
Ho dovuto assistere al trapasso di centinaia di uomini e di donne. Ho trovato famiglie veramente cristiane, ma anche di quelle pagane. Ecco un piccolo saggio.
– Signorina, ho saputo che suo fratello sta molto male. Come Sacerdote, non essendo stato chiamato, vengo spontaneamente. Chi sa io possa amministrargli i Sacramenti!
– Mio fratello è un santo! Non ha peccati da confessare! Se vede lei, muore prima del tempo! –
Non potei confessarlo, perchè non capiva più. Sapevo però che non andava mai in Chiesa, mai si comunicava e bestemmiava come un ossesso!… Per la sorella era un santo!… –
– Scusi, signore, mi ha chiamato ora per assistere il babbo! Da una settimana è stato in gravi condizioni!
– E’ vero! Ma siccome sino a questa mattina l’ammalato comprendeva, non potevo chiamare il Prete!
– Ma ora che non capisce nulla, come può ricevere con frutto i Sacramenti? Posso amministrarglieli «sotto condizione ». Dio solo sa quale utilità possano apportargli. –
Un altro caso.
Il Sacerdote viene chiamato d’urgenza. Una donna sta per morire. Dopo aver preso l’occorrente in Chiesa, cioè il Viatico e l’Olio Santo, il Sacerdote giunge all’abitazione indicata. Batte al portone e si affaccia una donna.
– Reverendo, non c’è bisogno; potete ritornare a casa vostra!
– Mi hanno avvisato che qui trovasi un’ammalata grave!
– Era grave. Siccome ora ha ripreso il respiro e riaperto gli occhi, non c’è più bisogno del Prete! … –
Un caso ancora:
Andai, con non poco sacrificio, al letto di un moribondo. Dopo averlo incoraggiato, gli dissi: Ora fate la Confessione e poi riceverete Gesù Sacramentato.
– Non occorre far questo!
– Ed allora, perchè mi avete fatto chiamare con tanta premura?
– Siccome mi sento male, se non chiamassi il Prete, alla mia morte la gente cosa direbbe?… Neppure il Prete ha voluto!… Basta quindi che siate entrato in casa mia!
– Ma come, siete con un piede nella fossa ed ancora pensate alla gente ed all’occhio sociale?… Preoccupatevi dell’anima vostra!… –
Ce ne volle per convincerlo!
Questi piccoli esempi, che potrei moltiplicare, fanno vedere l’incoscienza di tanti in caso di malattia. Non si pensa che anche nell’ultima ora, prima che Iddio chiami al giudizio, si possono regolare i conti di tutta la vita. Il buon ladrone andò in Paradiso, perchè nell’ultima ora ottenne da Gesù Crocifisso il perdono.
Si aiutino perciò gli ammalati gravi a riconciliarsi con Dio ed a ricevere in tempo i Conforti Religiosi.
Chiamare subito il Sacerdote!
Come è peccato grave tralasciare il Precetto di Pasqua, così è grave non ricevere per colpa propria il Santo Viatico al termine della vita. Tante volte l’infermo non è consapevole del suo stato; sono perciò responsabili i parenti se non s’interessano che egli riceva il Viatico.
Taluni non vogliono parlare agli infermi di Comunione, per non impressionarli. Ma questa è fede? Questo è amore ai propri cari? E se l’ammalato morisse in disgrazia di Dio, di chi sarebbe la colpa?
E quando l’anima sarà piombata nel fuoco dell’inferno, contro chi imprecherà?… Oh, se potessero uscire dall’inferno tanti dannati, come si avventerebbero contro i familiari!… – Per voi sono nel luogo dei tormenti!:.. Ah, se aveste chiamato il Sacerdote nell’ultima ora, sarei salvo!… –
Non pochi genitori e – figli credono di essere caritatevoli verso i moribondi non chiamando il Sacerdote e non riflettono che sono crudeli, perversi ed empi, perchè cooperano all’eterna perdizione dei congiunti!
E non s’impressiona l’infermo, quando si fa la consulta medica attorno al letto?… Eppure, per amore del corpo, la consulta, si fa!… E non si preoccupa l’ammalato, allorchè d’urgenza, di notte tempo è trasportato in clinica?… Con tutto ciò; si corre alla clinica!… E non pensa l’infermo che ormai sta per chiudersi la sua vita, quando i parenti corrono a chiamare il notaio per il testamento?… Trattandosi di denaro, nessuna delicatezza per il moribondo! Riguardo all’anima si agisce ben diversamente!
Pietà crudele!
Era prossimo a morire un commendatore, che era massone. Avrebbe potuto rimettersi nell’amicizia dei Signore, almeno al termine dei suoi giorni!
Io corsi ad assisterlo; ma il figlio, un avvocato, me lo impedì. Rimasi nell’anticamera.
– Perchè non volete che io assista vostro padre?
– Ha la piena conoscenza. Ha detto il medico che ha solo degli istanti di vita. Vedere il Prete vuol dire la fine. –
Sopraggiunse un altro Sacerdote, amico di famiglia; neppure lui fu ammesso al capezzale dell’ammalato. Andai a chiamare un terzo Sacerdote… Eravamo tre Ministri di Dio disposti a salvare quella anima… e non fu possibile! Il commendatore morì, come un cane!…
Dove sarà andata l’anima del massone? Forse a quest’ora sarà tormentata nell’inferno, per colpa del figlio… per la sua pietà crudele!…
Quando, dopo venti anni, andai a visitare il Cimitero ed entrai nella Cappella del commendatore, a vedere anche la tomba del figlio, dell’avvocato… pietoso…, mi fermai pensieroso e triste: Come ti sarai trovato, o avvocato, al tribunale di Dio?… Sei salvo?… Non fu tua la colpa se tuo padre morì lontano da Dio? A che cosa giova questa Cappella ed i suffragi che si fanno a te ed a tuo padre?…
Quanti di questi dolorosi esempi potrei narrare!
L’ultima malattia
L’ultima malattia suole essere una grazia che Iddio concede nella sua misericordia, per purificare i buoni e per richiamare i traviati.
A Gesù interessa che le anime si salvino, perchè per esse è morto; interessa pure che giungano in Cielo ricche di meriti e che stiano in Purgatorio il meno possibile. Per ottenere ciò si serve delle malattie, specialmente dell’ultima, che d’ordinario è la più dolorosa.
Un giorno Gesù disse a Josefa Menendez: Ti lascio la mia Croce. Ho bisogno che tu soffra per un’anima.
– E’ qualche peccatore?
– No, è un’anima a me tanto cara. E’ nelle ultime ore di vita e sto intensificando le sue sofferenze per purificarla di certe colpe leggere e per aumentare i suoi meriti per l’eternità. –
L’esempio fa comprendere l’amoroso lavorìo ed interessamento di Gesù per i moribondi.
Ai fedeli si presentano ora dei suggerimenti, per assistere con frutto gli ammalati gravi. Quanti sono sfuggiti all’inferno, per opera di pie persone che li hanno saputo assistere in punto di morte!
I buoni sul detto di morte
Quando stanno per morire quelli che son vissuti nel, timore di Dio, è facile parlare a loro per suggerire buoni pensieri, però senza stancarli.
A questa categoria di anime si raccomandi di fare, almeno con il pensiero, atti di amor di Dio, di rassegnazione completa alla divina volontà, di pensare a Gesù in Croce ed alla Vergine Addolorata.
Si preghi per essi, perchè il demonio suole sferrare degli attacchi terribili in quel momento, nella speranza di vincerli o con la disperazione o con la superbia. Sappiamo che le persone più sante sono state le più assalite dal demonio nell’ora della morte. Però la Madonna assiste i suoi figli; e chi l’ha onorata in vita, si accorge subito della sua protezione.
Versare dell’Acqua Benedetta sul letto degli agonizzanti ed accendere la candela della Candelora, serve a tener lontano il demonio.
Un assalto diabolico terribile ebbe una mia parente intima; aveva trascorso gli ottanta e più anni nel servizio del Signore e nella verginità. Parecchi demoni le si presentarono per tentarla ed allora implorò aiuto. I presenti aspersero l’ambiente con l’Acqua Santa, posero sul letto una immagine della Madonna e pregarono. Sparirono i brutti ceffi. La morente, raccogliendo un po’ di fiato, disse: Vi ringrazio! Se ne sono andati! Il più grande favore che io abbia ricevuto in vita mia, è stato l’aiuto che ora mi avete dato!
Come comportarsi in certi casi
Tante famiglie vivono nell’indifferenza e nell’ignoranza religiosa. In caso di grave malattia, non si danno pensiero di chiamare il Sacerdote; però se qualcuno dicesse una buona parola e raccomandasse di aiutare l’infermo spiritualmente, cederebbero con facilità.
Quando perciò si viene a conoscenza di un ammalato grave, o parente, o amico, o vicino di casa, si faccia una visita di convenienza e poi si dica: Il Signore in casa non viene per male! Se l’ammalato si comunica, può anche ricevere la grazia della salute. Chiamate il Sacerdote, che pregherà per lui. Noi non siamo dei pagani; abbiamo la fede in Dio! –
Dopo tali ragionamenti, è facile far ricevere i Conforti Religiosi.
Può avvenire che l’infermo voglia il Sacerdote e che qualche familiare si opponga. A tal caso ci vuole prudenza e carità. Conviene avvisare segretamente il Parroco o altro zelante Sacerdote, affinchè trovi la via per giungere all’infermo.
Anni or, sono una donna mi disse: Nella vicina gampagna c’è una vecchietta in gravi condizioni; alcuni della famiglia non vogliono chiamare il Prete. –
Senza mettere tempo in mezzo, mi avviai a quella campagna, con la scusa di una passeggiata. Feci una sosta davanti all’abitazione dell’inferma e chiesi ad una donna che stava sulla soglia: Sapreste indicarmi la via che porta a quella data contrada? – Dopo mi fermai a chiacchierare di altre cose, finchè entrai in casa.
– Se permettete, vorrei riposarmi un poco! –
Mi fu concesso. Dopo qualche istante potei entrare nella stanza dell’ammalata. Domandai ed ottenni di poterla confessare.
– Sì, Reverendo; è difficile avere qui un Prete! Voglio approfittare di questa combinazione! –
Diedi l’assoluzione, il Viatico e l’Olio Santo. Quando stavo per lasciare l’inferma, sopraggiunse la nuora. Mi diede uno sguardo felino e chiese sottovoce ai familiari: Chi ha chiamato questo Prete?… Come ha fatto a sapere che la suocera sta per morire?… Chi avrà avuto il prurito di interessarsi?… –
Io finsi di non sentire e conclusi: Permettetemi che continui la mia via! – La stessa notte la vecchietta era cadavere.
Se quella pia donna non mi avesse informato del caso, dove sarebbe a quest’ora l’anima di quella defunta?…
I moribondi… ostinati
Il caso più comune, specialmente nel sesso maschile, si ha quando è proprio l’ammalato a non volere il Sacerdote, mentre i parenti bramano di averlo:
Qui si tratta di miracolo morale, di vera conversione; si tratta o d’inferno o di Paradiso. Se i congiunti amano davvero il moribondo, non tralascino nulla per la sua salvezza.
I mezzi principali sono: fare celebrare delle Messe, possibilmente in onore della Passione di Gesù; raccomandare l’infermo alle preghiere di qualche Comunità Religiosa; fare a Dio delle promesse. A qualche anima generosa si, raccomanda di offrirsi vittima a Dio, per un certo tempo, accettando qualche croce particolare. Con questo cumulo di aiuti spirituali, la grazia di Dio agisce potentemente nel cuore dell’infermo e difficilmente potrà resistere all’invito della grazia.
Quanti peccatori ostinati ho potuto riconciliare con Dio, dopo l’applicazione di questi mezzi!
Una signorina m’invitò ad assistere il padre moribondo, il quale da circa trenta anni non andava in Chiesa. Quando questi mi vide, esclamò: Andate via!
– Ma io sono venuto per aiutarvi a salvare l’anima!
– Ed io non voglio!
– Allontanando me, cacciate Gesù Cristo! – e gli mostrai il Crocifisso. – Non m’importa né di voi né del vostro Crocifisso! Via di qua!
– Non abbiate timore! Gesù vi perdona ogni cosa! Egli per noi è morto in Croce!
– Se è morto in Croce, vuol dire che se lo meritava!…
– …Ve ne andrete all’inferno, se morite così… –
Che cosa fare davanti ad un uomo così duro e perverso?
Una persona presente si offrì subito vittima a Dio per la sua conversione. Dopo tre giorni fui chiamato: Reverendo, quell’uomo ancora non è morto; desidera confessarsi con voi. – Era completamente cambiato! Si confessò, baciò il Crocifisso e ricevette tutti i Sacramenti; potei ancora comunicarlo parecchie altre volte e poi spirò serenamente.
Ogni giorno quanti di questi peccatori sono alla soglia dell’eternità! I fedeli non dimentichino di pregare ogni giorno per i moribondi, specie se peccatori ostinati. Una semplice opera buona, potrebbe salvare un’anima.
La vittima straordinaria, Josefa Menendez, una mattina fece un sacrificio per amore di Gesù. Nel pomeriggio le apparve la Madonna, che le disse: Quel tuo sacrificio ha salvato un’anima. C’era un peccatore sul letto di morte, prossimo a cadere nell’inferno. Il mio Figliuolo Gesù ha applicato a lui il tuo sacrificio e si è salvato. Vedi, figlia mia, con i piccoli atti quante anime si possono salvare! –
I destituiti dai sensi
I moribondi si aiutino col suggerire buoni pensieri. Anche quando pare che un agonizzante abbia perduto la conoscenza, potrà darsi che ancora comprenda; conviene quindi parlargli un po’ forte all’orecchio, nella speranza che comprenda qualche cosa.
Un uomo mi diceva: Sono arrivato all’orlo della, tomba; grazie a Dio, sono fuori pericolo, anzi presto lascerò il letto. In quei momenti supremi mi piangevano per morto ed io sentivo tutto. Sentì anche mio cognato che diceva: La mobilia di questa camera ora tocca a me! – Udivo, ragionavo e non potevo muovermi! –
Un’altra volta andai ad assistere un tale, che aveva rissato ed era ricoperto di coltellate. Era dissanguato, dagli occhi vitrei e dal colore cadaverico. Si diceva: E’ morto! – Gli suggerii qualche buon pensiero e gli diedi l’assoluzione. Il povero uomo non morì, andai a trovarlo all’ospedale e mi disse: Io sentivo tutto quello che voi mi dicevate in quel momento! –
Questi esempi servano d’insegnamento: Ricordate all’agonizzante la bontà di Dio, la gioia del Paradiso, il vero pentimento di avere offeso Gesù ed il desiderio di confessarsi.
Può avvenire che, avvertita la gravità dei caso, dopo un collasso o uno svenimento, mentre si corre a chiamare il Sacerdote, l’ammalato muoia. Prima che giunga al capezzale il Ministro di Dio, qualcuno dei presenti suggerisca all’orecchio dell’ammalato l’atto di dolore perfetto, con tutto il cuore: Signore, mi pento che ho offeso Voi coi miei peccati!… Perdonatemi i dispiaceri che vi ho dato!… Per i meriti della vostra morte, abbiate pietà di me!… Se potrò, mi confesserò!… –
Alle volte, basta in fine di vita un vero atto di dolore e di amore di Dio, col proposito di confessarsi, per sfuggire alle pene dell’inferno.
Morte apparente
Quando si dice: il tale è morto ora improvvisamente! – ci si può sbagliare. Si è provato che la vita ancora può continuare in modo latente. Difatti si danno dei casi in cui il cosiddetto cadavere, disteso sul letto, dopo parecchie ore o qualche giorno, si muova e riprenda la vita normale, come avvenne l’anno 1952, ad una vecchietta nella città di Modica, la quale, qualche momento prima di essere deposta nella cassa funebre, si svegliò e riprese le attività.
Per questo motivo è prescritto che il cadavere non si seppellisca prima delle ventiquattro ore, dopo avvenuta la morte, la quale potrebbe essere apparente.
Questa istruzione giova, specialmente nelle morti improvvise, per recare qualche aiuto spirituale all’interessato. In questi casi, se il Sacerdote non ha amministrato i Sacramenti, si vada a chiamarlo. Il Ministro di Dio sa come comportarsi; egli dice: Se tu sei ancora vivo, ti assolvo! –
Per un paio di ore dopo la cosiddetta morte, è lecito agire così.
L’aiuto di Dio
Il Padrone della vita è Dio; il medico ad un certo momento dice: Non ho più cosa fare! –
Alle volte Iddio aspetta in quei momenti estremi delle promesse speciali per prolungare la vita ad un uomo. E’ bene farne qualcuna, ma con prudenza. Potrà darsi che il Signore accolga la promessa e faccia la grazia o il miracolo; potrà invece chiamare all’altra vita, concedendo però una santa morte che è grazia più importante della prima.
Per esperienza personale, raccomando ai fedeli di appigliarsi alla, pratica dei Quindici Venerdì Consecutivi. Sono quindici Comunioni che si fanno al venerdì, ogni settimana; se qualche venerdì non fosse possibile comunicarsi, potrebbe farsi ciò in un altro giorno, prima che giunga il venerdì successivo. In casi urgentissimi può farsi questo in quindici giorni consecutivi. Più sono le persone che si comunicano, più facilmente può ottenersi la grazia. L’intenzione sia questa: Riparare il Cuore di Gesù delle offese che riceve ed ottenere la guarigione.
E’ molto diffuso in Italia ed all’estero il manuale dei Quindici Venerdì; è pervenuto anche nelle mani dei sommi Pontefici: Papa Giovanni e Paolo VI.
Anni addietro fui chiamato ad assistere un moribondo, che era nelle ultime ore; da una settimana era sotto gli spasimi dell’angina pectoris. Gli consigliai di promettere a Gesù tre turni dei Quindici Venerdì; accettò lui e la sposa. Dopo un po’ di ore era fuori pericolo. E’ ancora in vita e son passati circa 30 anni.
A Barriera del Bosco un bambino di sette anni era in fine di vita per avvelenamento al sangue; aveva perduto la conoscenza. Esortai i genitori, i fratelli e le sorelle a promettere i Quindici Venerdì.
L’indomani mattina tutti si comunicarono. Dopo meno di una settimana il bambino giocava fuori di casa.
Pochi mesi or sono fui invitato ad andare con urgenza in una clinica di Catania, ove stava per morire un giovane, per avvelenamento al sangue in seguito ad operazione chirurgica.
Il caso era disperato. I parenti del moribondo, poco religiosi, si accorsero che solo Dio poteva salvare il congiunto. Mi promisero che non avrebbero più bestemmiato, che sarebbero andati in Chiesa uomini e donne. Consigliai i Quindici Venerdì al moribondo ed ai parenti e Dio intervenne subito. L’ex moribondo oggi attende al lavoro.
Di questi esempi potrei portarne ancora. Alle volte Iddio non dà la salute, ma la santa morte. Ad un infermo, operato di gravissima peritonite, feci promettere i Quindici Venerdì per tutta la vita. Morì lo stesso. Ma che morte edificante! Mi diceva: Reverendo, sia fatta la volontà di Dio! – Esclamava: O Gesù, la mia sete è spasimante! La unisco alla sete che tu hai avuto sulla Croce!… Gesù mio, fa’ di me quello che vuoi!…. Accetta i miei dolori in riparazione dei peccati che si commettono nella mia città!… –
Che nobili sentimenti di un uomo, che muore nel fiore degli anni! Quale grazia maggiore di questa?
Il lutto
Avvenuta una morte, è doveroso il lutto, sia come segno di dolore, sia come rispetto a chi ha lasciato questa vita.
C’è il lutto pagano e quello cristiano. E’ pagano quando si bada all’occhio sociale soltanto e non si pensa all’anima del trapassato.
E’ da rimproverarsi la condotta di coloro che, a motivo del lutto, per settimane e mesi non vanno in Chiesa. Dicono: Non si deve uscire di casa! –
Benedicevo le case in un paese della provincia di Caltanissetta. Entrai in un grande palazzo. Prima di allontanarmi, dissi a due signorine, un po’ anziane: Avete fatta la Comunione di Pasqua?
– No; siamo a lutto e non possiamo uscire.
– Da poco tempo è morto qualcuno in famiglia?
– Morì nostro padre diciotto anni fa. – Dopo tanti anni ancora tenete il lutto? E la Messa e la Comunione… tralasciate tutto?
– Non si esce di casa! Per l’occorrente della famiglia ci pensano le persone di servizio!
Mentre rifacevo le scale, dicevo tra me: Che stranezza di lutto!… Bisognerebbe essere pazzi per giungere a tanto! –
Il lutto si conservi nel cuore anche per tutta la vita. Ma se si ama un defunto, bisogna suffragarne l’anima.
Si riduca al minimo il periodo del lutto stretto; si vada al più presto in Chiesa a pregare per i morti! La gente criticherà?… No!… Quando si sta ritirati in casa e si esce soltanto per andare in Chiesa, i buoni approvano e gl’ignoranti dicano ciò che vogliono… Tener conto degli ignoranti è stoltezza!
Era morto mio padre e dopo una settimana mia madre andava al Tempio. Nessuno la criticava!
Si disprezzi dunque dai fedeli la paura della critica e ci si preoccupi di portare sollievo ai defunti.
APPENDICE
Abbiamo pensato ai morti e a coloro che stanno per rendere l’anima a Dio. Poichè dovremo morire anche noi, pensiamo un po’ ai nostri interessi personali.
Come possiamo noi liberarci dal Purgatorio completamente ovvero ridurlo al minimo? E se avessimo peccato molto nel passato, come potremmo rimediare? Ecco lo scopo di quest’appendice.
L’amore di Dio
L’amore di Dio è un fuoco che distrugge il peccato ed anche la pena ad esse dovuta. Più forte è l’amore, più l’anima resta purificata.
Chi potesse emettere un solo atto di puro amore di Dio, nelle condizioni dovute, in un istante potrebbe annullare tutto il Purgatorio meritato in lunghi anni di vita.
Si esorta quindi a fare continui atti di amore di Dio, con più perfezione che sia possibile, specialmente quando ci si accosta al Sacramento della Confessione.
L’atto d’amore di Dio, perfetto, non abbisogna di molte parole; può farsi anche in un attimo con il pensiero. Il sentimento dominante però sia questo: o Dio, mi umilio riconoscendo le mie colpe! Le detesto con tutto il cuore, dalla più grande alla più piccola, perchè con esse ho offeso voi! Signore vi amo con tutto il cuore e lavate col vostro Sangue l’anima mia! –
Chi sa quanto Purgatorio venga diminuito, ogni qualvolta una persona si mette in tale disposizione di animo!
Non si conosce abbastanza il valore dell’atto d’amor di Dio, per questo tanti non lo sfruttano a proprio vantaggio. Si consiglia di farlo almeno mattino e sera e quando si è davanti al Tabernacolo; davanti all’immagine di Gesù Crocifisso, sanguinante, è facile eccitarsi al vero dolore dei peccati ed anche al puro amore di Dio.
L’amore del prossimo
Il primo comandamento è l’amore di Dio; il secondo è simile al primo ed è l’amore del prossimo.
L’esercizio della carità, cioè compiere le opere di misericordia corporali e spirituali, è il segreto per evitare il Purgatorio. Ad ogni atto di carità, compiuto in grazia di Dio e con retta intenzione, corrisponde una grande sottrazione di pena temporanea, più che con atti di altre virtù, perchè la carità è la regina delle virtù. Non si dimentichi che il Giudizio Universale sarà fatto esclusivamente sull’esercizio della carità; basta leggere il Vangelo per convincersene.
Pensare al Purgatorio
Sono già troppi i peccati commessi. Chi teme il Purgatorio, faccia di tutto per vivere in grande delicatezza di coscienza. La vita cristiana edificante risparmia il Purgatorio ed è una predica continua, che avvicina le anime a Dio. In questo secolo di raffreddamento religioso, in cui si corre pazzamente dietro al piacere ed ai divertimenti, è difficile restare esenti dalla corruzione, se non si medita sui castighi riservati al peccato nell’altra vita. Pensando seriamente al Purgatorio, è assai difficile, anzi impossibile, cadere in peccato. Lo dice Dio stesso: Ricordati dei tuoi novissimi e non peccherai in eterno! –
Messe in vita
Si sogliono celebrare molte Messe per i morti e poche per i vivi. Da che ho raccomandato dal pulpito e con la stampa di far celebrare Messe per l’anima proprio mentre si è in vita, molti si son decisi a farlo.
Ciascuno pensi all’anima sua mentre è su questa terra e non abbia troppa fiducia nei suffragi che i parenti faranno dopo la morte. Appena si muore, dei parenti e degli amici alcuni piangeranno, altri non faranno neppure questo, taluni diranno: Che anima buona! Certamente è in Paradiso! – I suffragi potranno ridursi a qualche preghiera ed a qualche Messa sporadica.
Conoscevo una signorina attempata, molto pia e ricca. Lasciò per testamento i suoi beni ai parenti e lasciò pure il denaro per duemila Messe di suffragio, da celebrarsi al più presto. Gli eredi non vollero farle celebrare e divisero il denaro. Quanto avrebbe fatto meglio la signorina ad applicarsi le Messe mentre era viva!
Per conoscere l’utilità delle Messe in vita si ricordino i frutti del Santo Sacrificio:
1° Merito di gloria per il Cielo.
2° Merito impetratorio per ottenere grazie.
3° Merito soddisfattorio per scontare i peccati, cioè abbreviare il Purgatorio.
Quando i vivi fanno celebrare una Messa per un defunto, a questi arriva soltanto il merito soddisfattorio ed arriva in quella misura che vuole Iddio, potendo, come si è detto innanzi, dare il Signore il merito soddisfattorio ad un’altra anima, o in parte o tutto. Il suffragio arriverà ai morti quando si celebreranno, le Messe; cosicché le anime purganti dovranno aspettare con ansia.
Quando le Messe si fanno celebrare in vita, l’anima acquista tutti e tre i meriti ed invece di aspettare il suffragio dopo morte, giunta nell’altra vita i peccati li trova già scontati, in parte o totalmente.
Le Messe per i vivi non si possono chiamare Messe Gregoriane; quindi non sarebbe esatto dire al Sacerdote: Desidero celebrate le Messe Gregoriane. –
I legati
Un ottimo mezzo per liberarsi dal Purgatorio è il pio legato, cioè destinare i propri beni a qualche opera pia.
Chi ha eredi diretti che non nuotano nell’abbondanza, non farebbe bene a lasciare un legato religioso, privando i figli del necessario.
Chi non ha eredi diretti e può disporre del suo, se tra i parenti c’è qualcuno veramente bisognoso, il primo bene lo faccia al parente. Se ciò non fosse, si assegnino i beni ad opere pie.
Quando una persona vive nell’agiatezza, è un male aumentare la ricchezza, se non ha diritto all’eredità; il più viene facilmente sprecato.
Non s’illudano certe persone, troppo attaccate ai nipoti. Quando costoro ricevono l’eredità, tranne rare eccezioni, dicono: Poteva morire prima!… E perchè non mi ha lasciato di più?… – All’esterno, per convenienza, forse si mostreranno addolorati, ma nel cuore godranno. Certe eredità vanno a finire in festa, donde il detto: I morti alla vita eterna ed i vivi alla taverna!
Sogliono i nipoti ricompensare l’eredità con molti suffragi? Càpita raramente. Può avvenire invece che qualche nipote, deluso nella speranza di ricevere di più, maledica l’anima trapassata. Ho visto in una famiglia un grande quadro in pittura; aveva al centro un grosso strappo.
Son venuto a sapere che un nipote aveva dato una coltellata sul quadro alla direzione del cuore, perchè arrabbiato per le disposizioni testamentarie dello zio.
Dice Gesù: Fatevi degli amici col mammona d’iniquità, cioè col denaro, affinchè quando sarete venuti meno, possiate essere ricevuti negli eterni tabernacoli! –
Chi può, lasci i beni, o tutti o in maggioranza, a qualche ospizio di beneficenza, o a qualche ospedale. Si pensi alle Missioni ed all’Opera dele Vocazioni Sacerdotali. Quanti giovani non possono divenire Sacerdoti per mancanza di mezzi!
Per i legati ci si consigli bene con persona prudente e competente, affinchè il testamento non possa essere impugnato da qualcuno e non si sprechi il denaro in cause disastrose.
Il bene che faranno i Sacerdoti, tirati su con borse di studio, gli atti di carità che riceveranno gli orfanelli ed i ricoverati negli ospedali, oltre ad arricchire di gloria eterna il testatore, abbrevieranno il suo Purgatorio o lo renderanno esente del tutto.
Il Privilegio Sabatino
A conclusione del lavoro, dedichiamo qualche pagina alla Regina del Purgatorio.
La Madonna ha ottenuto dal suo Divin Figliuolo Gesù un insigne favore a vantaggio dei suoi devoti, cioè l’esenzione completa o quasi completa del Purgatorio. Sappiamo questo dietro una rivelazione avuta da S. Simone Stok.
Pregava questo Santo, quand’ecco apparirgli la Vergine con Gesù Bambino in braccio, avente in mano l’abitino del Monte Carmelo. La Madonna prese a dire: Chiunque porterà degnamente questo abitino in mio onore, il primo sabato dopo la morte sarà da me liberato dal Purgatorio. –
I Sommi Pontefici hanno approvato e raccomandato vivamente questa devozione alla Madonna del Carmine.
Per godere del Privilegio Sabatino. così chiamato perchè si esce dal Purgatorio il primo sabato dopo la morte, ci sono delle condizioni da osservare:
- – Deve portarsi l’abitino della Madonna del Carmine, ovvero una medaglietta che abbia da una parte l’immagine del Cuore di Gesù e dall’altra quella della Madonna, di qualsiasi titolo. Tanto l’abitino quanto la medaglietta devono portarsi al collo e tenersi sempre.
- – E’ necessario che l’abitino o la medaglietta ricevano la benedizione dal Sacerdote che ne abbia la facoltà.
- – E’ prescritta ogni giorno la recita del Piccolo Ufficio della Madonna, ovvero bisogna astenersi dal mangiare la carne nei mercoledì, nei venerdì e nei sabati. Il Sommo Pontefice ha dato facoltà ai Sacerdoti Confessori di cambiare questa condizione in qualunque altra opera buona. Ordinariamente i Confessori assegnano la preghiera di alcuni Pater, Ave e Gloria, da recitarsi ogni giorno.
- – L’ultima condizione, che è la più importante, è la seguente: Praticare bene la virtù della purezza, in conformità al proprio stato. – Chi è dunque nella vita matrimoniale, osservi bene la purezza coniugale; chi non è nel matrimonio, pratichi con delicatezza la purezza verginale. Chi non è puro nei pensieri, negli sguardi, nelle parole e nelle azioni non si riprometta questo Privilegio. Tuttavia, se capitasse qualche caduta, si pensi subito a rialzarsi.
Onoriamo la Madonna
La Madonna è la Regina del Purgatorio.
Narra San Pier Damiani che ai suoi tempi c’era il pio uso nel popolo romano di visitare, nella notte della vigilia dell’Assunta, le principali Basiliche di Roma con ceri in mano.
Accadde che una nobile dama, mentre pregava nella Chiesa dell’Ara Coeli, sul Campidoglio, vide comparirsi dinnanzi una signora che le sembrava di riconoscere e che era morta da parecchi mesi. Presala per mano e trattala in disparte, le chiese:
– Non siete voi la mia madrina Marozia, che mi tenne al fonte battesimale? – Sì, sono proprio quella.
– E come vi trovate qui, se siete morta da tempo?
– Sino ad oggi sono rimasta in un fuoco cocentissimo in pena, delle molte vanità; ma in occasione di questa festa dell’Assunzione, Maria Santissima è scesa in Purgatorio a liberarmi assieme a moltissime altre anime, che superano il numero degli abitanti di Roma. In riconoscenza di tale liberazione, che Ella rinnova tutti gli anni in questa festa, noi ci rechiamo durante la notte nei suoi santuari; che se i vostri occhi vedono me sola, sappiate che siamo in grande moltitudine. –
L’interlocutrice ascoltava attonita e dubbiosa; allora la defunta soggiunse: In prova di quanto vi ho detto, vi annunzio che tra un anno e precisamente nel giorno dell’Assunta, anche voi morrete; e se ciò non avvenisse, riterrete per non vero quanto vi ho detto. –
San Pier Damiani ci fa pure sapere che quella dama, dopo un anno di santa vita, morì proprio nel giorno dell’Assunta.
La Madonna è la nostra buona Madre, in vita, sul letto di morte e nel Purgatorio; ma non si può attendere la sua amorosa protezione, se non la si onora.
LA CASA DI TUTTI
Lungo le vie
Verso le ore otto parto da casa con il proposito di andare direttamente al Cimitero. Attraverso le vie principali della città. Quanta vita! Quanto movimento!
I filobus sono gremiti; giungono le auto dai paesi vicini e riversano in città un gran numero di forestieri; sciami di bambini e di bambine si avviano a scuola; un plotone di fanteria, a passo cadenzato, si dirige a Piazza d’Armi; presso l’Università drappelli, in calorose conversazioni; gli attacchini ultimano il lavoro di affissione « Programma Cine-Teatro » per la serata, mentre una vetturetta va su e giù per i crocicchi principali, annunziando con l’altoparlante i titoli dei films.
Tutto osservo, pensando: Questa è la vita! Chi si preoccupa della brevità del tempo?… Chi riflette che oggi si è qui, in città, e domani si potrebbe essere nella casa di tutti, nel Cimitero?… Pazzo colui che non vuol pensare alla morte!
Eccomi all’ingresso del Cimitero. Scopro il capo, in segno di rispetto.
ALCUNE TOMBE
Fortunato pargoletto!
A dire il vero, l’ingresso al mio Cimitero è più simile all’entrata di una villa, che di un luogo sacro: diversi viali che si diramano, bordure di rosmarino e molti fiori sulla collinetta che domina l’ingresso. Tuttavia la mente si ferma a considerare una frase, rappresentata a caratteri cubitali dal mirto verde « Orate pro Defunctis »… Pregate per i Defunti!
Sì, pregare! Il luogo è sacro; non si viene qui per curiosare, ma per dare suffragio ai Trapassati.
Poco distante dal cancello, appoggiate al muro, stanno delle ghirlande, i cui fiori ricominciano ad appassire. Saranno servite ieri nei cortei funebri. Ognuna di esse rappresenta l’ultimo segno di affetto a persona cara estinta.
Un rumore mi distrae e mi obbliga a mettermi lateralmente sul viale di destra: entra un carro funebre.
Non c’è corteo né ghirlande sul carro, solo una piccola cassa.
Povero bimbo, o meglio, fortunato pargoletto! Tu entri nella Casa di tutti a principio della giornata. Buon per te, che sei stato reciso all’alba della vita… così l’anima tua non ha potuto essere profanata dal fango del mondo! Ringrazia il Creatore che ti ha annoverato subito tra i suoi Beati.
E la mamma di questo bimbo? Chi sa quale strazio avrà in cuore in questo momento!… Donna, non affliggerti troppo! Più presto che tu non creda, verrai anche tu nella Casa di tutti e riposerà il tuo corpo a fianco all’avello del tuo pargoletto!
Povero operaio!
Semplice questa tomba di minatore, sormontata da un macigno! La sua dicitura attira la mia attenzione: « La pietra ch’egli schiantava alla terra, gli schiantò la vita! ».
Povero uomo, vittima del lavoro! Non pensavi quella mattina, partendo da casa, che altri in giornata ti avrebbero portato cadavere in seno alla famiglia! E quanti oggi, forse in questo momento, saranno per fare la tua fine!… In un attimo, o minatore, perdesti la vita! E l’anima tua come si trovava in quel momento estremo? Eri forse un bestemmiatore o un uomo dedito al vizio?… Oggi che sei nell’altra vita, certamente i tuoi sentimenti sono diversi da quando stavi in terra!
« Requiem aeternam dona ei, Domine » !
Uguaglianza
La Cappella della Confraternita del Sacramento è antica, ma in ottimo stato. Sul frontone principale è scritto: «Qui la vera uguaglianza! ».
L’uguaglianza che i popoli agognano è una chimera. Nel mondo c’è stata e ci sarà sempre la disparità. Ma qui, nella Casa di tutti, l’uguaglianza è possibile! Quel ricco fu seppellito, ma senza una lira in tasca… così fu seppellito il suo servo! Il corpo di quella nobildonna è puzzolente ed i vermi si saziano delle sue carni! E’ giusto che sia così, poichè i corpi delle sue persone di servizio hanno già subito da tempo questa sorte!
Soltanto la finezza dei marmi e la grandiosità del sepolcro differenziano la dimora del ricco da quella del povero; ma tutto ciò è accidentale; questo lusso interessa ai vivi solamente; i morti sotto terra sono perfettamente uguali e se si estraessero due scheletri dalle tombe, non sarebbe possibile distinguere il ricco dal povero.
Se si pensasse a questa realtà, come si starebbe meglio in quel grande albergo cittadino!… La cosiddetta «città» per me è un albergo, ove si può dimorare più o meno a lungo. Ma la vera città è questa, la Casa di tutti, ove chi entra, vi resterà per sempre…
Bugie!
Il viale è lungo; a destra ed a sinistra si ergono delle tombe, ma sono molte e non è possibile considerarle tutte. Qualcuna mi colpisce e mi obbliga a fermarmi.
… Il sepolcro è sontuosissimo, sormontato da un mezzo busto; fiori all’intorno ed una lampada accesa; gli emblemi delle virtù teologali sono artistici: la croce, l’àncora, la fiaccola; l’iscrizione del seguente tenore: « Mente eletta – Cuore nobile – beneficò gli altri, dimentico di sè – Sposa e figli straziati ne piangono il trapasso ».
Bugie! Bugie! Il mondo è un ammasso di menzogne! Nel Cimitero però la menzogna regna sovrana: Tutti i morti sono onesti e caritatevoli. Pare che la morte scelga soltanto i buoni!
Ho conosciuto quest’uomo… dalla mente eletta e dal cuore nobile! Ricordo bensi ciò che si diceva alla sua morte: Avrebbe fatto meglio a morire cinquant’anni prima!… Quanti padri di famiglia ha fatto piangere!… A quanti operai ha succhiato il sangue!… Quante prepotenze ed angherie ha fatto!… Prima di spirare colpito da male improvviso, invece di chiamare Dio, disse al servo: La chiave della cassaforte alle figlie femmine! – E cessò di vivere. Il suo corteo funebre fu di primo ordine: ghirlande senza numero e lunghe teorie di automobili.
Ora sei qui, nobile signore, in pasto ai vermi! Hai gabbato il mondo, ma non certamente Dio. Avresti fatto meglio ad essere più caritatevole. Le ricchezze ammassate non sono più tue. Quante campagne possedevi! Adesso ti bastano pochi palmi di terra!
O infelici ricchi! Siete invidiati dai mondani, ma Gesù ha lanciato contro di voi un «guai» terribile: Guai a voi, o ricchi! E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, anziché un ricco entrare in Paradiso!
Tre donne
Sento dei singhiozzi. Passano vicino a me tre giovani donne, vestite a nero dagli occhi bassi e dal passo lento; una di esse porta un mazzo di fiori.
Dall’assieme mi persuado che sono state colpite da lutto recente.
Le tre giovani sostano un poco, si orientano meglio e poi affrettano il passo; hanno individuato la tomba.
Povero cuore umano! Nella fede e nel pianto puoi trovar sollievo!
Le giovani cadono in ginocchio sopra la tomba della madre; una di esse grida: Mamma mia! – mentre le altre due pregano lacrimando.
Che cosa passa nel cuore di queste orfane? Quale dolore è simile al loro? Quale attrattiva può avere in questo momento la vita per esse?… Soltanto il tempo potrà diminuire l’atrocità del dolore!
Un nuovo inquilino
Entra ancora un carro funebre, ricoperto di ghirlande. Non è un bambino strappato alla vita, ma una persona matura; questo mi dice la cassa ed il lungo drappo nero disteso sulla bara.
Seguono il carro una ventina di uomini, a capo scoperto e con gli occhi bassi. Gli uomini… ingolfati negli affari, dimentichi forse dell’altra vita… in questo momento, a contatto con la morte, meditano. Si convincono che tutto passa quaggiù!
Oh, se questi uomini pensassero più spesso alla morte, come sarebbe più retta la loro vita!
Fiore di bellezza
Continuo il mio giro di osservazione ed eccomi davanti ad una tomba assai modesta. Non posso andare oltre, senza recitare una preghiera di suffragio.
Contemplo il piccolo ritratto, incastonato nel marmo sepolcrale. Mi pare di vederla ancora la buona signora sul letto di morte! L’avevo assistita io e l’avevo preparata ai passo estremo.
Povera signora, vittima della sua bellezza! Un tale mi diceva un giorno: Sono stato in giro per l’Italia, ho visto tanta gente, ma non ho scorto mai tanta bellezza quanta in questa donna! –
Quanti uomini avevano aspirato alla sua mano! Per sposarla si commisero due delitti: fu ucciso suo padre e suo fratello; l’assassino divenne il marito.
La povera donna dovette convivere con l’uccisore di suo padre… ma dopo un decennio moriva di crepacuore.
Ed ora tu, o donna, sei in questa tomba! Chi pensa più alla tua bellezza? Il tuo volto, se venisse esposto, farebbe orrore!…
Pazzi gli uomini che vanno perdutamente dietro alla fallace avvenenza delle donne!
Come i cani!…
« Viale degli uomini illustri»… Anche nel Cimitero, ove viene seppellita la superbia umana, si parla di grandezza terrena. Convenienza sociale! Ma!…
Eccomi all’inizio di questo viale; osservo attentamente la prima tomba, proprio la prima. Che disillusione e che amarezza! Taccio il nome dell’uomo «illustre»… professore d’Università e scrittore! La città gli ha dedicata una via e lo ritiene per grande. Davanti ai miei occhi si presenta come un miserabile, indegno di stare in un Camposanto!
Ne avevo sentito parlare tanto, specialmente subito dopo la sua morte, quand’ero ancor giovane. Durante il corteo funebre, da che la bara si mosse da casa finchè entrò nel Cimitero, un vento formidabile si scatenò sulla città e tanti atterriti esclamarono: Pare che tutti i diavoli siano usciti dall’inferno per far festa, compreso Lucifero,… al quale il defunto aveva dedicato un inno.
Era quest’uomo illustre un massone; volle morire da ateo e fu seppellito da tale. La tomba non ha alcun segno religioso, né la Croce, né una parola dell’iscrizione che ricordi l’al di là!… Due versi dialettali incisi sul marmo e due figure a bassorilievo… simboli della disonestà!
E tu sei un uomo illustre?… Vergogna e disonore della mia città! Senza la fede in un Essere Supremo, la tua vita fu poco corretta! Tu fosti un pusillanime, specialmente negli ultimi giorni della tua carriera terrena! Ti si disse: Ormai è tempo di pensare all’anima! C’è pronto un Sacerdote!… – E tu rispondesti… da vile: Che cosa diranno i fratelli della sètta, quando sapranno che io li ho traditi? Dove andrebbe il mio onore? – Se tu fossi stato un «uomo», non dico illustre, ma un semplice uomo, avresti dovuto dire: Cacciate i massoni che hanno piantonato il palazzo! Voglio regolare i conti con Dio! Prima di tutto dar conto a Dio e poi agli uomini!
Resto a lungo a meditare davanti a questo triste avello!… Morire come un cane, essere seppellito senza gli onori funebri religiosi e poi… essere annoverato tra gli uomini illustri in un Campo Santo, ove tutto parla di Dio, di anima e di eternità!
Colpito da questa scena, vado innanzi con il proposito di accertarmi se ci siano altre tombe del genere. Purtroppo nel celebre viale scorgo altri sepolcri senza le insegne religiose… fortunatamente poche. Quivi sono seppelliti dei giuristi e dei celebri chirurghi.
Mi domando: Ma perchè uomini tanto benemeriti della società, sono morti ostili. alla Religione sino al punto di non volere neppure la Croce sulla tomba?… E’ il frutto della Massoneria! Tante belle menti, al tempo in cui la terribile setta dominava, rinnegarono la fede, pur di avere un cattedrino nell’Università!… Infelici! Pochi anni di quieto vivere e poi…. Dio non voglia!… l’eterna dannazione!
Il supercomico
Simpatica la figura di questo artista teatrale! Il suo sepolcro è sormontato da quattro colonne massicce; vicino alla pietra sepolcrale si scorge il suo volto, collocato sopra una colonnina.
I principali teatri d’Italia e di America per lunghi anni hanno avuto l’onore di essere calcati da questo comico. Quanti applausi riscossi!
Ed ora, o grande artista, tutto tace attorno a te! E’ calato il sipario sulla tua vita e tutto è finito! Buono per te che sei morto con i conforti religiosi!
La tua tomba di artista mi fa pensare che la vita è un teatro, ove ognuno ha una parte da compiere: chi fa da padrone e chi da servo, chi da padre e chi da figlio. Tutto sta a disimpegnare bene la propria parte. Se il servo sul palco dimostra più arte del suo padrone, sarà lui a riscuotere gli applausi. Così davanti a Dio. Merita più lode al tribunale del Giudice Supremo l’umile operaio onesto e religioso, che non il più grande monarca immorale e superbo, ovvero il professore ateo!
Passa una bara
Il piano del Cimitero è irregolare; mi tocca scendere per una breve scala. Verso la metà sono costretto a sostare lateralmente, per lasciare libero il passo a due necrofori. Portano sulle spalle una bara.
Certamente la dissoluzione del cadavere è inoltrata. Dalle fessure della cassa viene fuori un fetore cadaverico così nauseante, che io non posso resistere. Affretto il passo per allontanarmi da questa atmosfera pestilenziale, ma è inutile. Per diverse ore risento questo puzzo.
Ma come resistono i necrofori? Forse l’abitudine attutisce la loro sensibilità. Le donne… ed anche certi uomini… vanno in cerca di profumi per mostrarsi belli ed attraenti in società; costoro vivono di illusione. Pensino a profumare con opere buone la loro vita e non assecondino le dilettazioni di quel corpo, che da un momento all’altro può divenire sorgente di fetore insopportabile!
Un cuore di donna
Per chi non ne conosce la storia, questa tomba potrebbe essere di secondaria importanza, ma non per me.
I marmi sono ultrafini; una Croce snella si eleva verso il cielo, mentre una figura di donna campeggia sulla pietra sepolcrale. E’ una giovane sposa che piange la perdita del compagno della vita. Le sue mani stringono la base della Croce, mentre il corpo, affranto dal dolore, pare insensibile a tutto.
« Strappato inesorabilmente alla terra. – Nel cor della sposa vive e vivrà». Così l’iscrizione.
Sembrerebbe sincero il dolore di questa donna, comprovato dall’artistico altorilievo e dall’iscrizione… eppure non è così.
Trascorsi appena tre mesi dalla morte dello sposo, la giovane inconsolabile (?) prendeva la fuga con il suo autista e si dava alla vita gaudente!
Ed ecco questo monumento, turpe menzogna tra le menzogne, a testimoniare la falsità di tanti sentimenti muliebri!
Un’iscrizione
Probabilmente questa iscrizione sepolcrale avrà avuto origine da Roma e precisamente dal Cimitero del Campo Verano: « Io fui quel che tu sei – Tu sarai quel ch’io sono » ! Iscrizione semplice e – vera, che fa molto riflettere.
« Io fui quel che tu sei » – mi dice l’avello che mi sta dinanzi, cioè, anch’io un tempo venivo al Cimitero, visitavo le, tombe, meditavo e poi ritornavo in città; facevo ciò che tu adesso fai. Però « Tu sarai quel ch’io sono! » – cioè verrà giorno in cui tu sarai come me. Anche tu sarai chiuso in una tomba e verranno altri a visitarti qui.
Quanta sapienza!
Questo Commendatore doveva essere di certo un uomo riflessivo e molto retto. Il suo ritratto ne dice qualche cosa, ma l’epigrafe rivela tutto: « La mia tomba è muta, ma eloquente – Arcani misteri raccoglie – Il silenzio del Cimitero mi è stato faro luminoso – Una volta alla settimana qui son venuto – Per questo nella mia vita non ho fatto male ad alcuno ».
Ma guarda un po’ quanta sapienza in questo scritto! La tomba è muta, ma è più eloquente del professore assiso in cattedra; raccoglie arcani misteri… i misteri dell’ oltretomba… che solo la luce della Fede può illuminare!
Se tutti venisesro al Cimitero una volta alla settimana e meditassero seriamente sulla brevità della vita e sulla vanità delle cose mondane, come cambierebbe subito l’aspetto di ogni famiglia e dell’intera società! A Camposanto è un faro luminoso. Beato colui che sa vivere alla sua luce!
Sullo spiazzale del deposito
Sinora mi sono fermato a considerare qualche tomba, illustrando delle epigrafi. Ben poca cosa! Sono nel Cimitero, nella Casa dei Morti, ma non mi son trovato ancora davanti ad un cadavere esposto al mio sguardo. Io vorrei che per un’oretta fossero scoperti tutti i sepolcri e così poter contemplare i cadaveri che stanno nel sottosuolo! Ma questo non è possibile! Tuttavia è necessario trovarmi almeno davanti a qualche cadavere, per meditare sul corpo umano in via di dissoluzione.
In un grande Cimitero, come quello che sto descrivendo, non possono mancare le occasioni di vedere dei cadaveri. Mi avvio quindi al cosiddetto «deposito» o camera mortuaria, ove vengono deposte le nuove casse funebri. Il momento è propizio, poichè un solenne corteo funebre già s’interna nel Cimitero; mi accodo ad esso.
Il carro sosta davanti al deposito. Domando ad uno dei presenti: Chi è questo defunto? – E’ una nobile signora! – Doveva essere molto stimata per avere un corteo così devoto! – Era una dama di carità. I molti poveri assistiti e le famiglie beneficate hanno partecipato al completo. –
Sul carro non c’è una ghirlanda: soltanto sulla bara è posto un mazzo di crisantemi; numerosi cartoncini, collocati bellamente sul carro, formano il vero ornamento: « Il flore che non marcisce ».
Intanto la cassa è tratta dal carro e quattro uomini, a capo scoperto, la portano nel deposito. Mi commuove la scena di quella vecchierella, la quale, stesa la mano e toccata la bara, porta alle labbra le dita e le bacia ripetutamente; tra le lacrime esclama: O Signore, datele il Paradiso, perchè ci è stata madre! –
In meno di un quarto d’ora, il corteo è sparito; lo spiazzale davanti al deposito è sgombro… pronto ad esser ripopolato, forse dopo qualche istante.
Approfitto di questo momento di tregua per entrare nel deposito… della carne umana… Voglio osservare tutto con calma… e meditare sul corpo umano!
IL CADAVERE
La carne umana
Il corpo umano come è idolatrato! Pare che non ci sia altro sulla terra da pensare se non il corpo! Procurare alla carne umana ogni piacere, lecito o illecito: cibi squisiti, bevande inebrianti, danze, passeggi, libertà di sguardo e di tratto! E poi saloni, profumerie, case di bellezza e di manicure… tutto ha per scopo l’idolatria del corpo!
Vorrei in questo momento, qui con me, dentro il deposito, tutti i cultori esagerati del corpo umano per farli. rinsavire!
Il deposito, piuttosto ampio, ha la forma di una Croce Latina; sulla parete centrale è posto un Crocifisso, alla cui base arde una piccola lampada. Qua e là scorgo delle casse funebri, collocate con un certo ordine.
Ferve il lavoro di saldatura. Alcune bare sono scoperte e poste su dei panconi. Gli stagnini pare che abbiano premura di sbrigarsi e sollecitano i garzoni al lavoro. La semioscurità del luogo, il puzzo degli acidi per la saldatura, i cadaveri scoperti… tutto mi pare suggestivo.
Verso il centro del deposito vedo una bara, prossima ad essere saldata; sono presenti due della famiglia. Viene rimosso il lenzuolo dalla faccia del cadavere ed ecco apparire il volto di una vecchietta: occhi infossati, bocca semiaperta, colore cereo. La faccia è ricoperta di un abbondante sudore cadaverico.
Povera vecchietta! Chi sa quanto avrai sofferto su questa terra!… Quanto avrà palpitato il tuo cuore! Quanta eredità di affetti avrai lasciato in seno ai tuoi!… Ora « riposa in pace! ».
Lo stagnino ricopre il cadavere, fa con sveltezza la saldatura e dice a due necrofori: Via!
Quasi fosse una cassa d’imballaggio, viene trasportata con la massima indifferenza al luogo della sepoltura.
Un altro stagnino, quasi contemporaneamente, ha saldato la bara di un bambino di quattro anni. Un necroforo mette sulla spalla la piccola cassa e si avvia alla sepoltura… mentre continua a consumare la sua sigaretta. Seguo con lo sguardo il necroforo, sino alla svolta del viale, impressionato dal suo cinismo, e guardando la sigaretta accesa, penso: Cosi il corpo umano: fumo che passa… cenere che resta!
Mentre continua il lavoro, voglio osservare attentamente l’interno del deposito. Le casse giunte nella mattinata sono tutte vicine; le conto… sono nove.
Chiedo ad un operaio: In media, giornalmente, quanti morti si hanno in città? – Non li ho mai contati; ma credo che il numero va da venti a trenta. In certi mesi però il numero diviene doppio e triplo, a motivo di qualche epidemia; ciò avviene nel cuore dell’inverno e nei forti calori estivi. Sono tanti anni che lavoro in questo deposito e ne ho visto entrare delle bare! –
In un angolo del deposito vedo tante casse; sotto qualcuna scorgo un liquido rossastro quasi vischioso… Sono queste le bare giunte ieri e si devono assolutamente seppellire oggi.
Esco dal deposito con il proponimento di assistere alla sepoltura di qualche bara.
Ad una cinquantina di passi, sul viale centrale, passano due becchini, che portano una cassa. Scopro il capo per rispetto ed intanto guardo con occhio di commiserazione due giovani… forse novelli sposi… venuti in città per il viaggio di nozze. Costoro sono a pochi passi da me e non si accorgono del passaggio della bara; stanno a braccetto, di tanto in tanto fanno una risatina, osservano qualche tomba e poi guardano a distanza con il binocolo. La vista di questa coppia mi fa quasi dispetto, perchè in contrasto con il luogo sacro e con i miei sentimenti… Nel Cimitero si viene per pregare e per meditare e non già per curiosità! E tu, donna, osi venire qui… ove tutto è austero ed arcano… osi venire in abito di moda, imbellettata e cosparsa di profumi?!
Mi avvio intanto verso un gruppetto di uomini, che parlano sommessamente, e mi accorgo che ai loro piedi c’è una bara; si prepara la sepoltura.
La fossa è pronta, alta circa un metro e mezzo; il Sacerdote l’ha benedetta nella mattinata. Prima che la cassa sia sepolta, si fa la ricognizione del cadavere, alla presenza di qualcuno dei parenti. Sono qui presenti parecchi congiunti del defunto, tutti uomini. Mi permetto di rivolger loro la parola: Io sono Sacerdote, sono stato tante volte vicino a dei cadaveri e so l’impressione triste che lascia l’ultimo sguardo dato al defunto prima della sepoltura. Se ci sono qui parenti intimi del morto, si allontanino; faccia la ricognizione qualche amico soltanto! –
Non si accetta il mio consiglio; tutti vogliono vedere il cadavere. Appena tolto il coperchio, nessuno dice sillaba; tutti gli occhi sul cadavere. Il defunto è un uomo sulla sessantina; il suo volto è esageratamente gonfio e quindi alterato.
Gli uomini, che per qualche istante sono rimasti muti e fissi sul cadavere, subito dopo ne ritorcono lo sguardo e si allontanano lentamente dal feretro, dicendo: …Avrei fatto meglio e non guardarlo!… Come ci si trasforma a due giorni dalla morte!
Fatta la ricognizione, gl’interessati meditabondi se ne partono; io invece resto a guardare. I fossori servendosi di corde, depongono la bara nella fossa e cominciano a ricoprirla di terra.
Vedo intanto ciò che mai ho visto: uno dei fossori scaraventa con furia la zappa sulla bara, alla direzione del capo, e frantuma il coperchio.
– Scusate, brav’uomo, se chiedo spiegazione! Questo colpo di zappa sulla cassa potrebbe sembrare uno sfregio al defunto! –
– Non è cosi! Noi operai, facendo questo, eseguiamo un ordine ricevuto. Le bare poste nel campo comune, non avendo il sito in perpetuo, dopo circa otto anni devono essere rimosse ed i cadaveri si mettono nell’ossario. E’ necessario affrettare la dissoluzione del corpo umano; il colpo di zappa sulla cassa fa raggiungere meglio lo scopo, in quanto la frattura del legno permette all’aria di penetrare e di compiere in fretta l’opera di dissoluzione. –
… Povero corpo umano … tanto accarezzato in vita… tanto umiliato in morte! Ricoperta la fossa, su di essa viene collocata una Croce.
La Croce di Cristo, segno di vittoria sulla morte, come è eloquente sul sepolcro!
Una esumazione
L’orario è propizio per assistere a delle scene emozionanti, poichè oltre che alle sepolture, hanno luogo le esumazioni.
I cadaveri vengono esumati per essere collocati nei loculi di proprietà o nell’ossario comune.
Scorgo in fondo al campo comune, in una piccola cinta, una decina di persone, tra uomini e donne; mi avvicino e dall’assieme mi convinco che sono in aspettativa di qualche cosa.
– Scusino la mia indiscrezione! Sono loro venuti a visitare qualche tomba? – Reverende, non si tratta di semplice visita! Si deve esumare un cadavere ed aspettiamo i becchini!
– Da molti anni ha avuto luogo la sepoltura?
– No, da sei mesi. La cassa è stata posta qui, affinchè il corpo possa asciugarsi un poco. Appartenendo noi ad una Confraternita, abbiamo diritto ad alcuni loculi.
– Ma verrà esumato il cadavere, oppure si trasporterà soltanto la cassa al posto definitivo?
– La cassa solamente! Tuttavia qui ci siamo dei congiunti e, desiderando vedere il cadavere, faremo scoperchiare qualche istante la bara.
– Ascoltino il mio consiglio! Rinunzino a guardare il cadavere, specialmente le donne!… Ma loro sanno cosa sia un corpo dopo sei mesi di sepoltura? –
Una levata di scudi generale! – Voglio vedere Lucia!… L’ultimo sguardo a mia sorella!… L’ultimo bacio alla mamma mia!…
Non insisto; però m’intrattengo a chiacchierare sino alla venuta dei beccamorti. Mi presentano intanto la fotografia. La signora Lucia ha lineamenti delicati; all’aspetto pare una vera matrona.
– Avesse lei visto che bella signora era la morta! Peccato morire a trentacinque anni e lasciare quattro orfanelli!
I becchini sono giunti; con pochi colpi di martello abbattono la leggera parete di mattonelle e calce ed estraggono dalla propagine la cassa.
Il legno è umido e leggermente tarlato nella parete laterale. Dietro insistenza dei presenti, viene tolto il coperchio alla bara.
Ecco apparire un lenzuolo, dagli orli ricamati; un leggero strato di muffa lo ricopre, mentre qua e là si vedono grosse chiazze di sangue oscuro.
Sollevata la parte anteriore del lenzuolo, è un grido di spavento e di dolore; un uomo esclama: Basta! Chiudiamo e via!
Che disillusione! Il capo della defunta è già teschio; ciocche di capelli biondi si scorgono vicino; la faccia non si può mirare, poichè appare solo una grossa macchia nera; il petto è ricoperto da una poltiglia, mista a rosso e nero…
La figlia quindicenne ed un’altra donna stanno per svenire.
– Reverendo, avremmo fatto meglio ad ascoltare il suo suggerimento! – esclama un uomo, mentre asciuga le lagrime.
Restare indifferenti davanti a certe scene, non è possibile; il cuore umano ha delle fibre assai delicate, per cui si commuove e sente il bisogno di piangere. Anch’io mi mommuovo davanti al dolore di questa gente e verso qualche lacrima.
Sorpresa
Lo strato di zinco forato, posto fra il fondo della bara ed il cadavere, ha per scopo di lasciare nell’asciutto lo scheletro, staccandolo dagli umori della poltiglia della carne umana in dissoluzione. Questa delicatezza dei superstiti non rallenta e, peggio ancora, non impedisce la corruzione del cadavere. Inesorabilmente, chi va nella tomba, presto o tardi deve ridursi in polvere, tenendo conto che il corpo più è pingue, più in fretta ne avviene la corruzione. Possono capitare dei fatti curiosi a questo riguardo e sono più frequenti di quanto si possa pensare. Qua e là nel grande Cimitero si lavora; è quasi mezzogiorno. Continuo il mio giro di osservazione, notando quanto c’è di rilevante.
Verso la cinta di ponente, e precisamente sotto i cipressi, vedo una piccola squadra di vesti nere; sono chierici. Conosco il loro superiore e chiedo: E’ avvenuto di recente qualche lutto in comunità? – No; si tratta di esumare il cadavere di un chierico, morto tisico dieci anni or sono. Le sue ossa verranno messe in questa cassetta di zinco e collocate nella cappella della nostra Famiglia Religiosa.
– E questi chierici impressionati?
– Sarà; li ho condotti qui, affinchè facciano un po’ di meditazione; sono giovani, ancora sotto l’influsso delle attrattive del mondo e, considerando la morte, potranno rafforzare la loro volontà nella vocazione religiosa.
I fossori dànno di piglio prima alla zappa e poi alla pala ed in meno di un quarto d’ora di lavoro ecco apparire la cassa; viene portata su; un operaio le toglie il coperchio e si vede ciò che nessuno si aspetta: il ventenne chierico, da dieci anni seppellito, pare intatto, come se fosse morto qualche giorno prima: la berretta in testa, il volto atteggiato a serenità, una corona del Rosario tra le mani giunte, le membra dolcemente distese.
– Possibile, esclama il superiore dei chierici, che dopo tanto tempo il cadavere sia intatto?… Ed ora come fare a mettere il corpo in questa cassetta di zinco? Bisognerà rompere le membra!
– Non si dia pensiero, dice un fossore, perchè il rimedio è pronto! –
Così dicendo, prende tra le braccia la cassa, la muove un poco a modo di staccio… e tutto il corpo del chierico si riduce ad un mucchietto di cenere.
Tutti i presenti restammo meravigliati. – Dunque, quel che vedevamo, non era; il corpo, ma soltanto un sottilissimo strato esterno!
Senza frapporre tempo in mezzo i due fossori riversano quel poco di cenere nella cassetta di zinco e, con cinismo impareggiabile, parlano dei loro affari. Intanto io penso alle parole che disse il Creatore al primo uomo peccatore: Ricordati, o uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai!
Sì, tutti sulla terra siamo polvere, o meglio, cenere e fango. Insuperbirsi è da sciocchi.
INTERVALLO
Da diverse ore sto nel Cimitero; ho visto molto, ma c’è ancora altro da vedere. E’ necessario interrompere il mio studio per sollevare un po’ l’animo. Decido di andare a casa, con il proposito di ritornare subito nel pomeriggio.
Sono già immerso in profondi pensieri: le tombe, le sepolture, le esumazioni… tutto mi è presente nell’immaginazione. Uscito dal Camposanto, due mendicanti mi chiedono l’elemosina: Per l’anima dei vostri morti, dateci qualche cosa!
Una sosta
Dò il mio obolo e domando una spiegazione: Quando io entravo questa mattina nel Cimitero, mi pare che voi due eravate presso quel parapetto. Perchè allora non avete chiesto l’elemosina? –
Il più anziano, con un sorrisetto misto a furbizia, mi rispose: Dopo tanti anni di mendicità, abbiamo un po’ di esperienza. Se domandiamo la carità a coloro che entrano nel Camposanto, o fingono di non sentire o ci danno un piccolissimo obolo. Invece all’uscita quasi tutti sono disposti a fare l’elemosina, perchè hanno l’animo commosso. – Chi avrebbe mai riflettuto a questa tattica di mendicità!
Un corteo
Monto sul filobus, gremito di persone. Impiegati, operai e studenti fanno ritorno a casa; è. l’ora del pranzo. A tutto pensa la gente, di tutto parla, tranne della morte. I soliti argomenti in campo: denaro da spendere, preoccupazioni della famiglia, la partita di calcio, qualche questione di politica… Forse io soltanto fra tutti i viaggiatori penso alla brevità della vita ed alla vanità delle sollecitudini mondane. Ma Iddio, provvidente, vuole che si pensi alla morte, la ricorda di continuo a tutti… anche a coloro che non vorrebbero pensarla!
Si attraversano le vie principali della città e dal fllobus si osserva un po’ di tutto in rapida visione. All’improvviso la vettura sosta e sostano pure tutte le altre macchine. Un semplice sguardo dice tutto: passa un corteo funebre. Si interrompe il via-vai, cessa il rumore cittadino… tutti gli occhi sono puntati sul feretro; quasi tutti scoprono il capo, mentre il metropolitano in rigido «attenti!» pare voglia dare l’addio ufficiale al defunto.
Lentamente procede il corteo funebre. Dopo pochi minuti ricomincia il movimento vertiginoso delle vetture, ognuno riprende la via e gli affari.
Io vorrei domandare: O voi, che avete dato un segno di rispetto al cadavere, avete detto nel vostro intimo: Dovrò morire anch’io!…? Devo essere più buono con il prossimo!…? Devo lasciare quella catena peccaminosa!…? Forse vi siete limitati ad un atto di semplice convenienza sociale… e basta! Troppo poco!
Di ritorno
A casa non indugio molto; mi preme ritornare presto al Cimitero. Difatti alle ore tre pomeridiane sono di nuovo all’ingresso della Casa di tutti.
Questa volta credo bene rivolgermi al custode del Cimitero per avere qualche delucidazione.
– E’ possibile fermarsi qui sino all’imbrunire? Ho bisogno di osservare certe cose, doevndo comporre scritto.
– Fate liberamente!
– Sarei anche tanto grata se qualcuno mi facesse da guida!
– Per il momento non posso allontanarmi da qui; fra qualche ora verrò a un modesto rintracciarvi e mi metterò a vostra disposizione. –
Eccomi nuovamente in giro per il Cimitero; posso dire di essere solo, poichè non scorgo gente nel sacro recinto: c’è solamente qualche operaio al lavoro.
Mi dirigo al Campo dei Caduti ed intanto leggo un’iscrizione, messa sul frontone di una Cappella « La pietà per gli estinti è il santo dovere dei superstiti ». In realtà è così: è un dovere ricordare i trapassati e più che tutto pregare per loro.
TOMBE GLORIOSE
Il Campo dei Caduti
Il tratto di terreno riservato ai Caduti in guerra, è piano e di forma rettangolare. Tutte le tombe sono uguali, tranne cinque, riservate a Medaglie d’Argento ed una a Medaglia d’Oro. Nel centro si erge un maestoso monumento, che rappresenta tre Angeli in atto di raccogliere l’ultimo respiro dei militari sul campo di battaglia. Sette obiei di «305» sono posti attorno al monumento, sul quale si legge questa iscrizione: « Le ossa alla terra – il cuore all’Italia – L’anima a Dio ».
I Caduti di quattro guerre sono qui raccolti; ma sono soltanto una buona parte.
La voce del sangue intanto mi chiama ad una tomba. Tante volte son venuto qui a pregare ed in questo momento devo farlo più che mai; è uno dei miei cari fratelli che devo ricordare.
« Qui giace il Fante Placido Tomaselli – Caduto a Palmanova il 7-XI-1917 ». Istintivamente piego le ginocchia e fisso il ritratto di mio fratello. Quanti ricordi!
« Tu, amato fratello, lo dicesti in famiglia quel giorno in cui venisti a trovare la mamma: Questa è l’ultima mia fotografia! Vi resterà per ricordo dopo la mia morte! Due anni sono stato in trincea… là devo ritornare… là lascerò la vita!
«Fosti profeta!… Quello stesso ritratto ora è qui, sulla tua tomba!
« Nel fiore dei tuoi ventidue anni, durante la ritirata di Caporetto, venivi sventrato da arma tedesca e poi fra gli spasimi, chiudevi gli occhi alla terra… stritolato dai piedi dei cavalli nemici!
« Riposa in pace, anima cara! Quel Dio che imparasti a conoscere in mia compagnia presso le ginocchia materne, quel Dio che ti fu forza durante la vita, sia ora il tuo gaudio eterno!… ».
Sento il bisogno di baciare il freddo marmo della tomba e ricordo intanto… l’ultimo bacio che diedi al mio Placido il 14 aprile del « 1917»…
La tomba di mio fratello è un poema; altrettanti poemi sono gli avelli degli altri Caduti.
In un momento vado col pensiero ai campi di battaglia e mi sembra di vedere… folte schiere di giovani lottare col nemico. Scoppio di bombe, raffiche di mitraglia, aerei che precipitano… e dopo breve tempo… tutto tace! Restano solo cadaveri insanguinati e membra sparse! Eroi d’Italia, ora siete qui! La pietà dei congiunti ha reclamato le vostre ossa, per avere agio di vèrsare lacrime sulle vostre tombe!
Non so staccare lo sguardo da questo campo! Per triste esperienza fatta nella mia famiglia, vedo presso queste tombe mamme e spose che piangono ed orfanelli derelitti!
Un profondo solco di dolore avete lasciato, o gloriosi Caduti, nel cuore dei vostri cari! La vostra morte prematura e violenta ha accresciuto la pena della vostra perdita.
Permettetemi, o eroi della patria, una riflessione! Quanti sogni di gloria e di amore vi sorridevano sino all’ultimo giorno della vita! Sopraggiunse la morte e tutto ciò che formava il vostro ideale, svanì come nebbia al sole!… Tutto nel mondo è vanità, anzi vanità delle vanità! Uno solo è l’ideale da attuarsi, assicurarsi la vita eterna con la santità delle opere!… Morire per la patria terrena… meritare delle medaglie al valor militare, lasciare un nome nella storia, tutto ciò giova niente per l’altra vita! Fortunati voi se, quando venne l’Angelo della morte, eravate in grazia di Dio! Il vostro trapasso sul campo di battaglia fu in tal caso un saluto alla terra ed un sorriso al Cielo!
Povera madre
Mentre sto per allontanarmi dal campo dei Caduti, vedo una vecchietta avanzarsi con la corona del Rosario in mano ed un lumino di cera. La seguo con lo sguardo.
La povera donna si ferma ad una tomba, bacia per prima il ritratto incastonato sulla pietra sepolcrale, accende il lumino e si pone a sedere lì vicino, recitando il Rosario. E’ così assorta nei suoi pensieri che non bada a me; io però l’avvicino e le rivolgo la parola: Chi sarebbe questo defunto?
– E’ mio figlio! Iddio mi diede otto figliuoli; di essi ne morirono sette nelle fasce, questo fu l’unico che potei vedere crescere. Com’era buono! Morì qui, vicino alla città, mentre stava presso una batteria contraerea! Fu vittima di una incursione. Un giorno prima di morire era venuto a trovarmi ed in quelle due ore quante cose mi disse! Chi avrebbe mai pensato che quello sarebbe stato l’ultimo incontro con mio figlio! L’indomani il mio tesoro… non posso pensarci… era fatto a pezzi!… Non potei vederlo più, perchè le sue membra furono chiuse nella bara. –
La donna piange dirottamente ed io sento quasi rimorso di averle rinnovato questo dolore. Tuttavia le chiedo ancora: Venite spesso qui al Cimitero?
– Il venti di ogni mese vengo qui, accendo il lumino e poi prego. Mio figlio morì il venti luglio del «’43 ». Mio figlio è morto, eppure ancora mi aiuta. Ogni giorno è lui che mi dà il pane, con la pensione che percepisco.
– Fatevi coraggio, buona signora. Anche mio fratello è sepolto in questo campo! Mia madre visse sempre in profondo cordoglio per questo lutto; comprendo perciò qual dolore agiti l’animo vostro!
La donna conclude: Tirare su un figlio tra mille cure, vederlo alle porte della vita… ed improvvisamente saperlo ucciso, anzi fatto a pezzi, come un malfattore… è cosa ben dolorosa! Ma c’è un Dio che paga tutti! –
Povera madre! La invito alla rassegnazione ed al perdono cristiano e la lascio nel suo dolore.
Fiorellini recisi
Non molto distante dal campo dei Caduti è il tratto di Cimitero riservato ai bambini. Piccoli loculi se ne vedono abbastanza. Il segno religioso che spicca di più su queste tombe è la figura dell’Angelo, o in miniatura o in bassorilievo o al naturale.
E quale simbolo più appropriato di questo? Anime innocenti, santificate dalle Acque Battesimali, simili a candide colombe hanno spiccato il volo al Cielo, anelando la vista del Creatore e la compagnia degli Angeli!
A contemplare tutti i piccoli ritratti… davanti a volti sorridenti e paffutelli… sorge spontaneo il pensiero: E’ stato un bene o un male la morte prematura di tanti pargoletti? Perchè venire in questo mondo senza un compito da assolvere, anzi morire prima di conoscere il mondo?
I decreti di Dio sono imperscrutabili! Tuttavia, poichè questa vita terrena è preparazione all’eterna, è stato necessario che questi bambini venissero all’esistenza e che, prima ancora di essere messi alla prova, fossero trapiantati in Cielo, non per virtù propria, ma per l’applicazione dei meriti di Gesù Cristo Redentore. La morte di un pargolo è festa, perchè corrisponde all’ingresso di un Angioletto in Cielo. Per questo i funerali dei piccoli non sono a lutto. Le campane suonano a festa, la banda musicale eseguisce ariette allegre, la Messa Cantata è festiva, il carro e la piccola bara non portano i segni del lutto…
Cari bambini, qui sepolti non vi compatisco; un senso di santa invidia mi pervade l’anima! Invidio la vostra sorte, non per disprezzare la vita che il Creatore si degna concedermi, ma perchè voi avete già conseguita, l’eterna felicità, mentre io, quantunque Sacerdote, per assicurarmi il Paradiso devo passare i giorni nella giustizia e vivere con timore e con tremore, poichè in un attimo potrei prevaricare e dannarmi.
Lodate, o pargoli, il Signore e benedite in eterno il suo santo nome!
Il marchese
Uno sguardo verso lo spiazzale del deposito mi dice che è giunto nel Cimitero un nuovo inquilino; scorgo infatti il carro funebre ed un gruppetto di persone attorno.
Dunque, mentre penso alla morte… la morte continua a menare i suoi colpi ed a chiamare alla Casa di tutti or l’uno or l’altro! Chi sa in questo istante quanti emettono l’ultimo respiro e quanti forse muoiono improvvisamente!
La morte improvvisa… che disgrazia! Presentarsi al tribunale di Dio senza avere il tempo di regolare la coscienza!
Questo io penso, mentre mi dirigo ad una tomba che si erge, solennemente fra tutte le altre. Non posso omettere la mia visita a questo avello; la gratitudine mi chiama.
Sul sontuoso sepolcro domina la figura del Cristo. Pare che il Redentore dica al defunto come un giorno all’amico Lazzaro: Vieni fuori da questa tomba!
Qui giace un marchese. Tante volte la sua borsa si apri per venirmi in aiuto nelle opere caritative ed è giusto ricordarmi di lui.
O marchese, la tua morte, or sono quattro lustri, mi colpì assai! Eri stato chiamato telegraficamente da lontano per dar l’estremo saluto a quel tuo caro amico… Si aspettava con interesse l’elogio funebre che tu avresti dovuto fare.
Quella sera, prima di metterti a letto, componesti il discorso d’occasione e deponesti il foglio sul comodino!… L’indemani un altro amico preparava l’elogio funebre per te… La mattina fosti trovato morto! Ricordo ancora lo strazio della tua buona mamma, la quale nel dolore esclamava: Morire senza accorgersi!… Presentarsi a Dio all’improvviso!
Quando, o marchese, ti accompagnavo qui al Cimitero, meditavo le parole del Vangelo: Siate preparati e vigilate, perchè nell’ora in cui non ve l’aspettate, il Figliuol dell’Uomo verrà, proprio come un ladro!
I pusillanimi
Per chi ha la fede, non c’è nel Camposanto una sezione più orribile di quella riservata al suicidi.
Alla sepoltura di questi infelici è assegnato un angolo remoto del Cimitero. Volgo uno sguardo complessivo al campo e mi pare che da ogni tomba sorga una anima disperata. Non ci sono croci, né altri segni religiosi; le sepolture non sono state benedette, poichè la Chiesa punisce i suicidi con la privazione degli onori religiosi.
Suicidarsi! E’ pazzia? E’ pusillanimità? E’ mancanza di Fede, Dio soltanto può giudicare. Certamente togliersi la vita è da pazzi! Quale ricchezza maggiore della vita? Scoraggiarsi davanti ad una difficoltà, sino a troncarsi la esistenza, è segno di animo piccino! Eppure, voi che giacete qui, avete imbrattato le mani del vostro stesso sangue! Poveretti! E le vostre anime presentandosi all’Autore della vita, che giudizio e che sentenza avranno subito? Non vorrei neppure pensarci!
Conosco la triste storia di qualche suicida e cerco d’individuare la sepoltura; il nome e la data mi guidano.
Per una disillusione
Avevi diciassette anni, o Alfio; ti ricordo ancora, perchè abitavi a pochi passi da casa mia. II giorno di Natale, dopo Il pranzo, puntavi la rivoltella alle tempia e così finiva la tua vita mortale. Avevi avuto una disillusione di amore! La ragazza, su cui avevi puntati gli occhi, aveva promessa la sua mano ad un altro giovane. Ed era il caso di suicidarti? Ne mancavano donne al mondo?… Quell’atto pusillanime, che forse, Dio non voglia, ti avrà condannato al fuoco eterno, gettò nella desolazione la tua famiglia e fu uno scandalo in tutta la contrada.
Guai se ad ogni disillusione di amore si effettuasse un suicidio!
Sulla tomba della madre
Povero padre di famiglia! Mi pare di vederti ancora a domandarmi notizie del tuo figlioletto, al quale impartivo lezioni! Il dissesto finanziario e le difficoltà della numerosa famiglia ti spinsero alla disperazione. Che fine misera facesti!
Quel triste pomeriggio di estate, andasti dal barbiere per essere raso e poi gli consegnasti l’orologio, dicendo: Domani lo farete pervenire a mia moglie! – Tutto avevi premeditato. Ti portasti al Cimitero in calesse e legasti il cavallo a pochi passi dal cancello. Dopo entrasti nella Casa di tutti… per non uscirne mai più. Ti recasti alla tomba di tua madre, tomba che avrebbe dovuto darti luce e forza;… su quella pietra sepolcrale materna… dopo qualche istante tu giacevi in una pozza di sangue. Al colpo di pistola accorse il custode del Cimitero; ma tu eri già cadavere!
Son passati degli anni da quell’infausto giorno e la tua famiglia sente ancora le conseguenze di quel tuo atto inumano.
Le tue ceneri qui riposano! E l’anima tua dove sarà?
Il chirurgo
Un’ultima tomba mi resta a visitare. Non avrei mai pensato che una simile persona avesse potuto togliersi la vita!
Qui giace un valente chirurgo. Anche io ebbi bisogno di lui nella mia giovinezza. Potei ammirare la viva intelligenza, il tratto squisito e l’amabile sorriso. Avrebbe potuto destare l’invidia in molti, sia per la fama e sia per la ricchezza e la salute. Il suo aspetto florido e la corporatura erculea verso i settant’anni cominciarono a deperire. Era sopraggiunta la tisi senile.
O infelice chirurgo, avresti potuto rassegnarti e disporti alla morte con serenità! Avevi compiuto la tua-nobile missione nel mondo, sollevando tante miserie; avresti potuto presentarti al Creatore con la gioia dei giusti… ed invece spinto da Satana, fortemente abbattuto, desti un bacio alla moglie ed ai figli e, chiuso nel tuo studio, finisti la vita con la Mauser in bocca!
Triste epilogo della vita di un grand’uomo! Guai se in tutti i sanatori si adoperasse questo sistema! Nella vita bisogna essere disposti ad ogni sofferenza. Voler vivere senza soffrire è vera stoltezza. La sola Religione può dare la forza nel patire. E tu, grande specialista, privo della luce del Cristo, moristi da pusillanime!
I poveri
Verso la fine del viale dei cipressi scorgo il custode del Cimitero, o meglio uno dei custodi, che qualche ora innanzi mi ha promesso di farmi da guida.
– Sono a disposizione del Reverendo! Chiedo scusa se non ho potuto venire prima; ho atteso il cambio.
– Mi pare di aver visto un po’ di tutto; non so che cosa possa esservi d’altro così interessante d’aver bisogno della guida!
– Tuttavia, venite con me! –
Mi conduce verso l’ossario, attraversando il campo comune del Cimitero, ove è sepolta la povera gente.
– Fermiamoci qualche istante! Forse questo è il tratto di Camposanto più degno di rispetto e di considerazione. Qui giacciono i poveri, coloro che hanno stentato di più nella vita… Non vedo tombe sontuose, né marmi, né fiori; soltanto una Croce conficcata sul nudo terreno e poi all’intorno… erbette.
O poveri, non ci sono studiate epigrafi sulle vostre tombe! La vostra vita passò nel nascondimento; lo stesso avviene nella Casa di tutti! Ma se siete poco apprezzati dagli uomini, non lo siete da parte di Dio! Quel Gesù che disse: Guai a voi, o ricchi! – disse anche: Beati voi, o poveri di spirito, perchè vostro è il regno dei Cieli!
Il custode intanto m’interrompe: Secondo voi i poveri valgono più dei ricchi? – Non secondo me, ma secondo Gesù Cristo! Nel Vangelo c’è la terribile parabola, in cui Dio dice che il ricco epulone fu sepolto nell’inferno, mentre il povero Lazzaro fu trasportato dagli Angeli nel seno di Abramo. Quanti, le cui ossa giacciono qui neglette, a quest’ora godono l’eterna felicità, mentre quanti altri, i cui corpi hanno superbi monumenti, bruciano forse nell’inferno… perchè vissuti nell’abbondanza e nel vizio e poi morti senza fede!
L’ossario
– Reverendo, avete paura dei morti? – A dire il vero, ho più paura dei vivi! – Ed allora entrate con me nell’ossario!
Il locale è ampio, di forma quadrata e verso il centro c’è un avvallamento. L’aria è corrotta, ma sopportabile.
– Qui, dice il custode, si raccolgono le ossa di coloro che non possono avere un palmo di terra di proprietà.
Che scena! Mucchi di crani, di mascelle e di stinchi, spine dorsali, gambe e braccia ischeletrite!…
Mi fermo a considerare: Ogni teschio rappresenta un uomo, cioè una vita… e forse un romanzo. Chi ricorda più in città questi tali? Ma chi sono? Chi potrà mai individuarli?
Mi colpisce un particolare. Lungo le pareti vedo dei sacchetti appesi a chiodi o degli ampi fazzoletti che fanno da sacco. Sono molti e, non comprendendone il significato, mi rivolgo alla guida.
– Si tratta di questo: quando si esumano i cadaveri, alle volte vengono i parenti e supplicano di mettere da parte le ossa per non confonderle nella massa. I fossori, o per buon cuore o… per mancia… accontentano i richiedenti. Il giorno dei Morti è da vedersi questo locale! Quanta povera gente viene a baciare questi sacchetti e poi resta qui a pregare! Ogni sacchetto, ogni involto appeso, rappresenta un tesoro per tanti cuori!
Prima di uscire dall’ossario fisso ancora una volta l’ammasso di scheletri e dico nel mio intimo: Povera umanità, che ti agiti pazzamente per procurarti un piacere, per riscuotere una misera lode, pensa che cosa ti attende: lo sfacelo della morte e l’oblio più glaciale!… Fortunati i Santi, che hanno passato la vita nella penitenza e nella pratica delle virtù! Le loro anime sono in Paradiso ed i loro resti mortali sono conservati in preziose teche come reliquie e venerati dai fedeli!
Chiedo al custode: E’ possibile pigliare un teschio? Vorrei tenerlo nella mia camera, per pensare più spesso alla morte.
– Non è lecito! Si rischia di andare in prigione.
– Eppure io ho visto un cranio in casa di un Sacerdote! Come avrà fatto a provvederselo?
– Anticamente i morti si seppellivano nel sottosuolo della Chiesa. Potrà darsi ché abbattendosi il pavimento di qualche Tempio o facendosi lavori» di scavi, si sia approfittato, abusivamente, di prendere qualche osso umano.
– Pazienza!
– Ed ora andiamo ad altro. Ha visitato il deposito?
– Nella mattinata, mentre si faceva la saldatura delle casse. C’era tanto traffico!
– Se vuole approfittare, adesso che tutto tace, una visita al deposito può farla comodamente. Per oggi i carri funebri hanno finito il lavoro; siamo al tramonto e non arriveranno altri morti.
Il deposito è ormai chiuso. Il custode mi precede, apre l’ingresso ed eccomi di nuovo nel deposito… della carne umana.
La penombra, il silenzio sepolcrale, il Crocifisso murale leggermente rischiarato dalla piccola lampada, le casse funebri disseminate qua e là, il puzzo cadaverico che ha già cominciato a propagarsi nell’aria… tutto mi riconcilia là meditazione e preferirei essere solo.
– Reverendo, dice il custode, qui passano la prima notte i nuovi arrivati; ieri sera qui c’erano altre bare, che oggi sono state sotterrate; domani ne arriveranno altre ancora. Da più di venti anni che faccio il guardiano del Cimitero, dovrei ormai non far caso di nulla, eppure quando la sera vengo a chiudere il deposito, dico sempre tra me: Forse domani sera ci sarà qui la mia cassa!
– E’ giusto pensar questo, poichè nessuno è padrone del domani!… Il domani! Che mistero!
Seconda visita
La settimana scorsa, oppure ieri sera, alcuni dei nuovi arrivati forse erano a passeggio ingolfati nei piaceri della vita; ed ora invece sono qui, rinchiusi in una cassa, privi di tutto, già in via di putrefazione. In un istante si è chiuso per costoro il libro della vita. Tanti altri che forse a quest’ora gozzovigliano, domani potranno essere in questo tetro luogo! Vorrei intanto rivolgere delle domande a questi morti… domande che non attendono risposta: Quanto è durata la vostra vita?… Un attimo!… La vita è un attimo fuggente!… E dove sono i vostri amici, nei quali confidavate? A quest’ora forse sono in mezzo agli spassi e voi… siete soli!…
Il custode interrompe le mie considerazioni: Reverendo, nei primi anni del mio lavoro nel Cimitero, provavo un po’ di paura allorchè la mattina venivo ad aprire il deposito.
– Credo che sia più naturale un po’ di paura alla sera anziché al mattino! – Avevo sentito dire che il mio predecessore una mattina, aperto il deposito, sentì un lamento prolungato e un leggero rumore in una cassa. Si trattava di morte apparente; un infelice era stato considerato morto, mentre non lo era. Si dovette chiamare il medico per apprestare i rimedi del caso e si riuscì a salvarlo. Pensando a questo fatto, nei primi anni ero un poco impressionato; ormai non ci bado più. Dovesse capitare un caso simile, non mi turberei tanto.
– Ma io so che in certe nazioni nei depositi dei Cimiteri si mette al polso di ogni defunto il braccialetto con il filo elettrico; nel caso di movimento, suonando il campanello, si può accorrere subito. Perchè non fare cosa in tutti i Cimiteri?
– Questo sistema c’è anche in Italia però nei depositi degli ospedali e di certe cliniche; nei Camposanti non c’è alcuna prescrizione.
– Che Iddio ci liberi dalla morte apparente! Come sarebbe terribile svegliarsi dentro una cassa, di notte tempo, e poi volgendo gli occhi attorno, trovarsi nel deposito tra i veri morti!
– Son casi rarissimi ed è meglio non pensarci, per non impressionarsi.
Tomba di famiglia
Il deposito è già chiuso. Ringrazio il cortese custode e gli domando se ancora per una mezz’oretta posso fermarmi nel Cimitero, da solo.
– Fate liberamente; però all’Ave Maria procurate di essere fuori. –
Eccomi nuovamente solo nel silenzioso Cimitero.
Man mano che si avanza l’oscurità della sera, la Casa di tutti si presenta più solenne at mio sguardo. Lentamente mi avvio a quel palmo di terra del Cimitero, che è il ptù sacro per me.:. dove riposano le sacre spoglie dei miei genitori.
E’ una cinta di forma rettangolare, proprietà della Confraternita, alla quale apparteneva mio padre. Molti loculi sono già occupati, molti altri ancora vuoti. Non occorre cercare i loculi a me tanto cari; essi sono a qualche passo dal piccolo cancello. Cado in ginocchio, bacio 1’effige della mamma e del babbo e subito sollevo la mente a Dio: Dona, o Dio di misericordia, il riposo eterno ai miei genitori!
Quanti pensieri affollano la mia mente! Mi sembra di essere ritornato bambino e di trovarmi in compagnia dei miei cari.
Qui c’è la mamma… quel cuoce che mi amò quanto nessuno mai!… Qui c’è il babbo, di cui ero il tesoro!…
Tutto qui è freddo ed insensibile, come il marmo che suggella la tomba! Quando ero giovanetto e pensavo fugacemente: Un giorno i miei genitori morranno ed io resterò solo sulla terra! – provavo tanto dolore da dovermi distrarre e concludevo: Che muoia prima io, così non proverò sì grande angustia! –
Prima morì il babbo nel 1935 e fu seppellito qui e poi, a suo fianco, fu posto il corpo di mia madre, nel 1944.
I genitori morti ed il figlio vivo!… Ma forse la morte mi ha dimenticato?… No! Ritarderà un poco. Il mio loculo è già pronto. Con pensiero delicato i miei cari disposero che il figlio Sacerdote venisse sepolto tra loro due.
Tre loculi dinanzi a me; i due laterali occupati, il medio vuoto. Qui un giorno, forse non lontano, verrò seppellito io! Dentro una cassa, pagherò anch’io il tributo ai vermi e mi ridurrò in cenere. Qui verrà qualche amico a pregare per l’anima mia e leggerà l’epigrafe che lascerò come testamento: « Visse serenamente nella luce del Cristo – Sorrise alla morte, foriera del Cielo – L’angelica tromba lo risveglierà ».
Davanti alla futura mia tomba resto assorto profondamente!… La vita passa; la morte viene; l’eternità mi aspetta!… Che cosa porterò con me allorquando emetterò l’ultimo respiro? Le opere buone! Dunque, mentre ho tempo devo operare il bene!…
Rinnovo il bacio alle effigi dei genitori e meditabondo mi allontano.
Io sono la risurrezione!
Mi dispongo a lasciare il Cimitero, accorgendomi che è un po’ tardi. Tuttavia giunto ad un piccolo altopiano, da cui si domina tutto il Camposanto, sento il bisogno di fermarmi e faccio ancora una riflessione.
Il Cimitero attualmente è in profondo silenzio; però verrà giorno in cui questo luogo diventerà teatro di grandi avvenimenti. Tutti i morti risorgeranno!
Vengono alla mia mente le parole del Cristo: Io sono la riurrezione e la vita! Chi crede in me, anche quando sarà morto, vivrà!… Io lo risusciterò nell’ultimo giorno!… Le potenze e i cieli si commuoveranno… Manderò allora i miei Angeli e dai quattro venti ragiuneranno gli eletti… –
Mi sembra di udire il suono della tromba angelica e di vedere scoperchiati tutti i sepolcri. Quello cha vide il Profeta Ezechiele nella visione, lo rivedo io nella fantasia: le ossa umane che si muovono e si avvicinano misteriosamente, si legano con i tendini e gli scheletri si rimpolpano.
Mi par di vedere nell’alto dei cieli il segno del Figliuolo dell’uomo, la Croce, e di vedere apparire Gesù Cristo, il Re di tremenda maestà!
Già vedo le due schiere: gli eletti, luminosi più che astri nel firmamento ed i dannati, orribili quali tizzoni d’inferno! Io mi vedo nella schiera dei beati!…. O Dio, ti ringrazio che mi hai prevenuto con la tua misericordia! Mi hai donato la fede, anzi mi hai scelto a tuo Ministro ed è giusto che in eterno venga a cantare le tue lodi!
Immerso in tali pensieri, ne sono riscosso dai tocchi dell’Ave Maria. Riprendo la via del ritorno, mormorando qualche preghiera di suffragio, mentre i gufi dall’alto dei cipressi fanno echeggiare l’aria del loro lugubre ritornello.
Sono entrato nel Cimitero questa mattina; ho meditato abbastanza; è sera ed attraverso il cancello per uscirne. Spunterà il giorno in cui attraverserò questo piccolo cancello per entrare nella Casa di tutti… e non potrò più uscirne!…
La via del ritorno
La città è illuminata; l’attraverso a piedi, per osservare meglio quanto vi accade.
I negozi. illuminati a neon, a luce policroma, danno un senso di festosità alle vie. Le vetture circolano ininterrottamente. I bar sono affollati e qua e là si sentono le orchestrine che allietano i passanti. L’ingresso del cinema è assiepato. Uomini e donne passeggiano facendo sfoggio di abiti e di bellezza!…
Quale contrasto tra… l’albergo dei vivai e la città dei morti! Chi pensa a quest’ora, tra tanta gente, che si deve morire? E se io lo ricordassi, urlando lungo il marciapiedi: Fratelli, pensate che si dovrà morire! – sarei preso per pazzo!
Eppure voi tutti che cercate di godere la vita, nessuno escluso, morrete! C’è chi vi ricorda questa verità… ma voi non volete fissarla… perchè avete paura!
O voi gaudenti, alzate gli occhi ed invece di mirare la lusinghiera bellezza muliebre o l’indecente cartellone del cinema, guardate i piccoli manifesti, orlati a nero, disseminati sui muri della via! « Lutto per… N. N…. Deputato al Parlamento », « Domani alle ore nove avranno luogo i funerali della signorina N. N…. », « La famiglia… ringrazia coloro, che hanno accompagnato la salma della nobile signora… », «Lutto cittadino per otto vittime del lavoro ».
Che cosa ricordano questi avvisi funebri, se non il monito del Vangelo: State preparati!?
Arrivo a casa; è già un’ora di notte. Dalla vicina Chiesa mi giungono all’orecchio i mesti rintocchi del «De profundis»; è l’ora in cui i fedeli sono invitati a pregare per i morti.
Oggi io prego per voi, o trapassati; forse domani altri pregheranno per me!
APPENDICE
Preparazione al gran passo
O lettore, sei convinto che hai da morire!
Ora ascolta qualche saggio ammaestramento.
Hai tu la fede? Credi cioè che dopo la morte ci sarà un’altra vita? – No, mi risponderai; io non credo! –
– Ed allora, mentre hai tempo, godi la vita; coronati di rose!… In tal caso però saresti un miserabile, anzi un empio, perchè annulleresti gl’insegnamenti del Dio fatto uomo, di Gesù Cristo, il quale è morto in Croce per dare a te la felicità nell’altra vita!
Hai invece, o lettore, un po’ di fede? – Si, mi rispondi; io credo in Dio e nell’altra vita! – Se tu credi che devi morire, che potresti partire da questo mondo da un momento all’altro, se credi che dall’istante della morte dipende un’eternità ed intanto non ti prepari seriamente al gran passo, lascia che te lo dica: Sei un pazzo! Questa parola. adoperò Gesù nella parabola dell’uomo ricco, il quale non si era preparato alla morte. – Pazzo! Questa notte morrai! E quanto hai guadagnato di chi sarà?
In quest’appendice, come frutto pratico del mio scritto, vorrei suggerire delle norme per affrontare con serenità la morte e non essere colti da essa alla sprovvista.
Pensare alla morte
Per coloro che non hanno fede, il pensiero della morte è assai pauroso, perchè per essi morire significa fine dei piaceri e piombare nel nulla.
E’ terribile il pensiero della morte per colui che vive abitualmente in peccato ed intanto ha la fede nell’altra vita. Questo timore deriva non dal pensiero della morte, ma dal giudizio divino, che avrà luogo partendo dal mondo.
Per chi ha fede e vive in grazia di Dio, pensare alla morte dovrebbe essere una cosa molto dolce: Morrò! Lascerò la vita di esilio ed entrerò nella patria eterna! Lascerò le creature e vedrò direttamente il Creatore! Morendo, perderò uno ed acquisterò mille!
I Santi, ed in genere le anime veramente pie, pensano alla morte e parlano di essa come del giorno più bello della vita; per costoro morire vuol dire nascere.
Questo è conforme al pensiero della Chiesa, la quale festeggia il giorno della morte dei Santi e lo chiama « giorno della nascita ».
Il più importante
Iddio ha assegnato a ciascuno il numero dei giorni di vita: a chi più, a chi meno.
In dieci anni si contano 3653 giorni; in venti, in trenta anni… la cifra assume grandi proporzioni. Ma tra tutti questi giorni, qual è il più importante? L’ultimo quarto d’ora dell’ultimo giorno.
La ragione si comprende: dall’ultimo istante della vita dipende l’eternità! Chi muore bene, è salvo in eterno; chi muore male, è dannato per sempre.
Tutta la vita dunque deve essere una preparazione al gran passo, cioè al passaggio dalla terra al Cielo.
Non c’è un affare più interessante di questo: salvare l’anima! – Che cosa giova all’uomo, dice Gesù, se guadagna il mondo intiero e poi perde l’anima sua?
Distacco dal mondo
Nel mondo si è di passaggio; tutto si deve lasciare. E’ da stolti quindi stare attaccati ai beni terreni! Bisogna servirsi delle cose di questo mondo con parsimonia e come quelli che stanno per partire.
Viaggiando in treno o in auto, quante ville e campagne si vedono! Attaccare il cuore a ciò che si vede, è da sciocchi! II pensiero è rivolto alla stazione di arrivo. Così bisogna regolarsi stando nel mondo: pensare alla patria celeste e non attaccarsi soverchiamente né alla casa né alle proprietà, né al denaro e neppure alle persone.
Portalo a casa mia!
– Fammi un favore, Leonello! – disse un certo Anacleto all’amico.
– Con piacere, se posso!
– Porta questo galletto a casa mia; legato ai piedi e non ti darà fastidio. – Ben lieto di servirti.
Leonello era spiritoso; gli balenò alla mente un’idea e subito l’attuò.
– Portare questo galletto a casa sua! Sì, glielo porterò, diceva tra sè; però la vera casa sua è il Cimitero! Andrò là! –
Il paesetto aveva un piccolo Cimitero e stava abitualmente chiuso. Leonello montò sul muro di cinta e lasciò cadere il galletto presso una tomba.
Verso sera Anacleto era sulle furie e bramava incontrarsi con l’amico. Appena lo scorse, gli disse: E così si fanno i favori?
– Ma io ti ho servito puntualmente! – Tu non hai portato il galletto a casa mia!
– E sì che l’ho portato là!
– Ma se mia moglie non ne sa niente – Niente di strano, perchè ho portato il galletto al Camposanto!
– Al Camposanto? E per far che cosa? – Il Camposanto è la tua casa, ove starai per sempre! La casa che abiti attualmente è un albergo, ove hanno dimorato successivamente tuo padre, tua nonno, tuo bisnonno… ! –
Anacleto, che in fondo era un brava uomo, capi ed apprezzò la lezione spiritosa.
C’è un difetto!
Era stato allestito un grande palazzo Il padrone aveva speso abbastanza, ma era oltremodo contento. Volle invitare un amico a visitare la sua nuova dimora.
Piccolo viale asfaltato, villetta con piante e fiori, costruzione stile cinese, scala di marmo, salotti riccamente arredati… un palazzo maestoso.
Il padrone, dopo aver fatto visitare tutto l’ambiente, disse all’amico: Che te, ne pare? Hai da ridire qualche cosa?
– Ho riscontrato un difetto!
– Possibile?… Ha lavorato qui il primo ingegnere della, città! Che gli sia sfuggita qualche cosa?
– Vedi questo portone? Non ci voleva! – Oh! Un palazzo senza portone? – Sicuro!… Hai sbagliato a farlo mettere, perchè un giorno tu uscirai da questo portone… morto!… Hai sostenuta una forte spesa e chissà in seguito chi verrà a dimorare in questo palazzo! –
Comprese il padrone la saggia osservazione.
Poichè si deve morire, Conviene essere distaccati anche dalla casa che si abita. Guardando la porta di casa, ciascuno pensi: Un giorno da qui uscirò morto! Allora sarò cadavere!
Guardando il letto, si pensi pure: Qui sopra sarò disteso un giorno senza vita!
Sempre in grazia di Dio!
Si deve pensare alla morte per vivere bene e così conservare la grazia di Dio.
Chi ha l’amicizia di Dio, cioè chi ha la coscienza libera da colpa grave, se dovesse morire, andrebbe subito in luogo di salvezza.
Come si potrebbe stare in peccato mortale, non dico un mese o un giorno, ma anche un solo quarto d’ora? E se Iddio troncasse la vita proprio in quel quarto d’ora, che ne sarebbe dell’anima?
– State preparati, dice Gesù, perchè verrò quando meno ve l’aspettate!
Non c’è migliore preparazione alla morte che vivere in grazia di Dio. Si raccomanda di non mettersi mai a letto la sera con la coscienza mal regolata; si faccia in tal caso l’atto di dolore perfetto ed il proponimento di confessarsi al più presto possibile.
L’anello
Un principe fu ricevuto dal Papa Pio IX in udienza privata e volle approfittare per confessarsi con il Supremo Pastore delle anime.
Si comprende che la vita di un principe può essere facilmente esposta a grandi pericoli morali. La vita di corte, i viaggi, gli spassi, l’oziosità… tutto concorre alla rovina dell’anima; si richiede molta buona volontà per stare in grazia di Dio.
Il Papa udì la confessione. II principe sembrava pentito ed espose un timore: Santità, temo di non potermi salvare! Ho tanti pericoli! Sono così debole! Desidero un forte rimedio!
– Vi darò, rispose il Papa, una penitenza e voi potrete conservare la grazia di Dio! –
Così dicendo, Pio IX estrasse dal cassetto un piccolo scatolo con un anello. – Voi, per penitenza dei peccati e per non ricadervi più, porterete sempre quest’anello al dito.
– E che penitenza è questa?
– Però dovete pensare alla « M » che v’è incisa sopra. Questa lettera significa « Morte». Quando durante il giorno, e specialmente nei pericoli, i vostri occhi si poseranno sull’anello, direte a voi stesso: Morrò… e forse presto! – Quando la sera vi metterete a letto, togliendo l’anello, darete ancora uno sguardo: Morire !… Ecco la mia sorte!… Mi salverò? – La mattina, rimettendo l’anello al dito, penserete: Forse questo sarà l’ultimo giorno della mia vita!
Il principe seguì attentamente l’istruzione del Papa e promise di farne tesoro. Dopo parecchi anni Iddio permise che il principe avesse ancora un colloquio con Pio IX. – Santità, ricordate chi sono io? Sono il penitente dell’anello…. Da quella confessione sino ad oggi, non ho commesso un solo peccato mortale! Il pensiero della morte mi fa superare qualunque tentazione! –
Oh, se tutti facessero come questo principe; quanti peccati si eviterebbero e quanta preda perderebbe l’inferno!
Risposta saggia
Il cortile dell’istituto era movimentato; molti giovanetti giocavano, rincorrendosi e schiamazzando.
Un fanciullo, dai lineamenti delicati, proveniente da famiglia di marchesi, si divertiva innocentemente anche lui.
Il superiore che assisteva al giuoco, dopo aver seguito a lungo con lo sguardo questo fanciullo, a vederlo così allegro, lo chiamò a sé e gli domandò:
– Se in questo momento venisse un Angelo a dirti che fra un’ora dovresti morire, abe cosa faresti?
– Continuerei a giocare! –
Il superiore non si meravigliò della risposta, perchè conosceva la virtù dell’alunno.
E chi era questo tale? San Luigi Gonzaga!
Il Santo giovanetto era sempre preparato alla morte, perchè viveva in grazia di Dio e in grande delicatezza di coscienza.
O lettore, se si dicesse anche a te: Fra un’ora morrai! – che cosa faresti? Forse andresti in cerca di un Confessore e penseresti a rassettare subito la coscienza! Non sarebbe un buon segno questo.
Tutti dovremmo poter dire: Se venisse adesso la morte, continuerei a fare quello che ho per mano!
I veri tesori
La preparazione alla morte si deve fare con l’acquisto continuo di tesori per l’altra vita… Ciò che si semina, si raccoglie. Giunta la morte, non, si può guadagnare più niente per l’eternità.
Quali sono i beni che bisogna ammassare per l’altra vita? Le opere buone. I mondani chiamano beni le ricchezze, gli onori, i piaceri, la salute. Tali beni sono falsi. o semplicemente passeggeri; morendo, si devono lasciare.
Gesù Cristo c’insegna a cercare i veri beni: Non vogliate accumulare tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola li consumano ed i ladri li dissotterrano e li rubano; ma fatevi dei tesori nel Cielo, dove né ruggine, né tignola consumano, dove i ladri né scassinano, né rubano; perchè ove è il tuo tesoro, qui vi è anche il tuo cuore. –
I tesori che occorre ammassare e che in punto di morte saranno sorgente di gioia pura e che si godranno per tutta 1’eternità; sono: le Comunioni ben fatte, le Sante Messe ascoltate, i Rosari e le preghiere recitate, la carità fatta al prossimo per amor di Dio, la custodia della purezza, le anime salvate con l’apostolato della preghiera e del sacrificio, le tentazioni vinte…
– In fine di vita, dice S. Giovanni Bosco, si raccoglie il frutto delle buone opere. –
Anima cristiana, come ti prepari alla morte? Ti dài pensiero di accumulare ogni giorno qualche cosa per l’altra vita? Quando ti accingi a fare un lungo viaggio, non è vero che prepari la tua valigia? Più vi metti dentro e più vi troverai. E la tua mistica valigia, che dovrà accompagnarti al trono di Dio, è ricca oppure povera?… Quanto tempo sprechi in occupazioni inutili e forse peccaminose, tempo che potresti impiegare nella preghiera o in altre opere di bene!
Ricorda che il tempo è dono di Dio, che è un tesoro che bisogna trafficare, che il tempo passato non ritorna più e che ogni ora che passa è un’ora meno di vita che ti rimane!
AIUTI SUPREMI
La Regina del Cielo.
Come si vive, così d’ordinario si muore. Chi non cerca Dio in vita, difficilmente lo troverà in punto di morte.
Come la decisione di una lunga guerra dipende dall’ultima battaglia, così l’eternità dipende dall’ultima ora di vita, ora decisiva. In quel momento supremo la creatura prova gli spasimi dell’agonia: dolori fisici, abbattimenti morali, rimorsi del male fatto… Il demonio intensifica i suoi assalti, affinchè, se il morente è in disgrazia di Dio, non si penta dei peccati e vada all’inferno; se invece è In grazia di Dio, abbia a turbarsi e forse a disperarsi.
Durante la vita è necessario premunirsi per l’ultima ora. E chi potrebbe venire in aiuto in quel momento? La Regina del Cielo, la Vergine Santissima, canale di ogni grazia!
La Chiesa, completando il Saluto Angelico, ha messo l’invocazione « Santa Maria…, prega per noi… nell’ora della nostra morte! ».
Tutti coloro che recitano l’Ave Maria, d’ordinario diecine e diecine di volte al giorno, dovrebbero riflettere sulle ultime parole e supplicare con fede la Madonna perchè li assista in quell’ora.
Quando la Madre di Dio è davvero onorata ed invocata in vita, in punto di morte non mancherà di venire in aiuta. Che cosa si può temere con la Madonna al capezzale? Da buona Mamma assiste i suoi figli devoti e la morte diviene serena, anzi potrebbe divenire deliziosa.
Il Suarez, assai devoto di Maria Santissima, sul letto di morte esclamò: Non credevo che il morire potesse essere così dolce!
San Domenico Savio, apparso dopo morte a San Giovanni Bosco, disse: La cosa più consolante per me in punto di morte fu il pensiero di esser stato devoto della Madonna! –
Anima cristiana, vuoi assicurarti la buona morte? Sii devota di Maria Santissima! Ti suggerisco le norme della vera devozione alla Vergine:
- l. – Custodisci bene la virtù della purezza, nei pensieri, negli sguardi, nelle parole e nelle opere. L’anima pura sta abitualmente sotto il manto di Maria.
- 2. – Ogni sabato e nei giorni sacri alla Madonna fa’ qualche fioretto particolare, con l’intenzione di avere sul letto di morte l’assistenza della Regina del Cielo. Pensa bene quale fioretto scegliere, domandando possibilmente il parere al Confessore.
- 3. – Recita bene ed ogni giorno il Rosario, pensando che quella corona ti sarà messa tra le mani, quando sarai cadavere e verrà seppellita con te.
- 4. – Fa’ la Comunione Riparatrice nei Primi Sabati del mese, perché la Madonna ha promesso la sua assistenza in vita e specialmente in punto di morte a coloro che la onorano in questo modo.
Il Cuore di Gesù
Se grande è l’aiuto che appresta la Madonna, grandissimo è quello che dà Gesù. O anima pia, preparati al grande passo col nutrire una devozione tenerissima al Sacro Cuore di Gesù! Il Redentore, conoscendo l’importanza dell’ora della morte, apparendo a Santa Margherita, disse: Nell’eccesso del mio amore e della mia misericordia prometto di accordare la grazia di ricevere gli ultimi Sacramenti a chi si comunicherà per nove mesi consecutivi al primo venerdì, per ripararmi delle offese che ricevo. –
Siccome non si è sempre sicuri di comunicarsi bene, o per mancanza di dolore in Confessione o per deficienza di proponimento, si raccomanda di rinnovare la serie delle nove Comunioni Riparatrici.
Anima cristiana, prendi l’ottima abitudine di far celebrare di tanto in tanto qualche Messa al Sacra Cuore di Gesù, per ottenere la grazia della buona morte, tu e gli altri della tua famiglia.
E’ tanto significativa una piccola preghiera, formulata per impetrare la buona morte. E’ bene recitarla mattino e sera, meditandone le parole:
« Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia! ».
« Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell’ultima agonia! ».
« Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia! ».
Esercizio della Buona Morte
E’ stato stabilito che si deve morire. Se si potesse morire più volte, si potrebbe dire: Pazienza se muoio male una volta! Rimedierò dopo! – Ma poichè morendo una volta, nulla si può più riparare, conviene abituarsi a morire bene.
C’è una pia pratica, per cui l’anima dispone le sue cose come se stesse per morire realmente. Questa pratica si chiama « Esercizio di Buona Morte » e, poichè si suole rinnovare ogni mese, si chiama anche « Ritiro Mensile ».
Chi ogni mese regola i conti con Dio come se si trovasse sul letto di morte, può dirsi che farà una buona fine.
L’Esercizio della Buona Morte ormai è in uso non solo presso le Comunità Religiose, ma anche nelle Associazioni di Azione Cattolica, di ambo i sessi, e nelle Parrocchie. Tanti fanno questo pio Esercizio privatamente, quando sono impediti di farlo in comune.
Suggerisco il modo pratico per fare con frutto il Ritiro Mensile:
- – Si sceglie un giorno, verso la fine del mese o verso il principio, e possibilmente non si cambi senza necessità. In detto giorno ci si liberi dagli affari temporali, oppure si faccia ciò che è strettamente necessario, per aver comodità di pensare all’anima.
- – Si fa un buon esame di coscienza, servendosi di qualche libro di devozione e ci si dispone al Sacramento della Penitenza come se si dovesse fare l’ultima Confessione stando sul letto di morte. Se la coscienza fosse imbrogliata, per peccati gravi nascosti in Confessione, per colpe gravi non confessate bene o senza il necessario dolore…, allora sarebbe necessaria la Confessione generale o almeno di quella parte di vita più critica. A chi non avesse fatta mai la Confessione generale, si consiglia di farla, affinchè si possa stare tranquilli e dire: Non occorre pensare più al passato! – Rimandare la sistemazione della coscienza all’ora della morte, è da stolti! Si avrà comodità di confessarsi prima di morire?… Si avrà allora la piena conoscenza?… La Confessione in punto di morte suole essere confusione. Il moribondo come può concentrarsi seriamente, mentre si dibatte tra tanti spasimi?
- – Sistemata la coscienza bene una volta, nel Ritiro Mensile ci si esamini sui peccati del mese precedente soltanto. Si pensi alle occasioni di peccato, alla virtù della purezza, all’esercizio della carità verso il prossimo, ai doveri del proprio stato…
- – Si riceva la Santa Comunione come Viatico, quasi si stesse per lasciare il mondo.
- – Si recitino le preghiere della Buona Morte, che si trovano facilmente nei libretti di devozione.
- – Si pigli qualche proposito di vita migliore per il mese venturo e, per ricordarlo meglio, il proposito si scriva.
Allora l’Esercizio di Buona Morte è fruttuoso, quando alla fine l’anima può dire con sincerità: Se morissi ora, sarei salva!
Oh, se tutti facessero così ogni mese, molto pochi andrebbero all’inferno!
Tu, anima cristiana, che sei convinta dell’importanza dell’ora della morte, non tralasciare mai il Ritiro Mensile, anzi esorta altre persone a farlo in tua compagnia!
Preghiera
C’è un atto preparatorio alla morte, che si può compiere anche molto tempo prima ed è quello di accettare la morte con rassegnazione al volere di Dio. Si reciti la seguente preghiera:
O Dio misericordioso, accetto sin da questo istante qualunque genere di morte vi piacerà mandarmi, con tutti i dolori che l’accompagneranno, uniformandomi alla vostra santa volontà. Amen!
Episodio edificante
Lo ricordo ancora, là, presso il pulpito della mia Parrocchia, mentre istruivo il popolo. Non sembrava che dovesse morire così presto il povero uomo! Aveva trentanove anni ed era padre di quattro figliuoli.
Il male che non perdona, il microbo della tisi, si attaccò ai polmoni ed in pochi mesi il mio caro parrocchiano si trovò in fine di vita.
L’infermo mi voleva spesso al capezzale e molte volte ricevette la Santa Comunione. Negli ultimi giorni gli amministrai l’Estrema Unzione.
Edificante la scena! Gli avevo portato un bel fiore profumato, perchè lo odorasse e provasse un po’ di sollievo.
– No, Padre! Metta il fiore là, davanti all’immagine del Sacro Cuore!
Non trovava altro conforto ché in Gesù e voleva che la sua sacra immagine gli stesse sempre dinanzi.
Mentre lo ungevo con l’Olio Santo, diede in uno scoppio di pianto e continuò a lacrimare a lungo.
Si poteva pensare: Ha ragione di piangere! Morire così precocemente! Essere cosciente della sua ultima ora! Lasciare la sposa e la vecchia mamma, e più che tutto lasciare quattro orfanelli, senza poter avere la gioia di vederli vicini e di abbracciarli prima di morire, per paura del contagio! Soffrire lo spasimo della terribile malattia!… II pianto in tal caso è un giusto sfogo di dolore!
L’infermo dunque piangeva. Appena ebbi finito di amministrargli il Sacramento, gli dissi: Si faccia coraggio! Ma perchè piange tanto?
– Reverendo, io piango per la grande gioia, che sento nel cuore! Non posso trattenerla e mi sfogo nel pianto! Oh, come sono felice! Come è dolce morire, con Gesù!
Io non aspettavo tale risposta, per cui rimasi lì, a braccia conserte, fissandolo. Poi esclamai: Come invidio in questo momento il suo stato! Potessi anch’io un giorno morire con tanta serenità! –
Una tale fine auguro a me ed a quanti leggeranno queste pagine!
don Giuseppe Tomaselli
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