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Don Giò – Due occhi e un sorriso

2 Gennaio 2011 | Filed under: Servi Fedeli di Gesù
     

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Giovanni Bertocchi, un prete giovane, allegro, sorridente, amico dei giovani cui ha dedicato mente e cuore. Eccezionale nel donarsi, grande nell’accogliere, incondizionato estimatore di Don Bosco e della sua opera.

Aveva un sorriso che contagiava, un sorriso da bambino felice, ma era tutt’altro che un bambino. Era un prete e un prete in gamba, sarebbe più corretto dire è un prete in gamba, visto che dal paradiso continua a fare un gran bene ai suoi giovani, che ha amato con autentico cuore sacerdotale e a quanti incontrano la sua figura attraverso la testimonianza dei genitori e delle persone che lo hanno conosciuto. don Giovanni Bertocchi ha concluso la sua breve, ma intensa esistenza terrena il 30 aprile 2004, a 28 anni cadendo nella palestra dell’oratorio di Verdello (BG) durante i festeggiamenti per la conclusione dell’esperienza di vita comunitaria oratoriana intitolata: “Fratello alla grande”.

Era nato a Alzano Lombardo (BG) nel 1975, ma risiedeva a Clusone (BG) un grosso centro nella Val Seriana. Aveva frequentato il seminario vescovile di Bergamo ed era stato ordinato sacerdote il 3 giugno del 2000. La sua breve esperienza sacerdotale, fatta di dedizione e sacrifici, ha il sapore di un racconto tratto dalla ‘Legenda Aurea’: ha dato la vita per i suoi giovani. Certo, avrebbe voluto lavorare ancora per chissà quanto tempo in mezzo ai suoi ragazzi, ma lo sforzo di dare tutto lo ha portato all’estremo sacrificio. E quanto gli è accaduto è da leggersi nell’insieme della sua vita di donazione.

Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un giovane generoso con tutti. Il suo diario spirituale ci dice che questa generosità nasceva dal fatto che aveva preso sul serio la sua vocazione e si era consegnato senza riserve al Signore. Poco prima di morire, scriveva: ”Le esperienze che hanno segnato la mia vita sono autentiche. Io davvero ho incontrato Dio! Davvero mi sono sentito amato e perdonato da Gesù. Per questo ho scelto di giocarmi con lui. Per nessun altro motivo”. All’attività d’oratorio si era allenato durante gli ultimi tempi della sua preparazione sacerdotale con una esperienza nella parrocchia di Cassinone (BG), e la sua prima destinazione come prete l’aveva avuta per Verdello, una grossa parrocchia nella Bassa Bergamasca, con un oratorio, dedicato a Don Bosco, pieno di giovani e ricco di tante tradizioni oratoriane.

Don Giò (così lo chiamavano tutti e lui ne era contento) conosceva e amava Don Bosco e voleva bene ai giovani con cuore ‘salesiano’. La sua prima festa che organizzò e animo in onore del patrono del suo oratorio, la impostò tutta sul tema della corda, in ricordo di quella memorabile corda che il piccolo Giovannino Bosco tirava tra due piante sui prati dei Becchi e se ne serviva per fare il saltimbanco: ”La corda non ci ha abbandonato neanche per un momento – scriveva sul notiziario parrocchiale – l’abbiamo ricevuta, tagliata e riannodata durante le confessioni, per dire che il peccatoci fa perdere il legame con Gesù, ma il perdonalo riallaccia (…) Ci abbiamo fatto sopra altri nodi, trovandoci a pregare insieme prima di andare a scuola. Per ogni nodo un episodio della vita di Don Bosco ci suggeriva qualcosa che ci avvicina a Gesù: la famiglia, gli amici, lo studio, la preghiera, l’oratorio, la speranza, la nostra vocazione.

La festa di Don Bosco del 2003 fu celebrata in sintonia con lo slogan ‘Ama senza misura’“San Giovanni Bosco, povero tra i poveri, noi lo conosciamo bene soprattutto perché si è sempre battuto a favore dei ragazzi, perché potessero supe­rare la loro povertà e ha sempre speso tutto se stesso per dare loro il tesoro più grande: la fede. Ma egli si è sempre confrontato con diversi volti della povertà: quella vissuta nella sua infanzia, quel­la della giovinezza, quella da sacerdote, vinta sem­pre dalla Provvidenza. E ci sono le povertà che lui ha soccorso: poveri senza famiglia, senza istruzio­ne, senza lavoro, perché malati, perché senza Dio.

Don Giovanni consegnò ai suoi ragazzi alcune parole da accogliere durante la settimana e da custodire per la vita: un invito a pregare con Don Bosco e a decide­re con Gesù nel cuore, perché è “con Gesù nel cuore che bisogna decidere. Lunedì: Chi vive nella ricchezza dimentica facil­mente il Signore. Martedì: L’aiuto di Dio non manca se si lavora davvero con allegria. Mercoledì: Anche il mio sangue darei volentie­ri per salvarli. Giovedì: In ogni giovane c’è un punto accessibi­le al bene. Venerdì: A chi fa del bene verrà fatto del bene. Sabato: Per fare del bene occorre avere un poco di coraggio. Domenica: La Provvidenza di Dio, ai grandi biso­gni, manda grandi aiuti.

Don Giò, “il don più pazzo di noi”, come dicevano i suoi giovani, il 30 aprile 2004, al termine della settimana di vita comunitaria oratoriana, mentre stava giocando con loro era pronto per la vita di comunione che non finisce mai.

Comunità Salesiana
Roma


     

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