Dio parla agli uomini come ad amici
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II Concilio ecumenico Vaticano II, con la costituzione Dei Verbum, ci ha presentato il tema della rivelazione divina in modo molto più familiare. Al n. 2 si dice che «piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà» e che con questa Rivelazione «Dio nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli e ammetterli alla comunione con sé.
La Parola proclamata crea amicizia, confidenza, intimità con Dio. D’altronde, questa è stata l’esperienza di Abramo, di Mosè, dei profeti, della stessa Vergine Maria. Abramo è, per antonomasia, l’amico di Dio. Gesù stesso chiama i suoi discepoli amici e rivela loro i segreti del Regno. Nella fraternità, il modello e la sorgente della vera amicizia è Dio che stringe un patto con l’uomo. Il Padre, inviando suo Figlio in mezzo a noi, si è mostrato amico degli uomini. Gesù l’ha descritto come colui che si lascia incomodare dall’amico importuno.
Gesù ha dato all’amicizia un volto di carne: ha amato il giovane ricco, ha amato teneramente Lazzaro. Il tipo dell’amico di Gesù è il discepolo che Gesù amava e che affida alla propria madre. L’amicizia rimanda all’amore fraterno che regnava tra i primi discepoli e ha anche un significato escatologico: rinvia, infatti, all’essere amico dello sposo.
Padre Eduardo Scognamiglio
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