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Difendiamoci dagli insetti

15 Agosto 2011 | Filed under: Salute
     

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Api, vespe, calabroni, tafani, zanzare, pappataci: sono molte le specie che pungono l’uomo, potendo anche produrre allergie e trasmettere malattie infettive. Per questo è importante proteggersi.

Rossore, bruciore, dolore, prurito: sono i disturbi più comuni provocati dalle punture degli insetti, riconducibili a sostanze nocive che questi animali iniettano servendosi dell’apparato boccale o del pungiglione. Sono conseguenze generalmente non più che fastidiose, ma la puntura degli insetti va evitata sia perché può trasmettere alcune malattie infettive, sia per la possibilità di fenomeni allergici: in questi casi la reazione, anziché rimanere circoscritta e limitata nella gravità e nella durata, interessa un’area di diametro superiore a dieci centimetri, con un rigonfiamento che può durare diversi giorni.
Qualche volta si originano reazioni in zone cutanee molto distanti da quella della puntura, e poi disturbi gastrointestinali, un gonfiore al volto e alle labbra, difficoltà respiratorie, un forte calo di pressione fino al cosiddetto shock anafilattico. In certi casi si presentano anche febbricola, spossatezza e nausea. Le reazioni allergiche insorgono nella maggior parte dei casi entro pochi minuti dalla puntura e sono di varia intensità; in qualche raro caso sono così gravi da risultare perfino mortali.

Nel nostro paese gli insetti che provocano più frequentemente allergie sono gli imenotteri che attaccano con il pungiglione. Le api sono in genere scarsamente aggressive, a meno che non si violino i cosiddetti ‘corridoi di volo’ intorno all’alveare. Più insidiose sono le vespe, specie quando cercano cibo, spesso tra gli alimenti e i rifiuti. I calabroni, in grado di iniettare maggiori quantità di veleno, sono più facilmente responsabili di reazioni generali gravi.

In caso di puntura di imenotteri è necessario innanzitutto disinfettare la zona punta e rimuovere il pungiglione con una pinzetta, senza schiacciare il sacco velenifero per non diffondere ulteriormente la sostanza nociva. Altri insetti pungono con l’apparato boccale, per prelevare il loro nutrimento che è in genere il sangue: è il caso dei tafani e soprattutto delle zanzare sia normali sia di tipo tigre. Queste, ormai di casa in Italia, sono più aggressive delle altre e attive di giorno (soprattutto nelle ore più fresche); sono diffuse principalmente all’aperto, da aprile a ottobre e anche dicembre, e come le zanzare comuni si riproducono dovunque sia presente acqua stagnante.
Oltre a originare ponti – simili a quelli della zanzara comune ma particolarmente pruriginosi – e anche reazioni allergiche, la zanzara tigre può trasmettere malattie infettive come la chikungunya, con la quale febbre elevata, cefalea, debolezza, dolori articolari diffusi, prurito, durano 3-5 giorni e si risolvono spontaneamente, anche se dolori articolari e debolezza possono persistere per mesi.
Pungono con l’apparato boccale pure i pappataci o flebotomi: molto piccoli e quindi difficili anche da individuare, sono responsabili di punture che originano un prurito molto intenso e duraturo. Possono trasmettere la leishmaniosi, una malattia che se non curata può risultare molto grave e perfino mortale.

Per non lasciarsi pungere

Indossare abiti di colore chiaro, ma non arancione (i colori scuri e quelli accesi attirano gli insetti), che coprano la maggior parte del corpo.

Evitare l’uso di profumi, che attirano gli insetti. Spruzzare insetticidi dove si soggiorna e si dorme.

Applicare sulla pelle esposta repellenti per insetti, ripetendo l’applicazione ogni 2-3 ore.

Alloggiare in stanze con zanzariere alle finestre, fitte tanto da trattenere anche i minuscoli pappataci.

Coprirsi più possibile qualora si faccia giardinaggio. Non camminare mai scalzi nei prati o nei campì.

Se si mangia all’aperto, non lasciare cibi esposti e non bere da lattine, in cui gli insetti possono entrare.

Viaggiando in automobile tenere chiusi i finestrini; in motocicletta indossare guanti e casco con visiera.

Tenere ben chiuse le pattumiere.

Alphega

     

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