Dialoghi sulla FEDE – IX
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DIECI MOTIVI PER CREDERE
Mi permetto di scrivere qui sotto, in 10 punti, i motivi per cui secondo me conviene credere, piuttosto che essere atei. E’ un modo per sintetizzare e ricapitolare “le ragioni” della mia fede:
- Dio non esiste: è una possibilità poco logica perché il mondo non può essere opera del caso (o essersi autogenerato da solo). Dio esiste: è la spiegazione più logica sull’origine del mondo.
- Dio non esiste è una ipotesi – oltre che poco logica – tristissima. Dio esiste e ci ama invece, è una verità – oltre che più logica – bellissima.
- Se Dio non esiste, l’uomo vivrà sempre nel dolore: le sue sofferenze finiranno solo quando lui scomparirà (nel nulla). Se Dio esiste invece, le sofferenze un giorno finiranno, ma gli uomini no: chi lo merita vivrà per sempre felice.
- Dio non esiste: è una ipotesi fondata solo su ipotesi poco logiche di pochi uomini. Dio esiste: è una verità fondata – oltre che sulla logica – sulla parola di Gesù Cristo e di tutti i profeti delle grandi religioni del presente e del passato.
- Anche nell’ipotesi “assurda” che Dio non esista, a vivere credendo in Lui non si ha niente da perdere: se non esisteva semplicemente si è creduto in Qualcuno che non c’era. Chi invece è ateo, se poi Dio esiste veramente (come è più logico), ci perde moltissimo già solo in vita: ha vissuto senza godere della Sua vicinanza e del Suo amore.
- Anche nell’ipotesi che l’aldilà non esista, a crederci non ci si perde niente: se poi non esiste anche gli atei scompariranno nel nulla come i credenti. Se invece l’aldilà esiste veramente, gli atei perderanno tutto: avranno scelto di vivere per sempre nel dolore eterno.
- Se Dio non esiste, ci accomuna solo il fatto di condividere la natura umana. Se Dio esiste invece, c’è qualcosa in più che ci unisce: siamo tutti figli di uno stesso Padre e quindi fratelli (oltre che uomini).
- Se Dio non esiste, non esiste una vera giustizia: ad esempio un pedofilo che riesce a non farsi scoprire farà la stessa fine delle sue povere vittime (scompariranno tutti nel nulla), Se Dio esiste invece, alla fine trionfa la giustizia: il pedofilo pagherà nel dolore eterno i suoi crimini e le sue povere vittime godranno della felicità senza fine che meritano.
- Se Dio non esiste, il mondo c’è e basta (e non si sa bene come). Se Dio esiste invece il mondo si apprezza molto di più: perché è un magnifico regalo di Dio.
- Se Dio non esiste, siamo soli su questa terra. Se Dio esiste invece non siamo mai soli: c’è un Papà che sempre ci sta accanto, ci guida, ci ama.
Insomma la fede è una cosa talmente logica e splendida, che su di essa non ci dovrebbero essere divisioni. Ci dovrebbe accomunare tutti: come il tifo per la Nazionale ! Un saluto a tutti. Antonio.
+ Ma dài, ma che c’entrano adesso col mio discorso i preti pedofili? Non essere qualunquista come chi – quando parla di comunismo – tira fuori gli orrori di Stalin! Io non ho mai detto che i preti sono perfetti (anzi li ho chiamati sommi sacerdoti): ho detto che però – quello dicono su Dio – è logico e splendido.
Se tu rifiuti questa splendida verità (senza per altro aver nemmeno provato ad addure qualche “congrua” motivazione) io non ci posso fare niente: mi dispiace per te, ma non mi fai nessun dispetto.
A me interessava solo spiegare dove sta il tuo errore: ed in questo credo di avercela messa tutta. Solo di questo risponderò, del resto purtroppo risponderai tu (scherza, scherza sull’Inferno: se Dio esiste davvero purtroppo avrai poco da scherzare!). Comunque se vuoi questo, io non posso farci niente: ora devo andare in “altre città”. Ti auguro buona vita e buona fortuna. Con affetto e dispiacere. Antonio.
+ Com’è buffa la mente umana. Gesù Cristo ti dice: “Il mondo (e noi tutti) siamo opera di Dio!”. Tu rispondi: “no”. E Lui: “Ed allora come sarebbe nato il mondo?”. E tu: “Non lo so, non mi interessa, ma Dio no”. Come fai a dire che queste due “opinioni” sono ugualmente logiche? A me sembra una verità logica la Sua, un “arroccamento” il tuo. Comunque, contento tu …
Quanto al giudizio di Dio, non è Lui che si divertirà a farti soffrire (anzi a Lui dispiacerà), ma sei tu che vorrai la tua condanna. Come puoi pretendere, dopo aver rifiutato per una vita il Suo amore, di poterne poi godere in futuro? … Tu dici: basta l’amore verso il prossimo. Ma se non si ama il Padre, è molto più difficile amare i figli. Tu stesso dici che gli occidentali “fanno schifo”. Bel modo di rispettare il prossimo! … Che rabbia che mi fai!
Comunque colgo l’occasione per chiedere scusa per le volte che ho provato una leggera rabbia verso di voi, invece di limitarmi a dimostrare l’illogicità del vostro ateismo. Per le poche volte in cui questo piccolo “risentimento” c’è stato, vi chiedo umilmente scusa. Credetemi, ma non sono scuse di circostanza: ma sincere. Ora vado a godermi il meritato riposo al mare (spero). Resto comunque a disposizione (internet point permettendo).
+ Solo ora ho fatto una capatina dal mare di Soverato (invidiatemi!). Vi ringrazio per le letture consigialte: io propongo la biografia più antica di San Francesco (di Bonaventura da Bagnoregio). Bravo mi ha chiesto cos’è l’Inferno: semplicemente un luogo (o più che un luogo una condizione) in cui si sta eternamente e profondamente male. Insomma, è il dolore infinito.
Ad ogni modo – come ho avuto già occasione di dire – l’esistenza dell’Inferno non è così negativa, anzi significa che nessuno può farla franca: che alla fine esiste una giustizia perfetta (perchè a giudicarci non sarà un uomo, ma un Dio perfetto che – nel suo giudizio – non sbaglia mai). Insomma se il Paradiso e l’Inferno non esistessero, vorrebbe dire che non esiste la giustizia perfetta: che nel mondo l’ingiustizia può vincere.
Questo ovviamente non ci esime dal cercare la giustizia anche sulla terra, anzi – chi sa che esiste la giustizia divina – cerca la giustizia terrena con più equilibrio, senza estremismi. Un saluto e buon caldo a tutti. Ciao di nuovo. Antonio.
+ Mi meraviglio di te Fotone, che sei così dotto. Come fai a dire che “nella dottrina cattolica UFFICIALE l’inferno non esiste”? Ti riporto solo due passi del Catechismo della Chiesa Cattolica, proprio di quello “ufficiale”: “La Chiesa nel suo insegnamento afferma L’ESISTENZA DELL’INFERNO e la sua eternità (1035)… Dio non predestina nessuno ad andare all’inferno: questo è la conseguenza di una avversione VOLONTARIA a Dio (1037)”.
A parte la Chiesa comunque, è Cristo stesso che nei vangeli parla ripetutamente della “Geenna”, del “fuoco inestinguibile” (Mt 5,22.29; 13,42.50; Mc 9,43-48): mille volte. Tanto per fare un esempio, in Luca 16,19-31 Gesù usa proprio quel termine: “inferno”. Anzi vorrei riportarvi qui di seguito tutta quella parabola, raccontata “a parole mie”, perché mi sembra che – per i discorsi che stiamo facendo – sia davvero illuminante. Leggete e tremate:
“C’era una volta un uomo molto ricco, che trascorreva le giornate mangiando a crepa pelle con i suoi amici, fino a scoppiare. Ad un certo orario poi, apriva la porta per dare gli avanzi ai cani. Lì stava sempre Lazzaro, un povero mendicante molto malato, che lo supplicava dicendo: “Ti prego, dài qualcosa anche a me!”. Ma quello dava tutto per dispetto ai cani, mentre i suoi amici da dentro ridevano.
Un giorno il povero Lazzaro fu trovato morto di fame, proprio davanti a quella porta. L’uomo ricco lo venne a sapere, ma non ne ebbe alcun rimorso. Un giorno anche il ricco morì: e fu portato all’INFERNO (ndr. Gesù usa proprio la parola “inferno”). Mentre si dannava, tormentato da un calore insopportabile, alzò gli occhi e vide Lazzaro vicino ad Abramo, beato tra i freschi ruscelli del Paradiso.
Allora, rivolto ad Abramo, disse: “Ti prego, dì a Lazzaro di venire a portarmi almeno un goccio d’acqua. Solo un goccio!”. Ma Abramo rispose: “Mi dispiace amico, tu in vita non hai voluto aiutarlo: ed ora lui non può aiutare te. Ormai è troppo tardi: tu dovrai vivere per sempre nel dolore. Mentre lui vivrà nella gioia eerna!”.
Quello allora replicò: “Almeno dì a Lazzaro di andare da mio padre e dai miei fratelli. Anche loro vivono come me: e non voglio che facciano la mia stessa fine!”. Ma Abramo rispose: “Dio ha mandato già tante persone da loro, per spingerli a cambiare vita. Ma li hanno cacciati via!”. E quello ancora: “Sì, ma se vedono un morto, forse lo ascolteranno!”. Ma Abramo scuotendo la testa, concluse: “Mi dispiace, ma quelli non cambierebbero, nemmeno se vedessero resuscitare i morti!”. –
Innanzitutto vorrei precisare che la parabola non vuol dire che per andare in Paradiso bisogna sopportare passivamente le ingiustizie o morire di fame, nè che verremo giudicati solo sull’amore verso il prossimo (Gesù dice in altre parti che verremo giudicati anche sull’amore verso Dio): la parabola vuol dire molto più semplicemente che Dio alla fine farà giustizia. Una giustizia piena, totale, solare.
Bene, se l’Inferno non esistesse (come dite voi), al ricco farabutto ed al povero Lazzaro dopo la morte spetterebbe la stessa IDENTICA fine: scomparirebbero nel nulla entrambi. Bella giustizia! Non mi sembra che questa possibilità sia “di buon senso”. Pensaci Bravo, proprio tu ti meravigliavi che una persona “di buon senso” come me potesse credere all’Inferno, ed invece proprio la possibilità dell’Inferno (come si evince dalla parabola) è l’unica giusta: l’unica veramente “di buon senso” !
Ed allora, perché noi (compreso quel De Andrè che voi citate sempre) viviamo l’esistenza dell’Inferno come una ingiustizia? Semplice, perché noi ci dimentichiamo che a giudicarci non sarà un “uomo fallibile” (un magistrato, un professore, un prete) ma Dio: un Essere buono e perfetto, che conosce perfettamente i cuori e le responsabilità di tutti gli uomini della terra. Come può farci paura il Suo Giudizio? Anzi, il giudizio di Dio è per noi garanzia di equità: di giustizia !
Antonio Di Lieto – BellaNotizia
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