CRISTO MODELLO DI PAZIENZA
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Il Salmo dice: “in cambio di amarmi, mi ingiuriavano” e poi aggiunge: “io pregavo per loro”.
Il loro odio contro Gesù era furioso, bestemmiavano persino contro il Crocifisso.
Lo vedevano inchiodato alla croce come un malfattore, non avevano nessuna pietà per un uomo che muore tra tormenti atroci.
Gesù invece pregava per loro: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Dal profondo della loro malvagità gli rendevano male in cambio del bene che avevano ricevuto.
Rifiutavano il suo insegnamento e il Regno di Dio che aveva loro offerto: “il Regno di Dio vi sarà tolto e verrà dato a un popolo che lo farà fruttificare”.
Essi infatti avevano detto: “il suo Sangue cada su di noi e sui nostri figli”. Coinvolsero tutta la loro discendenza in questa maledizione.
Gesù però pregava per loro.
Per questa sua preghiera, fino alla fine del mondo, tutti gli ebrei che riconoscono Cristo e accolgono il suo Vangelo, entrano nel Regno di Dio.
Pregava per gli Apostoli che avevano perso la fede in Lui.
Avevano visto i miracoli, anche il miracolo della risurrezione di persone che erano morte.
Essi avevano accolto il suo insegnamento, però, quando lo videro agli arresti, fuggirono lontano da Lui.
Gesù disse a Pietro: “ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno, tu, una volta che ti sei ravveduto, conferma nella fede i tuoi fratelli”.
Gesù insegnava a noi la virtù della pazienza: “non sai che, se io voglio, prego il Padre mio, ed Egli mi manderà dodici legioni di Angeli e sterminare tutti costoro?” disse a Pietro che aveva sguainato la spada, e aveva cominciato a colpire all’impazzata contro coloro che erano venuti per arrestarlo.
Gesù prese da terra l’orecchio di Malco, che Pietro gli aveva tagliato, era uno di coloro che dovevano consegnarlo al Sinedrio, prese l’orecchio e lo rimise al suo posto.
Sta scritto infatti: “vale più l’uomo paziente che il forte”.
Dobbiamo sentire il dovere di imparare dall’esempio che Gesù ci ha dato.
Esso ci dice che quando scopriamo che alcuni sono ingrati, non solo non ricambiano il bene che abbiamo fatto loro, ma ricambiano con il male, noi invece dobbiamo perdonare pregando per loro.
Gesù pregava per i nemici che lo stavano seviziando senza pietà, e per i discepoli che rischiavano di perdere la fede. Noi dobbiamo pregare innanzitutto per noi, dobbiamo chiedere a Dio la pazienza per sopportare le offese.
Inoltre dobbiamo chiedere a Dio il suo aiuto misericordioso, affinché noi possiamo soffocare il desiderio della vendetta, che si presenta come una giustizia che dobbiamo compiere.
Dobbiamo pregare per i nostri detrattori per dire con coscienza pura: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Papa Francesco ha detto in una sua omelia: amare i nostri nemici, quelli che ci perseguitano e ci fanno soffrire, è difficile, e non è neppure “un buon affare”, perché ci impoverisce. Eppure è questa la strada indicata e percorsa da Gesù per la nostra salvezza.
Il Papa propone di riflettere sui parallelismi fra la Legge antica e la Legge nuova, la Legge del monte Sinai e la legge del monte “delle beatitudini”.
Anche noi, tutti noi, abbiamo nemici, tutti. Alcuni nemici sono deboli, altri sono forti. Anche noi tante volte diventiamo nemici di altre persone, non li amiamo. Gesù ci dice che dobbiamo amare i nemici.
(Omelia, martedì 18 giugno 2013).
Il Padre Celeste vuole che noi ci comportiamo come si è comportato Gesù. Ciò che è gradito a Dio, ciò che a Lui piace è ciò che ha fatto Gesù nella sua vita.
Santa Teresa d’Avila ha insegnato “la via nuova” alle donne che entravano nei monasteri per vivere una spiritualità seria. Il suo insegnamento si svolge decisamente verso la vita di ogni giorno.
Ogni giorno, diceva, dobbiamo fare soltanto quello che piace a Dio.
Santa Teresina di Gesù Bambino invece, ha insegnato un’altra via: quella dell’infanzia spirituale, cioè abbandonarsi completamente nelle braccia della divina volontà, come un bambino si abbandona nella braccia della mamma. Voleva essere nelle mani di Gesù Bambino come una pallina, Gesù poteva fare di lei quello che voleva.
Il denominatore comune è questo: a Dio piace che noi facciamo sempre e solo la sua volontà. La sua volontà è adeguata al suo essere. Quando la tua volontà corrisponde alla sua volontà, tu entri in Dio, perché non fai quello che piace a te, ma quello che piace a Lui.
“non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me”, scrive San Paolo alla sua Chiesa. La tua volontà diventa cosi infinita ed eterna come Dio, per questo a Dio piace che noi facciamo la sua volontà. I Comandamenti di Mosè e i Consigli che Gesù ci ha dato, anche con il suo esempio, ci fanno entrare nella volontà di Dio.
“Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”, dice il Signore.
Il perdono che Gesù vuole che diamo ai nostri nemici è uno dei punti più difficili da realizzare, e quindi è uno dei punti che piacciono a Dio in modo particolare. Proprio perché è difficile da attuare, costa non poco il sacrificio del proprio orgoglio e dei propri diritti. Proprio per questo richiede un atto di amore a Cristo molto grande. A Dio piace di più quell’uomo, quella donna, che lo ama mediante grandi sacrifici.
Un’altra cosa che piace a Dio è l’umile servizio del prossimo. Pregare per la conversione dei propri nemici, è il servizio più nobile che noi possiamo compiere al comandamento dell’amore. A Dio piace anche l’umile riconoscimento delle nostre fragilità.
Giona fu mandato da Dio ad annunziare ai niniviti la distruzione della loro città, perché i loro peccati erano troppi, e troppo grandi. I niniviti fecero un digiuno per tre giorni, cominciarono così un cammino di conversione e di recupero della Legge che Dio ha scritto nella coscienza di tutti gli uomini e di tutte le donne. A Dio piacque la loro conversione, e distolse dal suo Spirito la decisione di sterminare quella città.
Gesù ha accolto senza protestare le correzioni errate che gli facevano gli scribi e i farisei in nome di tutto il popolo. Egli dichiarava infatti di essere Dio, di essere il Messia di cui hanno parlato Mosè e i Profeti. Lui con umiltà ha servito il popolo, nonostante gli insulti e le ingratitudini. È andato sempre ai poveri, agli ammalati e ai peccatori, – forse non sai che nella mentalità degli Ebrei di quel tempo, i poveri, gli ammalati e i peccatori erano considerati maledetti da Dio, per cui venivano maledetti anche da tutti; maledicevano Gesù perché andava da loro.
Inoltre Gesù ha accolto in se stesso il peccato di quelli che lo offendevano, di tutti quelli che nella storia dell’umanità l’offendono. Pur essendo innocente, è diventato colpevole dei peccati di tutti gli uomini e di tutte le donne, è stato considerato un malfattore. Coloro che lo hanno fatto diventare maledetto da Dio e da tutti hanno avuto in risposta il perdono e la riconciliazione con Dio.
Questo è piaciuto al Padre Celeste: “perché cosi è piaciuto a te, o Padre”.
San Vincenzo dei Paoli diceva: i poveri sono i miei padroni, io sono debitore verso di loro. A coloro che danno ai poveri peccatori tutto il loro amore e il meglio dei propri sacrifici, a quelli che vanno incontro a coloro che fanno del male, e si prodigano per la loro conversione, Gesù dice: “dopo che avete fatto tutto quello che vi è stato comandato, dovete dire: siamo servi inutili”.
Se noi siamo davvero umili, non possiamo non riconoscere di essere poveri peccatori: “chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro questa donna che ha peccato”.
San Francesco diceva, con sincera convinzione, di essere il più grande peccatore della terra, ugualmente Padre Pio. I Santi vedevano le loro fragilità in maniera macroscopica.
Le piccole mancanze di amore al prossimo che li offendeva, e faceva soffrire loro le pene del Purgatorio, erano da essi ritenute mancanze gravi contro l’amore di Gesù.
Padre Pio, in uno dei giorni più neri della sua vita sulla terra, disse di coloro che lo avevano offeso e calunniato violando il segreto della confessione: io non soffro per quello che hanno fatto a me, io soffro perché li vedo sull’orlo dell’inferno.
Santa Teresa d’Avila ha amato la sofferenza che aiuta i peccatori che offendono Dio e il prossimo. Al primo posto della sua preghiera e della sua penitenza c’erano quelli che la tormentavano con la loro persecuzione. Ha fondato diversi monasteri per riunire attorno alla sua Regola di vita molte donne che immolavano la loro bellezza e la loro gioia di vivere in questo mondo, per amore dei peccatori. Anche Teresa era molto bella, suonava, cantava e danzava magnificamente. Era una ragazza chic, veramente in gamba, i giovanotti la guardavano, la seguivano, la desideravano.
Un giorno lo sguardo di Gesù l’ha conquistata, e cosi lo ha seguito per sempre nella crocifissione del convento.
Un giorno andai a visitare un convento delle carmelitane, la madre superiora disse: il motivo per cui noi ci siamo chiuse qua dentro è questo: vogliamo immolare la nostra vita per i peccatori, e in particolare per i sacerdoti.
I peccatori “sono colpevoli”contro queste anime perché esigono la loro immolazione per tornare a Dio. Sono coloro che con i loro peccati le costringono a pregare e a soffrire.
Un giorno madre Teresa andava verso un convento che aveva fondato da poco. Attraversando un ponte, il cavallo si impennò e Teresa cadde nel torrente sottostante. Acqua però non ce n’era, c’era soltanto fango. Si alzò tutta imbrattata di fango e rivolse un rimprovero al Signore: bravo, gli disse, io lavoro per te e tu mi tratti cosi male, così tratti le tue spose? Proprio perché le amo molto, le tratto cosi, rispose Gesù dal Cielo. E Teresa: adesso capisco perché ne hai cosi poche.
I Santi hanno imparato molto bene dal Maestro che devono vivere amando Dio e perdonando al prossimo. Per questo ognuno di essi ha tracciato una via nuova nella Chiesa.
Don Vincenzo
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