Cosa pensava Padre Pio della Comunione ai conviventi
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Alla Messa vespertina del sabato, che nel nuovo rito ambrosiano si chiama vigiliare e non corrisponde alla pre-festiva, incontro sempre una vedova, che chiamerò Camilla, molto composta, che sta seduta quando c’è da stare in piedi, sta in piedi quando c’è da inginocchiarsi, non risponde quasi mai alle preghiere dell’assemblea e, dopo aver ricevuto la comunione all’altare centrale, si reca per pochi istanti a fare il ringraziamento ad uno laterale, chiamato della Madonna per un’immagine miracolosa lì raffigurata. Quindi torna al suo posto e sta seduta finché la messa è finita.
All’uscita le domando se il giorno successivo, domenica, la rivedrò in chiesa e mi risponde che ha già preso la pre-festiva. Comincio quindi a tenerle una catechesi sull’importanza di assolvere il precetto nel giorno stabilito dal Signore, visto che non ha motivi per astenersene, e le racconto di quando Padre Pio rimproverò una vedova poverissima che gli aveva confessato di lavorare anche la domenica per consegnare in tempo gli abiti che le signore le affidavano per ripararli.
Però non faccio in tempo a svolgere tutto il discorso che la mia interlocutrice, nel sentire nominare Padre Pio, ha un moto di stizza e mi interrompe dichiarando: “Padre Pio mi è antipatico.” Rimango di sasso e le domando spiegazioni. “Sì – mi chiarisce – mi è antipatico perché non volle dare la comunione a due miei cugini fidanzati”.
Va saputo che, una volta, per ricevere l’eucarestia ci si inginocchiava alla balaustra dell’altare e il sacerdote passava da destra a sinistra, e ritorno, deponendo l’ostia nella bocca dei fedeli intanto che il sagrestano, o un chierichetto, reggeva il piattino affinché, nel caso di un movimento maldestro, la particola non finisse in terra.
Velocemente mi raffiguro nella mente l’immagine dei due fidanzati inginocchiati e di Padre Pio che passa oltre, mentre intanto ribatto a Camilla: “Padre Pio aveva, tra gli altri, il dono della scrutazione dei cuori, i tuoi cugini saranno stati sicuramente in difetto”
Abbandonato il tono aggressivo, mi risponde: “Convivevano – aggiungendo subito – però poi si sono sposati.” Come a dire: “E lui doveva saperlo che era un peccatuccio temporaneo…”
Per farle comprendere come quel grandissimo mistico giudicava le convivenze fuori dal matrimonio, nella speranza anche che si riconcili in cuor suo con lui, le racconto due episodi che al giorno d’oggi costituirebbero dei gossip.
Negli anni cinquanta-sessanta, grazie ai buoni uffici di Carlo Campanini, un attore che era diventato figlio spirituale di Padre Pio, molti artisti si recavano a S. Giovanni Rotondo accompagnati da lui, oppure autonomamente per chiedere grazie.
Un giorno capitò lì una bell’attrice di successo, di cui è inutile fare il nome perché è passata quell’epoca e lei è scomparsa da molti anni. La donna si rivolse al Santo per ottenere la guarigione del suo innamorato, colpito da un cancro inguaribile. “Non posso ottenerti questa grazia – le rispose – perché quell’uomo non ti appartiene, è di un’altra donna da cui ha avuto anche dei figli. Se vuoi che guarisca lo devi lasciare e mettere te e lui in grazia di Dio.”
La poveretta, che era follemente invaghita di quell’uomo, all’udir la sentenza si sentì morire e non trovò la forza di decidersi immediatamente per quell’estremo atto di amore. Uscita dal confessionale si sciolse in singhiozzi disperati, incurante degli sguardi di coloro che l’avevano riconosciuta.
La videro per vari giorni in chiesa, raccolta in preghiera e in lacrime, mentre Padre Pio, a cui nulla sfuggiva, certamente pregava per lei. Infatti, tornata in confessionale, dichiarò la sua decisione di accettare quanto il Signore le chiedeva. L’uomo, com’era da aspettarsi, guarì e lei non risulta che abbia avuto altre storie.
Molto diversamente andò invece con un famosissimo presentatore, che il buon Campanini portò varie volte a S. Giovanni perché cambiasse vita, come aveva fatto lui stesso.
Costui, separato dalla moglie, conviveva con un’attrice, ma non aveva alcuna intenzione di lasciarla, nonostante fosse un credente. Racconta Renzo Allegri nel terzo volume del libro Vita e miracoli di Padre Pio che un giorno l’uomo giunse a S. Giovanni per incontrare il Padre e, vistolo, tirò fuori dalla tasca un rotolo di biglietti da diecimila che offrì per la costruzione dell’ospedale.
Padre Pio lo trattò molto freddamente e preso uno dei biglietti, fattosi dare la penna stilografica che lui teneva nel taschino dell’abito, vi scrisse sopra qualcosa e glielo porse. Il presentatore, a leggere, impallidì.
Ad un giovane frate che poi gli chiese spiegazione dei suoi modi rispose: “Tu non sai com’è inguaiato questo disgraziato!” Il “disgraziato” morì poco dopo in seguito ad un incidente.
Ma Padre Pio non è stato l’unico mistico a conoscere lo stato dell’anima di chi gli si rivolgeva e quale debba essere la disposizione giusta per ricevere Nostro Signore.
Nel suo documentatissimo libro sul Curato d’Ars, François Trochu, che ha utilizzato come fonti gli atti della causa di canonizzazione, riferisce di un giorno in cui arrivò in quel villaggio una giovane ammiratrice di quel Santo, che voleva far conoscere alla sue amiche.
Giunsero da Parigi in carrozza ridendo e scherzando, contente del prossimo incontro, e in quello stato d’animo gaio parteciparono alla messa. Al momento di ricevere la comunione però S. Giovanni Maria Vianney restò fermo con l’ostia sospesa dinnanzi alla giovane inginocchiata, in atteggiamento di attendere qualcosa.
La poveretta, turbata e imbarazzata, non sapeva il da farsi e, in quegli interminabili attimi, cominciò a recitare dentro di sé prima l’atto di fede, poi quello di speranza, dopo quello di carità… finché il Curato giudicò arrivato il momento di porle la particola.
Recatasi poi in sagrestia per salutarlo, si sentì rimbrottare da lui: “Non si può ricevere Gesù senza aver pregato”, le disse benevolmente.
Non risultano suoi episodi riguardanti i conviventi, ma sicuramente nelle stesse circostanze si sarebbe comportato esattamente come Padre Pio. Infatti quello che pensava è chiarito da un colloquio riferito sempre dal Trochu. Un giorno, mentre tornava dall’aver portato l’eucarestia ad un’anziana ammalata, trovò davanti alla chiesa la solita folla di fedeli che l’attendevano. Si fece avanti un giovane arrogante che l’apostrofò: “Curato, voglio parlare con lei di religione.” Senza nemmeno voltarsi, il Santo procedette rispondendogli calmo: “Che vuoi parlare, ché ne sai quanto un bambino!”
Per quanto riguarda invece Camilla, sembra che dopo tutto il mio raccontare abbia appreso qualcosa, perché ora si reca a messa anche la domenica.
Più difficile però è far capire ai credenti Chi è Colui che si va a ricevere e in quali disposizioni di grazia interiore ci si debba accostare a Lui.
A cura di Redazione Papaboys – Paola de Lillo
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