Con le nozze gay i socialisti, in Francia, hanno perso il voto islamico
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La sconfitta, ai ballottaggi, del Front National guidato dalle Le Pen ha fatto tirare un forte sospiro di sollievo – non solo in Francia – a molti, forse troppi se si considera quello che risulta in ogni caso un dato confermato, vale a dire il progressivo affievolimento del consenso socialista: su tredici regioni in palio, solo cinque sono infatti andate al partito di François Hollande. Che già dal 2012 accusa l’abbandono, fra gli altri, in particolare dell’elettorato mussulmano. Come mai? Intervistato dal principale quotidiano italiano il noto politologo Gilles Kepel propone due spiegazioni non alternative fra loro. La prima riguarda, prevedibilmente, la «crisi economica», mentre la seconda è molto poco politicamente corretta: gli elettori islamici – sostiene Kepel – non hanno mandato giù il matrimonio fra coppie dello stesso sesso ostinatamente voluto, introdotto e poi difeso dai socialisti.
Ecco le sue parole: «La scelta socialista di approvare il matrimonio fra omosessuali. Fu allora che gli imam nelle moschee cominciarono a denunciare quelli che definivano i “corrotti corruttori”. La loro campagna divenne culturale, sociale, ancora prima che religiosa. I giovani musulmani già marginalizzati si videro coinvolti in un braccio di ferro identitario sui fondamenti della convivenza civile, della tradizione, della famiglia, del rapporto donna-uomo» (Corriere della Sera, 14.12.2015, p.6). Intendiamoci: non è certo una novità che gli elettori mussulmani non stravedano per i “nuovi diritti”. Ma l’autorevole e dettagliata conferma di Kepel dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per tutti quei partiti che in Europa – come il Partito Democratico in Italia – s’illudono di promuovere contemporaneamente nel Paese da un lato l’integrazione degli immigrati di fede islamica e, dall’altro, iniziative come le unioni civili. Due cose, Francia docet, assai difficili da conciliare.
Giulianoguzzo
Libertàepersona
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