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Celebrate la Messa col cuore

12 Gennaio 2013 | Filed under: Catechesi
     

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Un giovane attore che in una nota opera croata “Ecce homo, Ecco l’uomo” ha interpretato il ruolo di Gesù e ha ricevuto per questo motivo un premio spe­ciale, ha vissuto un’esperienza religiosa estremamente interessante e stimolante. Vale la pena leggere quanto ha scritto e meditarvi su: “Sono cresciuto in una fami­glia religiosa”.


Il giovane scrive: “Sono andato anche al catechismo. Ho ri­cevuto tutti i sacramenti regolarmente. La mia attività di attore mi ha allontanato dalla vita religiosa attiva, ma nell’animo sono rimasto credente. Tuttavia la mia fede è divenuta sempre più superficiale. Quando un re­gista mi ha offerto di interpretare il ruolo di Gesù, ci ho riflettuto seriamente e mi sono spaventato.


L’ansia si è impadronita di me soprattutto quando egli mi ha detto che avrei dovuto studiare da solo, senza il suo aiuto, la personalità di Gesù, tutto, come avviene nor­malmente nel nostro lavoro. Ho preso lo studio con estrema serietà. La lettura delle Sacre Scritture e di al­tri scritti su Gesù mi hanno aiutato a comprendere la Sua persona e a spiegare a me stesso in maniera più semplice l’operato di Gesù, il Suo comportamento e il Suo atteggiamento in pubblico.


Di giorno in giorno tutto mi diveniva più familiare. Oltre alle Sacre Scrit­ture e ai libri su Gesù, ho cercato di incontrare sacer­doti, suore e tutte le persone devote che incontravo in chiesa, affinché mi parlassero di Gesù e mi dicessero cosa pensavano di Lui. Tutto mi è stato di aiuto ed un giorno mi sono sentito pronto ad andare in scena. È stato subito tutto meraviglioso! Ed ho ricevuto il pre­mio per il migliore attore. Ne vado ancora fiero!


Tuttavia, qualcosa, da allora, ha iniziato ad assillar­mi. Gravavano su di me questo pensiero e questa minaccia: se fossi stato Gesù, non sarei morto per questo popolo! Mi sono spaventato di questi pensieri e ho comin­ciato a riflettere sull’esperienza che li aveva generati. All’improvviso, tutto mi è divenuto chiaro come l’acqua: in genere noi non sappiamo chi sia Gesù e cosa abbia sopportato per noi. Sono sicuro che per me la rappresentazione sia stato solo un gioco e so che, in questa finzione, è stato difficile mostrare con l’espres­sione del viso che li perdonavo e li amavo quando mi colpivano e mi crocefiggevano.


È stato difficile man­tenere un’espressione del volto misericordiosa e serafica, pur sapendo che era solo una finzione, una recita. Per Gesù è stata una triste realtà, la realtà della Sua vita. Lo torturarono solo perché non Lo sopporta­vano col Suo amore e Lo crocifissero. Egli continuò a perdonare, ad amare, ad essere misericordioso, pensa­va alla Sua mamma, al Suo amico Giovanni, al ladrone e così anche a noi. Ma noi, alla fine, facciamo finta di nulla, come se niente fosse accaduto.


Mi ha fatto male soprattutto riflettere che, da una parte, la S. Messa è il continuo ripetersi della Passione e Morte di Gesù, un amore incessante che si sacrifica, e dall’altra ci siamo noi, indifferenti e apatici nei confronti della Messa. Ho pensato allora che Gesù non è riuscito a fare nulla con noi, perché se la gente uscisse dal teatro come esce dalla S. Messa, io non rischierei più a fare l’attore! Spesso mi metto davanti alle porte della chie­sa ed osservo i fedeli che escono. Dai loro volti non traspare nulla, come se niente fosse accaduto. Gesù muore sempre durante la messa e ognuno di noi do­vrebbe dire: io sono una persona per cui qualcuno è già morto!


Dopo la Messa i fedeli si affrettano subito ad uscire dalla Chiesa, escono come se non fossero stati in al­cun modo toccati, con lo stesso sguardo vuoto che avevano all’entrata, senza un minimo atteggiamento più aperto e felice considerando che sono gli uomini salvati da Gesù che muore. Passiamo, andiamo, tornia­mo in maniera vuota e superficiale, addirittura offensi­va.


Ciò offende il Signore: Egli si dona, si sacrifica e muore continuamente, mentre noi rimaniamo freddi e insensibili… Questo mi ha portato al punto di dire: se mi trovassi al posto di Gesù, non sarei pronto a morire per queste persone che si comportano in un modo tale e per le quali il mio sacrificio non ha significato nulla.


Trascorso un po’ di tempo da questa mia sofferenza interna, ho capito di avere torto. Gesù è morto per amore vero, senza alcun tornaconto personale, senza condizioni che ci riguardassero. Pertanto, Egli mori­rebbe di nuovo per quello che siamo. Questo è il si­gnificato della riconciliazione. Ma ora mi chiedo: per­ché non gli siamo grati? Perché il suo amore, grazie al quale egli si sacrifica, non ci tocca profondamente?”


Padre Slavko Barbaric


     

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