Catechesi sulla Pasqua – Ultima parte
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Parlando di Risurrezione, bisogna tenere ben presente che la Risurrezione, predetta da Gesù: “ Nessuno può togliermi la vita: Io ho il potere di darla ed il potere di riprenderla”, è sostanzialmente diversa da quelle del figlio della vedova di Naim o di quella di Giariro o, ancora, di quella di Lazzaro. Questi, alla fine dei loro giorni, torneranno a morire. La Risurrezione di Cristo invece è un fatto permanente che non cesserà mai. Dopo La risurrezione, il corpo di Gesù diventa un corpo trasformato, “spiritualizzato”. Vale a dire che, pur conservando la sua consistenza, è in grado di trascendere tutte le leggi fisiche (“…Entrò a porte chiuse, nel cenacolo”, ancora, “disparve dalla loro vista”.
Sappiamo pure che fu visto contemporaneamente da numerose persone). Il fatto che Gesù sia apparso molte volte e si sia lasciato vedere da tante persone, non è un’illusione, né un’allucinazione collettiva e neanche un’esperienza mistica ma un evento reale, suffragato anche da fatti (apertura di un sepolcro sigillato e sorvegliato da guardie, tomba vuota, modalità di ritrovamento delle stoffe funerarie, ecc.) che ha avuto il potere di cambiare la vita stessa dei “testimoni” e, attraverso la fede che altri hanno avuto, la capacità di affrontare anche il martirio e la morte.
L’esperienza particolare che hanno avuto quelle persone le ha portate a rinunciare a tutto pur di “andare e annunciare a tutti” che “Cristo è veramente risorto e noi ne siamo testimoni”. Saulo, da persecutore dei cristiani, diventa Apostolo di Cristo, viaggiando senza posa ed affrontando ogni genere di sofferenze a motivo del Vangelo (Cfr. I Cor. 10).
L’annuncio del Kerigma “Cristo crocifisso, è risuscitato, per la nostra salvezza…” porta l’uomo a credere che il peccato e la morte sono vinti per sempre e che ogni battezzato, indipendentemente dalla morte, porta in sé i segni della Risurrezione: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte, perchè come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”. La nostra esistenza dunque non va vissuta più nella triste ansia di chi non sa quale sarà il futuro ma nella gioia dei figli di Dio che sono in grado di trasformare la vita presente, nell’attesa della vita senza fine.
Con la Risurrezione si annullano le distanze tra Dio e l’uomo. L’Emmanuele, il Dio con noi e con il nostro mondo ci rivela le meraviglie del suo Regno, così nasce in noi l’amore per l’altro, la gioia dell’annuncio, l’urgenza della testimonianza, il progetto di una speranza che trasforma e arricchisce, l’andate: “Andate e portate a tutti la gioia del Signore risorto. Alleluia”.
Don Manlio
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