Catechesi sulla Pasqua – IV parte
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L’incontro dei discepoli con il Risorto procura “stupore e gioia” ma che la pienezza della fede nella risurrezione del Maestro matura nel cuore e nella mente dei discepoli solo quando questi cominciano a ricordare e a meditare le parole di Gesù che aveva indicato più volte la sua Risurrezione “il terzo giorno”, quale atto d’amore del Padre (Mc 9, 31) che così testimonia definitivamente che la predicazione di Gesù (Vangelo) è Parola di Dio agli uomini di ogni tempo.
La Risurrezione quindi pone il sigillo di autenticità per la fede dei discepoli, anche se questi non sempre lo avevano compreso e, di fronte alla drammaticità di certi eventi, avevano dimostrato dubbio, ansia, paura, fino a fuggire. L’incontro con il Risorto e l’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, fanno sì che i discepoli del Cristo, completamente rinnovati, diano vita ad una predicazione resa efficace anche dai particolari che essi offrono sulla morte sepoltura e risurrezione di Gesù.
La morte: Gesù, già vittima di una orribile flagellazione, viene inchiodato alla croce dove rimane appeso per molte ore e, alla fine, muore per soffocamento e dissanguamento. Il centurione di guardia gli spacca il cuore, con un colpo di lancia “… E subito dalla ferita uscì sangue con acqua. Colui che ha visto ne è testimone(alcuni studiosi affermano che la presenza dell’acqua è la conseguenza di un edema polmonare). …. Così si avvera la Scrittura che dice… Guarderanno a Colui che hanno trafitto” (Gv 19, 34-35).
Si precisa che le autorità sono tenute a verificare la morte avvenuta del crocifisso. Deposto Gesù dalla croce, il sinedrista Giuseppe d’Arimatea, ottiene dal Governatore romano il corpo di Gesù e, dopo aver provveduto ad ungerlo con circa cento libbre di mirra e aloe, lo cinge con bende di lino e lo avvolge in un lenzuolo, quindi lo pone in un sepolcro nuovo, da lui acquistato, e fa rotolare una grande e pesante pietra all’imboccatura del sepolcro (cfr.Lc 23, 52).
Queste operazioni di sepoltura avvengono con molta fretta, per due motivi: Era la Parasceve (vigilia del Sabato, giorno festivo di assoluto riposo), “la pasqua era ormai vicina”; inoltre, secondo la legge romana, era proibito il “lamento funebre” per i condannati a morte. (Continua)
Don Manlio
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