Buoni e cattivi. Inferno e Paradiso
Questo articolo è stato già letto1475 volte!
Quanti sono cattivi in questa vita non vivranno nella gloria nell’aldilà, mentre i buoni e quanti portano con pazienza varie sofferenze in questa vita riceveranno grandi ricompense nell’altra vita.
Per l’altra vita, quella futura, sappiamo che è eterna.
Proprio in questi giorni e in un quotidiano di oggi, alcuni giornalisti discutono sull’aldilà e ognuno esprime le sue convinzioni. Di quanti hanno espresso di non credere, Pansa mi è sembrato quello più credibile, al contrario dell’altro giornalista, che trovo non serenamente coerente sull’esistenza di Dio.
Pansa ha risposto ad alcune domande sull’aldilà mostrando però una chiara contraddizione, ma a suo dire non è una chiusura definitiva. Ha detto di essere stato battezzato, si è cresimato, faceva il chierichetto e fino alla scuola media andava a Messa. Poi ha smesso di credere e sarà avvenuto quando conobbe il comunismo. Non lo ha detto.
La contraddizione che ho colta è questa: ha detto che non scommette affatto sull’esistenza di Dio, di non immaginarsi un aldilà, ma ha rivelato che prima di andare a dormire prega i suoi genitori morti. Così però ammette l’esistenza dell’aldilà!
Se Dio non esiste non c’è neanche l’aldilà. Se afferma che dopo questa vita non c’è nulla non può pregare i suoi genitori morti.
A parte questa sua incongruenza, è facile capire che nel profondo del suo cuore crede nell’esistenza di Dio, deve solo riscoprirlo.
L’altro giornalista è Feltri, e oggi sul quotidiano che dirige risponde alla domanda di un altro giornalista, Farina, il quale scrive: “Io ho la prova che c’è vita dopo la morte”. Feltri pubblica un suo pezzo dal titolo: “Io ho invece quella che non c’è nulla”.
Il suo editoriale dal titolo dogmatico non mi spinge a leggerlo, già sono molte le afflizioni che si vivono giornalmente. Di sicuro già i titoli letti dalla rassegna stampa delle prime pagine online sono sufficienti e l’articolo non mi trasmette serenità.
Le contraddizioni le ho lette anche in Kant e Schopenhauer. Dai loro scritti e in quelli di Nietzsche emergono le filosofie della vita pessimista, anche se Kant pubblica delle opere che dimostrano l’esistenza di Dio. Negli scritti precritici di Kant, troviamo la pubblicazione nel 1763: “L’unico argomento possibile per una dimostrazione dell’esistenza di Dio”. Ci sono anche altre opere.
Riguardo il titolo: “Io ho invece quella che non c’è nulla”, intendendo la prova, si vuole produrre curiosità nei lettori, ma è una non verità.
Sono le convinzioni del credente o dell’ateo a dare le direttive sulla vita da condurre. I pensieri che si formano nella mente sono il frutto dello spirito che si possiede, considerando che ogni persona forma in sé una vita spirituale che può essere buona, cattiva o diabolica.
Le conseguenze sono inevitabilmente visibili e ognuno ne va fiero.
Non si possono dividere le persone in buone e cattive considerando solo la loro Fede, è vero invece che anche nei cattivi è presente qualche bene e se noi vogliamo aiutare i peccatori, dobbiamo trovare quel bene che posseggono e aiutarli a sviluppare le buone qualità.
In ogni persona è impressa l’orma di Dio, perché Lui è il Creatore di tutto.
Il bene che si compie in questa vita, Gesù lo ricompensa subito e poi darà la vita eterna. Tutto questo si chiama retribuzione.
È la ricompensa o il premio che elargisce Gesù a quanti vivono il Vangelo e compiono opere buone. Molti cristiani non fanno del bene perché non hanno chiaro che ricevono di più dal Signore come ricompensa. Non si deve però fare del bene solo per la ricompensa, si deve agire con amore e senza altre finalità.
È una verità antica e Gesù la evidenza in questa bella parabola, anche se porta in sé un filo di tristezza per la dannazione dell’Epulone ma è stato lui a scegliere il castigo infernale che rimane eterno. Aveva avuto tantissime possibilità per cambiare stile di vita e preoccuparsi di se stesso, invece scelse la corruzione e il regalo che dona proprio la corruzione della vita: l’inferno.
Gesù oggi ci dice che ogni opera buona che compie una persona, soprattutto nel suo Nome, riceve molte ricompense in questa vita e poi sarà ricompensata con la vita eterna del Paradiso. “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,29).
Parole rivolte agli Apostoli, chiamati a lasciare tutto per seguirlo. I laici devono lasciare l’idolatria verso qualcuno o qualcosa e adorare Dio.
Ogni opera buona riceve una retribuzione o ricompensa: anche per i piccoli gesti di amore verso gli altri, Gesù dona la ricompensa.
È anche vero che ogni opera compiuta nel male porta già con sé i castighi che riceverà la persona che agisce con cattiveria.
Questo ci dice che le persone cattive appaiono agli occhi di molti come realizzate e possessori di molte cose. Ma non hanno la vera pace interiore e la gioia della vita. Inoltre, dovranno dare amaramente conto a Dio della corruzione commessa in questa vita e forse ad esse finirà come il ricco Epulone.
Vale la pena possedere tante cose, magari in modo disonesto, per poi vivere nella confusione, nella corruzione piena e finire all’inferno?
Vale la pena tradire il coniuge o non obbedire a Dio o condurre una vita pervertita per pochi decenni, e perdere il Paradiso eterno?
Eterno vuol dire miliardi di miliardi di anni, non c’è una fine.
Siamo noi a scegliere se nell’aldilà vivere nella dannazione eterna o nella felicità eterna. Questo tempo è considerato come preparazione del viaggio definitivo, qui si sceglie dove vivere per l’eternità e sono le corruzioni o le opere buone a stabilirlo.
Adesso ognuno sceglie se vivrà eternamente nella dannazione rovente o nella felicità del Paradiso e lì benedire il Bene fatto in vita!
Non lasciamoci vincere e contagiare dalla corruzione e dalle mode del mondo, noi sappiamo quanto Bene ci aspetta nel Paradiso di Dio.
Padre Giulio Scozzaro
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.