Bagnoschiuma, saponi e shampoo – Un confronto
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Sapone, shampoo, balsamo, detergenti liquidi: spesso per questi prodotti ci affidiamo alla grande distribuzione, che ci propone prezzi bassi e profumazioni accattivanti. Per una crema viso siamo disposti a spendere 50 o 100 euro, ma per lavarsi 3-4 euro sono considerai sufficienti.
Ma cosa c’è dentro ai prodotti che usiamo per detergerci? Di norma tensioattivi a basso prezzo, la cui unica funzione è fare moltissima schiuma, lasciando però la pelle arida come il deserto del Sahara perché troppo sgrassanti. Cerchiamo l’appagamento immediato, la finta delicatezza, la profumazione avvolgente, poi la pelle si ribella e ha bisogno di molte cure restitutive. Perché aggredire l’epidermide con prodotti dannosi e poi dover rimediare per ristabilire uno stato di salute che non c’è più?
Perfino i saponi, impossibili da fare con ingredienti sintetici (né il silicone né i petrolati saponificano), vengono impoveriti dalle industrie produttrici della glicerina di cui sono ricchi per poterla vendere a parte, diventando così sgrassanti ed aggressivi. La differenza tra un sapone ecobio e uno non ecobio è visibile, oltre che dalla gentilezza sulla pelle, proprio ad occhio nudo nel portasapone: un sapone impoverito della sua quota di glicerina col tempo si fessura e si spacca: uno non depauperato non lo fa.
Le formule dei detergenti liquidi si assomigliano un po’ tutte, tanto che distinguere un detergente ecobio è piuttosto semplice: normalmente non contiene sodium laureth sulfate. I testi di cosmetologia insegnano che per fare un detergente sia necessario mettere un tensioattivo principale (normalmente lo SLES), un anfotero che lo addensi e ne riduca l’aggressività(normalmente una betaìna) e, importantissimo, dei tensioattivi migliorativi. Senza questi ultimi la formula sarebbe aggressiva e poco piacevole sulla pelle.
I tensioattivi migliorativi sono proprio quelli che la cosmesi ecobio usa come tensioattivi principali. Glucosidi, sulfosuccinati, sarcosinati che nei prodotti tradizionali sono aggiunti in quantità modeste, diventano nel detergente ecobio i protagonisti. Purtroppo costano molto più dello SLES – per cui il prodotto ecobio non riesce a reggere la concorrenza dei detergenti della grande distribuzione – ma risultano infinitamente più dolci sulla pelle: non la insultano né l’aggrediscono e la mantengono in salute, elastica ed idratata. Spesso basta il solo uso di un detergente bioeco per risolvere problemi di pelle talmente aggredita dai prodotti tradizionali, da dare un prurito insopportabile ad ogni lavaggio.
E per i capelli? La cosmesi tradizionale propone prodotti schiumogeni infarciti di siliconi, che danno un buon effetto cosmetico ai primi lavaggi, ma che poi si depositano sui capelli rendendoli spenti e flosci. La cosmesi ecobio invece, propone prodotti semplici, meno schiumogeni, senza siliconi; non sono particolarmente districanti né lucidanti e normalmente chi passa dallo shampoo tradizionale a quello ecobio si trova malissimo per il primo periodo, ma poi di colpo… i capelli diventano lucenti, corposi, sani, tanto che chi usa questi prodotti non tornerebbe mai indietro.
Chi ha provato a pulire qualcosa sporco di silicone sa che lavarlo via è un’impresa titanica e nessuno pensa quanto a lungo possa rimanere il silicone depositato sui fusti dai prodotti per i capelli. Eppure è così, e non bastano pochi shampoo ad eliminarli.
Loredana Antoniazzi
esperta in autoproduzione cosmetica
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