Atto di dolore perfetto – II
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UN ESEMPIO
Tutti dovrebbero conoscere ed apprezzare l’atto di dolore perfetto, il quale, se è fatto con vero amore e con limpidezza come l’acqua che scende da un’alta vetta, allora non solo cancella i gravi peccati, ma ne distrugge anche la meritata pena, cosicché morendo si può andare subito in Paradiso senza passare dal Purgatorio.
Questo sublime atto può farsi in pochi istanti anche col semplice pensiero. Si porta un esempio: Una donna perversa è carica di gravi peccati; è donna pubblica; si è macchiata la coscienza con parecchi omicidi di bambini a motivo dell’aborto; la sua lingua diabolica ha vomitato molte bestemmie; il suo cuore si nutre di odio; semina il male a larghe mani. E’ un vero tizzone d’inferno sulla terra.
Sino ai quindici anni viveva nel timore di Dio; da allora ai cinquant’anni è stata un impasto d’iniquità. Ma non sempre dura il bel tempo! Un forte malore improvviso la colpisce ed è trasportata d’urgenza all’ospedale con l’autoambulanza. E’ lasciata sola sulla lettiga in una camera, in attesa di qualche dottore per il controllo.
La povera donna è assai abbattuta e neppure riesce a parlare; tuttavia vede, sente e ragiona bene. E’ ormai convinta di essere prossima a morire. I suoi occhi si posano sopra un’immagine sacra, appesa alla parete; è il quadro della Pietà, l’Addolorata e Gesù morto.
Gesù ha versato il suo sangue per tutti ed anche per questa peccatrice; è pronto a perdonarle tutto, purché sia pentita, come ha perdonato tutto al buon ladrone pentito.
La grazia di Dio, specie se è abbondante, bisogna attirarsela in qualche modo o con le proprie opere buone o con le opere buone altrui, servendosi in particolare della preghiera. Mentre l’infelice donna è lì sulla lettiga, ci sono in quella città anime devote che pregano per i moribondi e che offrono a Dio sacrifici per quelli che stanno per lasciare questa vita.
La misericordia di Dio applica le opere buone altrui alla donna morente e la luce divina comincia ad illuminarla. E’ ancora in tempo, prima di presentarsi a Gesù Cristo Giudice.
Essa pensa: Sono qui, nell’ospedale; mi sento troppo male. E se dovessi morire?… Male ne ho fatto!… Cosa mi è rimasto dei piaceri della vita?… Nulla!… E se, morendo, trovassi un’altra vita? … Da giovanetta credevo al Paradiso ed all’inferno. Ci credevo ed ero convinta. Poi disprezzai la Religione… –
Lo sguardo a Gesù morto ed all’Addolorata le dà luce e pensa ancora: Gesù è morto in Croce per tutti. M’insegnarono nella fanciullezza che Egli è il Buon Pastore che cerca la pecorella smarrita. Ed io sono una pecorella smarrita. Che sia questo il momento in cui Egli mi ritrova?… –
La luce divina s’intensifica sempre più. La morente non può muoversi fisicamente, ma il suo spirito è in grande attività; avviene in quell’anima una santa rivoluzione e trionfa la grazia. Allora nell’intimo del suo cuore dice: Gesù, Buon Pastore, perdonami! Troppo ti ho offeso. Ora credo quanto Tu hai insegnato!… Detesto tutto il mio male operato! Sono pentita dei dispiaceri che ti ho dati! Vorrei poter annullare col mio sangue ogni mia colpa!… Gesù ti amo!… Molto ti ho offeso, ma molto ti voglio amare! Mi presento a te come la Maddalena, pentita!… Se non morrò, cambierò vita e riparerò gli scandali dati!… Gesù, potessi confessarmi!… Appena potrò, lo farò!… Vergine Addolorata, Madre della Pietà, pietà di me!… – La morente si assopisce e dopo pochi istanti spira.
Sopraggiunge il dottore e constata la morte. La donna, pubblica, è conosciuta anche dal dottore, che esclama: Eh, donnaccia, sei morta! E’ finita la bella vita! Davanti al dottore ed a quanti la conoscono quella è considerata « donnaccia », degna del fuoco eterno.
Davanti a
Dio è invece un’anima eletta. Per l’atto di dolore perfetto, unito alla volontà di confessarsi, ha ricevuto da Dio il perdono di tutti i suoi enormi peccati. Certamente l’anima è salva e molto probabilmente neppure passa dal Purgatorio.
P. Giuseppe Tomaselli
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