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Atto di dolore perfetto – II

20 Giugno 2013 | Filed under: Morale
     

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UN ESEMPIO


Tutti dovrebbero conoscere ed apprez­zare l’atto di dolore perfetto, il quale, se è fatto con vero amore e con limpidezza come l’acqua che scende da un’alta vet­ta, allora non solo cancella i gravi pec­cati, ma ne distrugge anche la meritata pena, cosicché morendo si può andare su­bito in Paradiso senza passare dal Pur­gatorio.


Questo sublime atto può farsi in pochi istanti anche col semplice pensiero. Si porta un esempio: Una donna perversa è carica di gravi peccati; è donna pubblica; si è macchia­ta la coscienza con parecchi omicidi di bambini a motivo dell’aborto; la sua lin­gua diabolica ha vomitato molte bestem­mie; il suo cuore si nutre di odio; semina il male a larghe mani. E’ un vero tizzone d’inferno sulla terra.

Sino ai quindici anni viveva nel timo­re di Dio; da allora ai cinquant’anni è stata un impasto d’iniquità. Ma non sempre dura il bel tempo! Un forte malore improvviso la colpisce ed è trasportata d’urgenza all’ospedale con l’autoambulanza. E’ lasciata sola sulla lettiga in una ca­mera, in attesa di qualche dottore per il controllo.


La povera donna è assai abbattuta e neppure riesce a parlare; tuttavia vede, sente e ragiona bene. E’ ormai convinta di essere prossima a morire. I suoi occhi si posano sopra un’imma­gine sacra, appesa alla parete; è il qua­dro della Pietà, l’Addolorata e Gesù morto.


Gesù ha versato il suo sangue per tutti ed anche per questa peccatrice; è pronto a perdonarle tutto, purché sia pentita, come ha perdonato tutto al buon ladro­ne pentito.

La grazia di Dio, specie se è abbon­dante, bisogna attirarsela in qualche mo­do o con le proprie opere buone o con le opere buone altrui, servendosi in parti­colare della preghiera. Mentre l’infelice donna è lì sulla let­tiga, ci sono in quella città anime devote che pregano per i moribondi e che offro­no a Dio sacrifici per quelli che stanno per lasciare questa vita.


La misericordia di Dio applica le ope­re buone altrui alla donna morente e la luce divina comincia ad illuminarla. E’ ancora in tempo, prima di presentarsi a Gesù Cristo Giudice.


Essa pensa: Sono qui, nell’ospedale; mi sento troppo male. E se dovessi mo­rire?… Male ne ho fatto!… Cosa mi è ri­masto dei piaceri della vita?… Nulla!… E se, morendo, trovassi un’altra vita? … Da giovanetta credevo al Paradiso ed al­l’inferno. Ci credevo ed ero convinta. Poi disprezzai la Religione… –

Lo sguardo a Gesù morto ed all’Addo­lorata le dà luce e pensa ancora: Gesù è morto in Croce per tutti. M’in­segnarono nella fanciullezza che Egli è il Buon Pastore che cerca la pecorella smarrita. Ed io sono una pecorella smar­rita. Che sia questo il momento in cui Egli mi ritrova?… –


La luce divina s’intensifica sempre più. La morente non può muoversi fisica­mente, ma il suo spirito è in grande at­tività; avviene in quell’anima una santa rivoluzione e trionfa la grazia. Allora nel­l’intimo del suo cuore dice: Gesù, Buon Pastore, perdonami! Trop­po ti ho offeso. Ora credo quanto Tu hai insegnato!… Detesto tutto il mio male operato! Sono pentita dei dispiaceri che ti ho dati! Vorrei poter annullare col mio sangue ogni mia colpa!… Gesù ti amo!… Molto ti ho offeso, ma molto ti voglio amare! Mi presento a te come la Madda­lena, pentita!… Se non morrò, cambierò vita e riparerò gli scandali dati!… Gesù, potessi confessarmi!… Appena potrò, lo farò!… Vergine Addolorata, Madre della Pietà, pietà di me!… – La morente si assopisce e dopo pochi istanti spira.


Sopraggiunge il dottore e constata la morte. La donna, pubblica, è conosciuta anche dal dottore, che esclama: Eh, don­naccia, sei morta! E’ finita la bella vi­ta!  Davanti al dottore ed a quanti la co­noscono quella è considerata « donnac­cia », degna del fuoco eterno.

Davanti a
 Dio è invece un’anima eletta. Per l’atto di dolore perfetto, unito alla volontà di confessarsi, ha ricevuto da Dio il perdono di tutti i suoi enormi peccati. Certamente l’anima è salva e molto pro­babilmente neppure passa dal Purgato­rio.


P. Giuseppe Tomaselli


     

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