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Apparizione di Nostra Signora de La Salette

26 Febbraio 2014 | Filed under: Apparizioni Mariane
     

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la_salette

Ogni manifestazione celeste è un invito — per noi povere creature — a riflettere sui contenuti della vita soprannaturale.

Dio non parla mai invano: la Storia è piena delle sue esortazioni all’ umanità per dirigerla verso la mèta eterna.

Accanto a Lui Maria SS. collabora, secondo il piano divino, alla salvezza delle anime e nei momenti di spicco appare maternamente preoccupata, spinta com’è dal suo grande desiderio di scuoterci dal nostro torpore.

Ben a ragione potrebbe ripetere col Salmo 118, 136:

« Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,

perché non osservano la tua legge ».

Tra le sue apparizioni ce n’è una poco conosciuta, se non del tutto ignorata dalla maggioranza dei cristia­ni: voglio dire quella de La Salette nel Sud-Est della Francia (Delfinato), dove s’è manifestata così sensibile, trèpida, angosciata.

E poiché ogni avvertimento del Cielo non si esau­risce mai nel momento storico in cui si realizza — an­che se è particolarmente indicato per esso — ma vale sempre, specie nei ricorsi più o meno similari, non sarà male richiamarlo oggigiorno, allorché l’onda minacciosa del male tenta di sommergere tutto e i valori dello spi­rito sembrano eclissati, se non addirittura derisi dagli uomini.

Di una cosa possiamo essere certi: del materno in­teressamento della Vergine per tutti i singoli viventi. Ora comunque non parla neanche più: piange solo come a Siracusa…

E quando una Madre arriva a tanto, è segno che ha raggiunto il colmo dell’angoscia per l’incorrispondenza dei figli, i quali non si degnano neppure d’ascol­tarla !

Saranno allora inutili le sue lacrime?

Da sempre la Sacra Scrittura ci raccomanda:

« Non dimenticare i dolori di tua madre! » (Sir. VII, 29).

A ciascuno la risposta dopo la lettura meditata di queste pagine.

 

Don Giovanni Bozzo

 Madonna e pastorelli

IL    FATTO    STORICO

(19 Settembre 1846)

 

L’Apparizione è stata studiata ed esaminata rigorosamente per cinque anni da Commissioni competenti, e infine approvata canonica­mente il 19 settembre 1851 dal Vescovo di Grenoble, Mons. Filiberto De Bruillard, nella cui giurisdizione si trovava La Salette.)

1800: un secolo particolarmente critico per l’Europa. Il positivismo, le correnti idealiste, il materialismo storico diffuso da Marx ed Hengels (nel 1848 viene pubblicato il manifesto di C. Marx), il liberalismo, lo sviluppo delle teorie socialiste e l’anticlericalismo radicale delineano una società disorientata ed in pericoloso fermento. In quel frangente in uno sperduto villaggio tra le alpi francesi, La Salette, accadde che…

… alzatosi scherzoso, Massimino, il pastorello da po­chi giorni, costeggiando casa Pra ovvero Caron, aveva ri­petuto ridendo : « Chi sarà primo sulla montagna? ». Melania, colta nel sonno, è balzata dal letto, e in pochi minuti rincorre quel fringuello, che l’ha avvicinata due giorni prima.

Tutti e due con le bestie dei padroni — due bran­chi poco distanti l’uno dall’altro — risalgono la conca tra Ablandins e Orcières.

Son giovani ardenti che l’erta non ferma, mentre la mucca da pascolo rintraccia volentieri l’erba profumata.

Neanche mezz’ora, ed ecco i due gruppi tornati sul fianco di Mont-sous-les-Baisses, ovvero Planeau, poco lontano dal Collet: Melania a sud, in vista del Gargas; Massimino a est, di fronte alla catena dello Chamoux.

Patti chiari: Pierre Selme (il padrone), detto anche Le Brouit, falcia sotto di lui e lo tiene d’occhio. Ma che giornata!

Come squilla l’Angelus di mezzogiorno al campanile del villaggio (La Salette), appena Selme ingiunge a Massimino: « Vai ad abbeverare le bestie! », « Vado — grida quest’ultimo — prima però chiamo la piccola Melania, poi andiamo insieme».

Non ci voleva tanto a farsi sentire. Tutti si ritro­vano, bestie e pastori. Salgono ancora, attraverso il Pla-neau poco sotto la cima, si portano sul Collet, scendono nel valloncello. Bevono per primi gli animali: uno sbar­ramento di terra e sassi raccoglie l’acqua sorgiva del torrentello Sezia. Poi richiami, zolle e pietre spingono il branco sul pianoro in fondo al Gargas: lo chaumoir  (Luogo dove le bestie si sdraiavano per meriggiare nelle ore più calde)..

Centocinquanta metri più su dello sbarramento, una fontanina vicino a un rustico sedile di pietra: asciutta. Trenta metri più su ancora, la terza fontana: la fon­tana degli uomini.

I due piccoli proseguono, si dissetano alla sorgente, consumano il pranzo: pane e formaggio. Ritornano al sedile, posano gli zaini. Poche parole: che Melania è taciturna e musona; qualche gioco, qualche fugace in­contro di altri pastorelli, e guarda che novità! scende il sonno, e i due piccoli cadono distesi sull’erba: Me­lania più su, Massimino più in basso. Dormono un’ora, un’ora e mezzo? Poi, incubo o presentimento, Melania si sveglia di soprassalto, scuote il compagno: « Mémin! andiamo a cercare le nostre mucche ».

Salgono il Collet e guardano intorno: ci sono tutte che ruminano, ancora adagiate sul pianoro. Una voglia

matta di sgambettare trattiene Massimino sul Collet. Me­lania torna agli zaini, tranquilla, guardando l’acqua, la terra, i fiori.

A metà strada, così per caso, volge lo sguardo al sedile. Oh! una luce, un globo di luce, un sole nel val­loncello: ma no, il sole splende nel ciclo purissimo. Con un nuovo sussulto: « Mémin! — grida Melania — vieni a vedere quella luce là ». Una piroetta, tre salti, e Mas­simino è lì anche lui.

Quella luce si muove, si allunga: dice Melania in dialetto ” bùliga “, come luccican le stelle; ruota veloce dentro di sé, abbaglia i piccoli che si stropicciano gli occhi. La luce si allunga ancora, quasi alta come una persona e quasi si apre.

Si formano nell’interno, più bianche, più lucenti di tutto il resto, due mani e i gomiti piegati, poggiati sulla persona come seduta, ma non si vede tutto: il volto è nascosto tra le mani. E appaiono gemme splendenti.

Nell’animo dei piccoli si agitano intensamente stu­pore, meraviglia, paura: « Mio Dio! » — esclama Me­lania e le sfugge il bastone dalle mani. Massimino che deve fare? Ha paura anche lui e non sa se conso­lare la Signora seduta che piange, o rincorare la pic­cola compagna, piena di sgomento. Gli esce per prima una parola per Melania: « Tieni il tuo bastone, vai; io tengo il mio. Se ti fa qualcosa, le dò una bella basto­nata ».

Ma no! odono tutti e due un’altra voce, una musica dolce all’orecchio: « Avvicinatevi, bambini miei: non abbiate paura! Sono qui per darvi una grande notizia ».

Mentre la Signora si alza, la luce si allunga e svani­sce ogni timore nell’animo dei fanciulli.

Attratti da un sentimento complesso nel quale s’in­trecciano bellezza, soavità, armonia, splendore e quel tanto di celestiale che ammalia specialmente l’infanzia, saggiando il loro cuore, i due piccoli scendono a preci­pizio, senza controllare le mosse di Lei.

La Signora ha fatto quattro passi, seguendo il filo dell’acqua: i bambini deviano sulla sinistra, passano il torrente, si bloccano di fronte alla sua luce: nessuno potrà andare tra loro e Lei. I veggenti guardano, men­tre la voce, in francese ancora, riprende:

« Se il mio popolo non vuoi sottomettersi,

sono costretta a lasciar libero

il braccio di mio Figlio:

è così forte e così pesante

che non posso più trattenerlo.

Da  quanto  tempo  soffro  per  voi!

Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni,

lo devo pregare senza posa per voi:

e voi non ci fate neppure caso!

Avrete un bel pregare, un bel fare:

mai potrete compensarmi della pena

che mi sono presa per voi.

Vi ho dato sei giorni per lavorare

 

 (A La Salette Maria parla in prima persona, come soltanto Dio può parlare… Tutti i profeti si sono espressi così. Nessuno si è chiesto come Ella avrebbe potuto esprimersi diversamente… Ma Lei parla come Madre di Dio ),

mi sono riservata il settimo,

e non me lo si vuoi concedere.

£’ questo che aggrava tanto il braccio di mio Figlic

Coloro poi che guidano i carri

non sanno che bestemmiare.

Queste sono le due cose che tanto aggravano

il braccio di mio Figlio!

Se il raccolto va male, la colpa è vostra.

Ve l’ho dimostrato l’anno scorso con le patate:

voi non ne avete fatto caso.

Anzi, quando ne trovavate di guaste,

bestemmiavate il Nome di mio Figlio.

Esse continueranno a marcire, e quest’anno

–          a Natale — non ve ne saranno più ».       

Di tutto ciò che sanno i due piccoli? Né scuola né catechismo furono mai loro grande passione. Quest’anno stesso vennero respinti dalla pri­ma Comunione. Non sanno leggere né scrivere. Non ca­piscono, non parlano il francese. Melania riferisce: « Intendevo di tutto un pochino, però non sapevo che cosa volesse dire. Non capivo che cos’erano le patate, mentre diceva: ” A Natale non ve ne saranno più”».

Le poche parole di francese, le scarse nozioni di religione vengono ai bambini dalle imprecazioni sentite a casa o per strada, dalle edicole (= tempietti) erette nelle borgate o in campagna.

E poi è proprio urgente capire, quando gli occhi e il cuore sono pieni d’ uno spettacolo indescrivibile ? La luce, la persona attraente, mesta e mite, la voce soa­ve e — nei bimbi — l’intenso desiderio di guardare, di sapere, provocano un trasporto, un arresto. Non san­no, non pensano nulla: è piena contemplazione. « Ci toccavamo quasi. Ma non l’abbiamo veduta bene. Il suo volto non si poteva guardare a lungo. Ri­splendeva moltissimo… Ci stropicciavamo gli occhi e poi si tornava a guardare. E non appena volevo guar­darla, mi abbagliava e. non potevo fissarla a lungo ».

La bella Signora è alta di fronte ai bambini. Veste di bianco fino ai piedi. Un grembiule d’oro la cinge sul davanti, mentre uno scialle avvolge le spalle, incro­cia sul petto e s’annoda dietro alla vita. In testa una cuffia posa sopra un diadema di rose di ogni colore, che mandano raggi di luce. Intorno al collo una catenina d’oro trattiene — tra martello e tenaglie — un Cristo splendidissimo sul petto di Lei.

Ornano lo scialle — sull’orlo esterno – un gallone pesante, come una catena, e un secondo giro di rose; appaiono in fondo al vestito scarpine bianche con fib­bie d’oro e un terzo giro di rose. Ma non è uno scintil­lìo soltanto: son forme diverse nelle quali s’intrecciano luce e colori, come uno sfavillare di brillanti. Dal volto scendono continue lacrime, che cadono sulla persona, si fondono nella luce. 

Pur assorta intensamente nella visione, Melania ascol­ta la voce della Signora e non riesce a capire. L’ultima parola snerva la pazienza della bambina: un attimo di sorpresa, forse una mossa rivolta al compagno troncano il discorso alla Signora.

E subito la voce inflette:

«Ma non capite, bambini miei?!

Allora ve lo dirò in un altro modo ».

« Se il raccolto si guasta… ». Questa volta tutto il col­loquio viene riferito in purissimo dialetto di Corps. E in tale parlata continua:

« Si ava de bla, foou pas lou semena — in altre parole:

Se avete del grano, non seminàtelo.

Quello seminato sarà mangiato dagli insetti

e quello che spunterà cadrà in polvere,

quando voi lo batterete.

Sopraggiungerà una grande carestia.

Prima di essa i bambini al di sotto dei sette anni

— lous marinous marris — saranno presi da trèmito

e morranno tra le braccia

di coloro che li terranno.

Gli altri faranno penitenza con la carestia.

Le noci prenderanno la muffa

e le uve marciranno ».

Come una trasmissione interrotta, la voce qui viene tagliata per Melania: muovono solo le labbra della Si­gnora. Massimino ascolta in francese un discorso sul quale riceve — alla fine — l’ordine di tacere. Dopo di lui Melania diventa unica confidente di un nuovo annun­cio da non divulgare. 

E siccome il colloquio si prolunga alquanto, Massi­mino giuoca con il cappello: lo tiene in testa, se lo to­glie, lo fa roteare in cima al bastone. Poi, scorgendo qualche sassolino a terra, lo spinge avanti cercando di non colpire la Signora.

Bene o male, finalmente la voce riprende in dialetto per tutti e due:

 

Se si convèrtono,

le pietre e le rocce

si tramuteranno in mucchi di grano

e le patate nasceranno da sole nei campi ».

Vengono poi domande personali:

« La fate bene la vostra preghiera, bambini miei? ».

La risposta esce spontanea: « Mica tanto, Signora! ».

La voce riprende indulgente:

 

« Ah, figliuoli miei, bisogna farla bene:

sera e mattina.

Quando non avrete tempo,

dite almeno un Pater e un’Ave:

ma quando potete, ditene di più.

A Messa non vanno che alcune donne d’età:

gli altri lavorano tutta l’estate,

e d’inverno, quando non sanno che cosa fare,

non vanno alla Messa

che per burlarsi della Religione ».

 

Poi l’ultima domanda: « Non avete veduto mai grano guasto, bambini miei?».

Risponde sbadatamente il ragazzo, mentre sottovoce anche la sua compagna conferma: « Oh, no! Signora, non ne abbiamo mai veduto ».

Osserva allora la Signora, rivolgendosi al piccolo in­terlocutore: 

« Ma tu, bimbo mio, ne hai ben visto una volta

— con tuo padre — verso la terra di Coin.

Il padrone di quell’appczzamento

disse a tuo babbo:

” Vieni a vedere il mio grano guasto “.

E ci siete andati.

Egli prese due o tre spighe di grano in mano,

le stropicciò e tutto cadde in polvere.

Al ritorno, quando non eravate che a mezz’ora da Corps,

tuo babbo ti diede un pezzo di pane

dicendoti:  ” Prendi, bimbo mio, mangia ancora di questo pane:

non so chi ne mangerà l’anno prossimo, se il grano continua così ». 

E’ tutto chiaro e preciso, e Massimino risponde im­mediatamente: « E’ proprio vero, Signora, adesso me ne ricordo; poco fa non me lo ricordavo più ».

In francese la Signora raccomanda loro: « Ebbene, bambini miei, fatelo conoscere a tutto il mio popolo».

Ha smesso di parlare. E siccome la visione accenna a muoversi verso di lui, Massimino si tira in disparte per lasciarla passare. La Signora avanza, quasi li sfiora, prosegue quattro o cinque passi lungo la corrente, attra­versa il Sezia sopra una pietra là collocata dai pastori, procede ancora circa tre metri, e senza voltarsi ripete in francese:

« Orsù, bambini miei, fatelo ben conoscere a tutto il mio popolo ».

Sale di nuovo a sinistra per un sentiero che la ripor­ta al luogo dove a Melania era apparso il globo di luce. Da quel punto, piegando a destra, essa raggiunge il Collet. Ma i due bambini, dopo l’ultima raccomandazione, hanno già preso a rincorrerla: Massimino dietro di Lei sulla destra; Melania davanti, decisamente sulla sua sinistra. I due pastorelli si ritrovano fermi al punto di partenza con la Signora, che ascende e si libra in aria a un metro e mezzo da terra.

Essa non piange più. Rivolge un attimo lo sguardo al cielo, poi sull’orizzonte, a sud – est (verso l’Italia e Roma); finalmente lo riflette in quello di Melania. E subito le forme, i colori, gli oggetti meravigliosi co­minciano a scomparire: il volto, le spalle, la persona della Signora si confondono con la luce naturale di quel chiaro pomeriggio settembrino.

Che peccato! rimane visibile il giro di rose intorno alle scarpine. Sarà per regalare un ricordo? Massimino spicca il salto, stende il braccio. Invano: tutto è scom­parso! In pieno sole i due innocenti si sentono piom­bare nel buio.

« Può essere stato — accenna Melania — il buon Dio o la Madonna di mio padre, o forse una grande Santa ». « Oh! — soggiunge Massimino — avessimo sa­puto ch’era una grande Santa, le avremmo chiesto di por­tarci via con Lei ».

Sotto, nello chaumoir (recinto) si muovono le bestie, impazienti di tornare al pascolo. I due piccoli ripren­dono le bisacce sul sedile di pietra, col cuore pieno di nostalgia e insieme d’immensa gioia. Svegliano il cagno­lino Lulù, riportano il gregge ognuno nel suo pascolo, e dopo l’abbeverata, riprendono i giucchi e le chiacchie­re. Sono circa le tre pomeridiane. Ogni tanto nel discor­so affiora qualche ricordo della visione:

« Ehi! — dice Massimino – com’è rimasta a lungo a parlare, quando muoveva solo le labbra. Che di­ceva? ».« Mi ha detto — spiega Melania — una cosa che non ti posso dire: me l’ha proibito ». « Quanto sono felice, Melania — ribatte l’altro, saltando per la conten­tezza — a me pure ha detto qualcosa; ma nemmeno io te la posso dire: me l’ha proibito ».

E’ così che, riandando ai loro ricordi, i due veggenti convengono: le cose più belle sulla persona della Signo­ra erano lo scialle, la catenina e la croce.

Piano piano cala la sera; i pastori tornano al vil­laggio.

Sulla porta di casa, Pierre Selme aspetta lo sventatello lasciato sulla montagna:

« Com’è, Massimino, che non sei tornato a trovarmi nel mio prato? ».

« Già! ma lei non sa che cos’è capitato! ».

« E che cosa? ».

« Abbiamo trovato vicino al torrente una bella Si­gnora, che ci ha divertiti a lungo fermandosi a discorrere con Melania. M’è venuta paura sulle prime. Non me la sentivo d’andare a prendere il mio pane là vicino. Essa però ci ha detto: « Non abbiate paura, bambini miei, son qui per darvi una grande notizia ».

Tutto il racconto, tutto il discorso, in francese, in dialetto, viene fuori — da quella testolina e dal cuore intenerito — con tanto rispetto e un tale immedesimarsi del narratore da far rimanere esterrefatto il suo padrone. Tanto più che il ragazzine lo pianta con le sue mucche e i suoi pensieri per correre dalla padrona di Melania a domandarle con ingenuità:

« Mamma Caron, non ha visto lei una bella Signora di fuoco, che volava sopra la montagna? ». All’espressione interrogativa della donna eccolo di nuovo intento a rivivere e a raccontare la sua visione. Entra, narra a tutta la famiglia. La vecchia mamma Fra, intenta alla cucina, piange. Alla fine osserva: « Questi piccoli hanno veduto la Madonna certamente, poiché non vi è che Lei in Cilo dove suo Figlio governa! ».

Si va in cerca di Melania nella stalla, quasi la si tra­scina in casa, mentre brontola soddisfatta: « Oh! bella, volevo finire il mio lavoro. Ho veduto come Massimino, e siccome ve l’ha detto, già lo sapete ».

Ma no, la vogliono sentire a sua volta. Tutta tra­sformata, la piccola ripete gli stessi particolari, le stesse parole, che non capisce neppure, in lingua francese. 

Quella fu l’ultima sera in cui Jacques Fra si potè dimostrare scettico nei riguardi della pastorella: « Starò a credere che quella piccola ha veduto la Madonna? Lei che non dice neanche le sue orazioni! ».

Accanto al letto, fino a tardi, Melania ripensa e pre­ga. Mandata a dormire dalla padrona, ripete ancora più volte distintamente: « Che devo fare? come lo farò co­noscere a tutto il suo popolo? ».

« Se è vero — ingiunge Baptiste Fra alla pastorella — lo devi riferire al Signor Parroco: egli ne parlerà in tempo di Messa ». 

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Perciò di buon mattino, il giorno dopo — domenica 20 settembre — Massimino e Melania scendono dalla frazione di Les Ablandins al villaggio de La Salette. Si fa presto ad arrivare: è un chilometro circa, in discesa. Sotto la chiesa parrocchiale, intorno alla quale dormono i defunti nel piccolo cimitero, una viuzza sale sul lato sinistro della strada.

I due bambini vi son già inerpicati, quando sbuca una guardia comunale. Due piccoli in giro a quell’ora? « Ma — dicono — abbiamo veduto ieri una bella Si­gnora così e così, che ci ha trattenuti: ” Avvicinatevi, bambini miei ” ». Quel racconto sta diventando come un lasciapassare. Va bene! — pensa la guardia — an­date pure dal Parroco, io riferirò al sindaco.

Massimino bussa alla canonica: viene la perpetua Francoise. Ce l’hanno con il parroco? e che vogliono? parlare? Possono dire tutto a lei, che è pronta a rife­rire. E avanti!

« Abbiamo veduto ieri una bella Signora e ci ha detto: ” Avvicinatevi, bambini miei… ” ».

Il vecchio parroco Jacques Perrin sta preparando l’omelia nell’ufficio vicino, quando gli giunge calda, con­vinta e vivace la voce di Massimino. Non appena ter­minato il racconto, egli capita in mezzo al crocchio e domanda: « Figliuoli, che cosa state raccontando? Dite­mi di nuovo esattamente tutto quel che avete riporta­to ». I bambini riprendono il racconto. Il vecchio sacer­dote piange: « Siete molto fortunati, figliuoli: è la Madonna che avete visto sulla montagna ».

Prende alcuni appunti, raccomanda a Massimino di avvisare a Corps il suo parroco e congeda i due piccoli. Il ragazzo torna immediatamente dal padrone, che lo accompagna da suo babbo; Melania aspetta l’ora della Messa parrocchiale.

Alle nove entra in chiesa il celebrante turbato in volto. Quand’ha inizio l’omelìa, i parrocchiani sentono dal loro sacerdote i rimproveri, le minacce, le promesse affidate dalla Vergine ai due pastorelli. Ma il discorso viene troncato dalle lacrime dell’oratore, sicché nessu­no o quasi riesce a capire l’argomento.

In fondo alla chiesa Melania si fa piccina. Fuori viene però circondata dai curiosi insoddisfatti e deve rispondere alle loro domande. Presto nella piccola par­rocchia tutti sanno. A Corps Massimino racconta per parte sua .

A questo punto iniziano le indagini, da parte dell’Autorità Ecclesiastica, che porteranno al riconoscimento canonico e, nel 1847, la pubblicazione del “Segreto” che, a distanza di 165 anni, appare di estrema attualità.

 


     

One Response to "Apparizione di Nostra Signora de La Salette"

  1. Francesco ha detto:
    19 Agosto 2014 alle 15:48

    Purtroppo l’uomo impara con difficoltà e solo dopo esservi costretto, tutti i messaggi sia della Salette, di Fatima, di Akita, di Garabandal (anche se ancora non riconosciuta) di Medjugorje (anche se ancora non riconosciuta).

    Tutti questi messaggi stanno ad indicare un periodo per la Chiesa di purificazione, di sofferenze, Cristo prima di giudicare il mondo giudica la Sua Chiesa.
    Preghiamo al fine di essere trovati fedeli.

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aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
un'altra Nazareth, dove regnano
l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
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nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
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