Annunciare il Vangelo della vita
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Celebrata la XXIV Giornata della Vita
«Guai a me se non predicassi il Vangelo!». È l’esortazione dell’apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinzi. Predicare il Vangelo non è qualcosa di superficiale o prevedibile, ma un dovere, poiché è conseguenza del mandato di Cristo agli apostoli: portare il Vangelo a tutte le creature, in tutti i luoghi, in tutti i tempi, perché il Vangelo è salvezza, perché il Vangelo è vita.
Dio si è fatto uomo per portare vita e ridarci la vita. È l’esperienza che abbiamo vissuto nella 34ma Giornata per la Vita attraverso la visita all’Ospedale degli “Incurabili”, nella passeggiata da piazza Dante a Piazza del Plebiscito e nella celebrazione eucaristica: abbiamo predicato il Vangelo della vita, il Vangelo di Cristo, autore della vita, il ricreatore della vita che ci è stata data nella creazione e ci è stata ridonata con la sua morte.
Gli ultimi versi del primo capitolo del Vangelo di Marco ci narrano di Gesù che esce dalla Sinagoga, il luogo di preghiera, la casa di Dio, e si reca in un’altra casa, quella di Simon Pietro e trova che la suocera, colei che porta avanti la casa, è malata. La guarisce, le ridà la salute, le ridà la vita. Non solo, Gesù, uscito dalla Sinagoga, attraversa e accoglie tutta la città, tutti gli ammalati, tutti quelli che volevano essere guariti da lui, al punto tale che giunto fuori la casa di Pietro non riesce più a camminare.
La guarigione è il segno della missione che il Signore è venuto ad offrirci: la vita dell’amore, la vita come dono che il Cristo ha dato a ciascuno di noi in custodia perché, attraverso la realizzazione del progetto di vita che ha posto nei nostri cuori, ne manifestassimo tutta la grandezza e la bellezza. Che cosa sono la ricchezza e la fama di fronte alla grandezza e alla bellezza della vita?
E quest’anno i Vescovi italiani hanno voluto sottolineare soprattutto il compito, il diritto e il dovere dei giovani, che sono la rappresentazione più forte, più dinamica e più vera della vita. Perché se la vita è un dono, noi non siamo i padroni assoluti della vita. Se la vita è un dono, non possiamo decidere se nascere o abortire, continuare a vivere o praticare l’eutanasia. Oggi l’uomo pretende di dominare il dominatore. Ma noi siamo solo custodi, amministratori della vita.
Come è stato bello e commovente vedere i bambini appena nati nel reparto di ostreticia all’ospedale degli “Incurabili”: è Dio che soffia, che si manifesta, che dimostra all’uomo di avere quell’amore infinito regalandogli il dono della vita. A noi il dovere di educare a vivere “la vita buona del Vangelo”. I genitori che danno la vita fisica devono ogni giorno continuare a procreare vita per i propri figli educandoli ai valori assoluti, universali ed eterni.
La Giornata della Vita è un grido di ringraziamento al Padre che ci ha dato la vita, allo Spirito che ci rinnova l’esistenza, a Cristo che ci ha rigenerati e che, attraverso il Battesimo, ci ha incorporati nella vita stessa di Dio, quel Dio che si è incarnato per fare della propria vita un dono soprannaturale e il sacramento della nostra vita, perché nel suo Corpo e nel suo Sangue, possiamo alimentare e rafforzare la vita ineriore, la bellezza della vita di Dio.
E allora verso coloro che si scagliano contro la vita, che ammazzano la vita fin dall’inizio o nei suoi ultimi istanti, verso coloro che disprezzano la vita perché la ritengono una cosa inutile, verso quanti sentono la drammaticità della propria esistenza a causa delle innumerevoli difficoltà morali e finanziarie, contro ogni disperazione e pessimismo, noi vogliamo alzare la voce e gridare a tutti che il Dio della vita continua a donarci la sua vita.
Dobbiamo continuare a sperare in lui contro ogni disperazione, dobbiamo continuare a credere nella vita anche quando questa si presenta nella sua drammaticità perché se il Signore della vita vive in noi, con noi e per noi, supereremo ogni difficoltà e sentiremo la gioia di sentirci ripieni di Dio che ci dona in ogni momento la sua vita. Vogliamo gridare la vita, vogliamo ringraziare il Signore per il dono grande che ci ha fatto, ma vogliamo soprattutto assumerci la nostra responsabilità nel sollecitare le istituzioni e tutti quelli che hanno il compito di difendere la vita, di non di negarla.
Come Gesù usciva dal tempio e curava, sanava e confortava così anche noi, Chiesa di Napoli, abbiamo aperto le porte per incontrare l’uomo sofferente, l’uomo emarginato, l’uomo abbandonato, perché ritrovi la dignità della vita. Vogliamo abbracciare tutti, e non con le parole ma con i fatti, mettendo in atto tutto ciò che è nelle nostre possibilità per dare dignità e valore all’esistenza, per impreziosire la vita, tutta la vita, ogni vita, dal bambino appena nato fino alla persona anziana che raccoglie i frutti dell’esistenza spesa per gli altri.Vogliamo sostenere tutti quelli che collaborano alla vita: quanti offrono il loro prezioso tempo volontariamente per gli altri, e coloro che scelgono distare dalla parte della vita per professione, come i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari. La nostra preghiera è per tutti: per i bambini che stanno per nascere, per i bambini appena nati, per i malati, per coloro che a volte soffrono le gravi situazioni che questa vita porta con sé. Vogliamo pregare ma senza lasciarci cogliere dal pessimismo e la vita che ci è stata data viverla con generosità e amore per trasmettere agli altri la gioia totale e la consolazione vera che viene da Dio.
Come Gesù usciva dal tempio e curava, sanava e confortava così anche noi, Chiesa di Napoli, abbiamo aperto le porte per incontrare l’uomo sofferente, l’uomo emarginato, l’uomo abbandonato, perché ritrovi la dignità della vita. Vogliamo abbracciare tutti, e non con le parole ma con i fatti, mettendo in atto tutto ciò che è nelle nostre possibilità per dare dignità e valore all’esistenza, per impreziosire la vita, tutta la vita, ogni vita, dal bambino appena nato fino alla persona anziana che raccoglie i frutti dell’esistenza spesa per gli altri.Vogliamo sostenere tutti quelli che collaborano alla vita: quanti offrono il loro prezioso tempo volontariamente per gli altri, e coloro che scelgono distare dalla parte della vita per professione, come i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari. La nostra preghiera è per tutti: per i bambini che stanno per nascere, per i bambini appena nati, per i malati, per coloro che a volte soffrono le gravi situazioni che questa vita porta con sé. Vogliamo pregare ma senza lasciarci cogliere dal pessimismo e la vita che ci è stata data viverla con generosità e amore per trasmettere agli altri la gioia totale e la consolazione vera che viene da Dio.
Maria, la madre che ha dato la vita a colui che è venuto a portarci la vita, la madre della nostra esistenza e dell’umanità intera, che conosce la preziosità e le difficoltà della vita, ci saprà condurre alle sorgenti della vita, e il signore saprà benedire quanti educano alla vita e sono solidali verso coloro che hanno bisogno della vita.
Cardinale Crescenzio Sepe
Arcivescovo Metropolita di Napoli
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