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Ama il prossimo tuo come te stesso

20 Novembre 2011 | Filed under: Catechesi
     

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Sappiamo che nell’Antico Testamento la legge ebraica aveva seicentotredici precetti: trecentosessantacinque di essi riguardavano ciò che non si doveva, né si poteva fare: essi avevano lo scopo di dire ogni giorno all’uomo ciò da cui si doveva guardare. Si trattava di diversi precetti, alcuni dei quali li abbiamo potuti ascoltare nella prima lettura. Vi erano poi duecentoquarantotto precetti riguardanti ciò che si doveva fare: il numero duecentoquarantotto è tratto da quello delle ossa principali presenti in un uomo e dalle quali ogni persona è costituita. 


Con questo si voleva affermare che quei precetti riguardavano l’uomo completo e che egli ogni giorno ed in ogni momento della sua vita doveva regolarsi secondo la Legge di Dio. Tra i farisei era nata una dissertazione circa il valore, l’ordine e la gerarchia di tali precetti ed essi, come tante volte prima di allora, volevano porre Gesù di fronte ad un trabocchetto: qual è il comandamento più importante? Se Gesù avesse detto: “Il più importante è questo o quello”, allora avrebbe significato che gli altri erano meno importanti e volevano così prenderlo in fallo. Ma Gesù non si è lasciato cogliere in fallo, né ha voluto entrare in una qualche disputa coi farisei. Egli ha affermato che il comandamento più grande è: “Ama Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. 


“Con tutto il cuore” significa con tutto il proprio essere, poiché il cuore è la parte più importante dell’essere umano: se non c’è il cuore o esso si ferma, allora l’uomo muore. “Con tutta l’anima” perché in essa si trova l’esperienza che abbiamo del mondo, delle persone, degli avvenimenti e delle cose. “Con tutta la tua mente”: la mente è il luogo della conoscenza di tutto ciò che vediamo e su cui riflettiamo. E tutte queste dimensioni sono inseparabili. Gesù vuol dire: “O uomo, tu come persona devi amare totalmente il tuo Dio che ti ha creato, perché tu sei frutto del suo amore e dell’amore dei tuoi genitori!”.

Il secondo comandamento, simile al precedente, è: “Ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi comandamenti dipendono tutta la Legge ed i Profeti”. Gesù non disquisisce, Gesù è semplice, da risposte semplici a tutte le domande, poiché questa questione, la questione dell’amore, è una domanda da cui nessuno – ricco o povero – può sfuggire: non possono farlo coloro che entrano in lotta né coloro che sono in pace, i soddisfatti e gli insoddisfatti, i felici e gli infelici. Ognuno vuole prendere posizione, e quella giusta,  nei riguardi dell’amore ed innanzitutto verso quello divino. 


Ma in cosa consiste l’amore divino? Consiste nel fatto che ognuno di noi è anzitutto creato a sua immagine: non esiste un uomo che sia creato a caso né esistono due persone umane uguali in questo momento nel mondo. Nessuno è stato come te e nessuno lo sarà: ogni uomo è un originale, per il fatto che è una creatura di Dio. Dio da lo spirito ad ogni uomo, per esso – una volta che iniziamo a vivere – non possiamo mai più smettere di farlo ed è per questo che vale la pena amare, soffrire, perdonare in questa vita: per meritare quella eterna, poiché l’eternità non ha interruzioni……. 



….. Le cose di questa terra, gli eventi e le situazioni ci fuorviano molto velocemente ed alcuni si comportano come se dovessero vivere su questa terra cinquecento o mille anni: si presentano grandi, potenti, ma la potenza, la forza e la gloria di questo mondo passano presto, in trenta, quaranta o cinquant’anni! Prima o poi tutti noi ce ne andremo di qui, poiché noi non siamo pellegrini solo a Medjugorje, a Lourdes a Fatima, a Gerusalemme, a La Salette o in qualunque altro luogo di pellegrinaggio, tutti noi siamo pellegrini sulla terra: passiamo su questa terra. Dio ci ha inviato su questa terra per puro amore e l’altra faccia di questo amore – dopo il peccato di Adamo ed Eva – sta nel fatto che Dio non ha potuto lasciare l’uomo, ha mandato suo Figlio. Vorrei perciò dire qualcosa riguardo alla “sorella gemella” dell’amore: l’umiltà.



Amore ed umiltà vanno sempre insieme. Quando parliamo dell’umiltà, noi diciamo che essa è contraria alla superbia, che bisogna fuggire questo e quello, ecc … . Tuttavia, se parliamo dell’umiltà di Gesù, cosa doveva fuggire Lui? Lui non doveva fuggire nulla! In che cosa consisteva la sua umiltà? L’umiltà di Gesù consiste nel fatto che Egli ha lasciato la gloria in cui si trovava, è venuto sulla terra ed è divenuto simile a noi in tutto, fuorché nel peccato, per aprirci completamente le porte del Cielo, le porte del Paradiso che l’antico Adamo aveva chiuso. In questo consiste l’umiltà di Gesù. 


Perciò Egli sta davanti a noi come il primo esempio di umiltà e di amore e quell’amore e quell’umiltà sono giunte al loro culmine, al più lucente splendore mentre Egli era crocifisso sulla croce: lì l’amore è giunto alla sua pienezza, poiché sulla croce Egli ci ha insegnato come perdonare. Una delle cose più difficili nella vita spirituale è dire: “Perdono!”.
E giungiamo così al secondo comandamento che è simile al primo, dice Gesù: amare il prossimo come se stessi. Non dare consigli agli altri, non fare prediche, non dire loro di correggersi o di essere migliori, perché nessuno ha mai cambiato un’altra persona: un uomo non può cambiare un altro uomo, questa è un’impresa vana. Solo Dio può cambiare un altro uomo, ma lo cambierà più facilmente se Dio è presente in noi. Per questo tale comandamento si riferisce alle nostre opere e non alle nostre parole, poiché noi nei Media e nella politica incontriamo ogni giorno persone che parlano molto bene perché hanno frequentato scuole per farlo, ma ciò che dicono e ciò che fanno sono in totale disaccordo e questo non è un bene, perché allora lì non c’è amore, non c’è cura per l’altro: sono solo belle parole che, dopo un certo tempo, si spengono.

Una delle ferite del nostro tempo è l’indifferenza. Tutti noi pensiamo, e pare sia così, che il contrario dell’amore sia l’odio, ma l’indifferenza è più pericolosa dell’odio: essa porta l’uomo ad essere uno zero, ad essere un nulla. Spesso nelle nostre conversazioni si può sentir dire: “Padre, io non lo odio, non la odio, ma non lo/la voglio vedere con i miei occhi, per me non esiste più!”. Questa è l’indifferenza ed è un peccato grave e mortale perché la persona viene posta non a livello degli animali, ma a livello di una cosa. E’ come un muro: passo accanto a qualcuno come accanto ad un muro. 


Chi ha questo sentimento lo deve confessare subito e non quietare falsamente la propria coscienza dicendo: “Non lo odio, ma neppure lo amo: può passarmi accanto mille volte, ma io non lo saluterò né gli dirò qualcosa di volgare”. E’ un peccato grave l’indifferenza perché nessuno ha il diritto di paragonare l’altro ad uno zero, ad un nulla! Ogni uomo, anche il più grande peccatore, ha la sua dignità e non ci si può sputare sopra! Anche Gesù ce l’ha sempre insegnato: Egli ha sempre amato i peccatori e condannato il peccato, mentre noi condanniamo sia il peccato che il peccatore, perché è più semplice. Noi condanniamo molto facilmente gli altri e li critichiamo, ma, quando si tratta di noi, lì la situazione è sempre un’altra: nessuno ci può riprendere, dirci qualcosa di volgare perché ci arrabbiamo subito, ma noi sugli altri possiamo farlo, ci pare accettabile!



Noi usiamo due misure e noi ci troviamo in grandi problemi perché viviamo una doppia vita! Quello che Gesù dice non lo dice ai farisei: noi siamo quei farisei, noi stiamo seduti su due sedie! Ci sono coloro che vanno a Messa, pregano il Rosario, sono sempre nei primi banchi, ma odiano, bestemmiano, fanno peccati impuri, calunniano, rubano al povero e al di fuori tutto sembra bello! Ed è questa la crisi: la crisi non si verifica quando uno ha cinquemila euro in più o in meno nella sua tasca, passerà! La crisi del senso della vita si fonda su questo: sono un uomo felice? Sono un uomo di Dio? I miei figli vivono secondo i comandamenti di Dio? Ho due misure diverse o forse tre: nei miei confronti, nei confronti degli altri e di Dio? 


Quando si verifica questo, l’uomo si trova in una grande crisi! Per questo sono sempre di più le persone tristi, che non sorridono. Una delle caratteristiche principali di ogni autentico cattolico è l’essere gioioso! Non si tratta di quella gioia vuota che viene dalle barzellette, dalle battute o dallo sminuire l’altro, ma di quella gioia vera che viene dallo Spirito Santo, della gioia che viene dal profondo del cuore. Chi ama non è mai indifferente!  



Ebbene, noi non abbiamo il diritto di giudicare nessuno: Dio è l’unico che giudica e le sue misure sono le sole corrette! Per questo l’amore è incastonato in noi, in ogni uomo credente o no, come una bussola che ci dice ciò che è bene e ciò che non lo è. E per questo è importante la confessione mensile, la lettura della Bibbia, la preghiera del Rosario è l’essere un autentico credente cattolico: perché solo così noi diventiamo testimoni, senza tante prediche a parole! Quando gli altri vedranno come saremo cambiati, allora cambieranno anch’essi.



Dopo Gesù amare significa essere crocifisso per l’altro, poiché dovunque sia presente l’amore l’egoismo viene infranto e scompare, e questa è la cosa più difficile: rinunciare a se stessi. Noi siamo disposti a fare tutto il resto, ma l’uomo, se non è totalmente unito a Dio, non può rinnegare se stesso, non può farlo se non è radicale! Gesù è stato radicale, la Madonna è stata radicale, lo sono stati tutti i Santi nella storia della Chiesa: non hanno fatto compromessi con i peccati gravi, non hanno volto indietro la loro vita: non c’è stato il tornare indietro e questo è l’unico modo per riuscire! Non possiamo essere di Dio per un mese, poi per tre giorni provare la nutella o la marmellata per poi ritornare al nostro Dio e così di mese in mese, girando sempre attorno a noi stessi. 


Colui che gira sempre attorno a sé dopo cinquant’anni dirà: “Sono sempre allo stesso punto”. Sei allo stesso punto per causa tua e non per colpa di qualcun altro! Perciò Gesù deve venire ed interrompere quel circolo! Nelle nostre preghiere dobbiamo chiedergli: “Liberami, Signore, da ogni influsso negativo del peccato, di qualunque genere! Spezzalo col tuo Preziosissimo Sangue!”. Amare gli altri come li ama Gesù significa trasformare tutto questo in azione. 

P. Danko 


     

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