Alcuni tratti dell’umanità di Cristo
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L’amore per il prossimo
Nel periodo del NT è dibattuta la questione sul kelal della Legge, ovvero su che cosa verta il suo compimento, poiché accanto alla Torah scritta, ogni movimento giudaico propone le sue tradizioni religiose. Insieme allo Shemah, Gesù propone l’amore per il prossimo, espresso in Lv 19,18. Di fatto sembra che prima di lui non ci siano attestazioni sul passo di Lv 19,18, come adempimento della Legge mosaica.
A ben vedere bisogna attendere il II sec. d.C. e R. Aqiba perché lo stesso passo di Lv 19,18 sia considerato “il più grande principio generale nella Torah” (cf. Sifra a Lev 19,18).
Il dibattito con lo scriba, durante il ministero di Gesù a Gerusalemme (cf. Me 12,28-34//Mt 22,34-40//Lc 10,25-28), pone in risalto che Gesù non intravede un’antitesi tra l’amore per il Signore e quello per il prossimo, bensì che i due comandamenti sono compenetrati. Resta aperta la questione sull’identità del prossimo: come identificarne i caratteri iden-titari? Per questo Luca riporta di seguito la parabola del buon samaritano (cf. Le 10,29-37), finalizzata a rompere le barriere etnico-religiose che separano i giudei dai samaritani. Così il prossimo s’identifica con lo straniero e persine con il nemico.
Ci troviamo di fronte a uno dei tratti più originali della predicazione di Gesù: porre al centro della Legge mosaica l’amore per il prossimo che appartiene non soltanto al proprio gruppo religioso, ma anche ad altri ambienti religiosi. In tal senso la parabola del samaritano riflette uno dei detti di Gesù riportati nel discorso della montagna: “Avete ascoltato che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. I
o però vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano” (Mt 5,43-44). Per questo l’intero discorso della montagna riscontra il suo punto focale nella regola d’oro: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti” (Mt 7,12). Senza essere trasgressore della Legge, Gesù antepone a qualsiasi legge, compreso il sabato, la persona umana: “II sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Me 2,27).
La centralità conferita da Gesù all’amore per il prossimo, compreso il nemico, si riflette in modo decisivo nelle prime comunità cristiane. Restiamo nel vangelo di Matteo e possiamo rilevare che Gesù torna sulla questione dell’amore per il prossimo in occasione del dialogo con il giovane ricco: e soltanto in Mt 19.19 l’amore por il prossimo o collocalo in continuità con i comandamenti del Decalogo riportati in Es 20,12-16 o in Dt 5,16 -20. In condizioni di conflitto tra le sinagoghe della diaspora siriana ( Antiochia o Damasco) e le prime comunità cristiane, Matteo cerca di dimostrare che Gesù non è venuto ad abrogare la Legge, bensì a conferirle compimento nell’amore per il prossimo.
La congiuntura tra i comandamenti della Legge e l’amore per il prossimo torna in Gal 5,13-15 e Rm 13,8-10. Tuttavia in entrambe le occorrenze si assiste a uno spostamento di accentuazione, poiché non è mezionato lo Shemah, ma l’attenzione è puntata sull’amore per il prossimo. I,a tensione tra l’amore per Dio e per il prossimo si riflette infine nella comunità giovannea a cui è rivolta la 1 Giovanni, esortata ad amare il fratello che vede in vista dell’amore di Dio che non vede (cf. IGv 4,21).
Pertanto l’amore per il prossimo, è uno degli apporti più importanti della predicazione di Gesù, che si riflette nelle diverse comunità cristiane e che, tuttavia, andrebbe inteso non secondo una tendenza marcioni-ta, come se il Dio dell’AT sia del taglione, mentre quello del NT dell’amore. La centralità che Gesù pone sull’amore per il prossimo si riscontra già nell’AT e vi si fonda dal versante identitario, poiché pone anche ritenzione sullo straniero, e da quello della Legge, mediante il passo di Lv 19,18.
Una delle norme più umanitarie dell’AT si trova in Es 23,4: “Quando incontrerai il bue del nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre”. Per questo è fuorviante sostenere che il prossimo per il judaismo è l’amico, mentre per il cristianesimo corrisponde al nemico. Resta comunque irriducibile e scandaloso l’esplicito amore per il nemico richiesto da Gesù ai suoi discepoli: nessuno prima di lui ha chiesto di amare il nemico!
Prof. D.Antonio Pitta – UAC
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