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Alcol e gravidanza

11 Giugno 2015 | Filed under: Dipendenze
     

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Gravidanza_Alcolici

ALCOL E GRAVIDANZA: IL 65% DELLE DONNE E’ INFORMATA SUI RISCHI MA 1 SU 3 NON SOSPENDE IL CONSUMO DI BEVANDE ALCOLICHE

Appena scoprono di aspettare un bambino avvisano il compagno o marito, eppure in sala parto non sempre lo vogliono al fianco. Quando hanno un dubbio chiedono al ginecologo o al medico di fiducia, ma non disdegnano “forum specializzati” o “blog di mamme”. In 7 casi su 10 hanno avuto almeno una paura legata alla salute del feto, ma pur di salvaguardarlo fanno rinunce su cibo e bevande alcoliche … eppure, a volte non sanno cosa sia necessario evitare o meno.

La consapevolezza sui rischi legati al consumo di alcol in gravidanza è aumentata, ma ci sono ancora margini di miglioramento. AssoBirra e Sigo lanciano perciò la terza edizione della campagna “Se aspetti un bambino, l’alcol può attendere”, con un nuovo sito internet , una testimonial d’eccezione, l’attrice Francesca Cavallin, e il Segretario Sigo Enrico Vizza per rispondere a dubbi e interrogativi sul sito al www.alfemminile.it

Ogni anno, in media, in Italia, più di 500 mila donne diventano madri (Istat). Sia che vivano al nord o al sud, che siano più o meno giovani o che si trovino ad affrontare la prima gravidanza, i riti e le paure della dolce attesa sembrano accomunarle un po’ tutte … Se dovessero descriversi con un aggettivo sceglierebbero “multitasking” (53% delle intervistate), per sottolineare la loro capacità di riuscire a conciliare tante esigenze contemporaneamente.

Chiamano per primi i loro compagni o mariti (92%) per annunciare la bella notizia – e solo dopo telefonano ai genitori (5%) – ma poi in sala parto solo il 60% vuole il futuro papà al proprio fianco (il 34% preferisce restare da sola). Nel periodo della gravidanza, 7 su 10 hanno almeno una paura legata alla salute del feto (più che al dolore del parto, che preoccupa l’8%), e sono pronte a fare diverse rinunce, sia in fatto di cibo che di bevande alcoliche, solo per garantire la salute del nascituro.

Un’attenzione, quella per il consumo di alcol in gravidanza in particolare, che è cresciuta negli ultimi anni (il 65% delle donne che ha avuto un figlio sa che in quei mesi non bisogna assumere alcol), anche se molte di loro non smettono del tutto (1 su 3 fra le consumatrici non sospende il consumo di bevande alcoliche) o non conoscono bene i limiti di rischio (per il 67% non è rischiosa una assunzione saltuaria di bevande alcoliche).

È la fotografia scattata dalla Doxa per AssoBirra (Associazione Nazionale dei produttori della birra e malto), che ha intervistato oltre 800 donne tra i 18 e i 44 anni (412 donne incinta e/o con figli piccoli e 425 a donne senza figli) per scoprire quanto sanno del tema “alcol e gravidanza” le mamme italiane.

Per aumentare la conoscenza sul tema e continuare ad informare chi aspetta un figlio o sta provando ad averlo o chi ancora non sa quali siano i comportamenti corretti da adottare in gravidanza, AssoBirra e Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) lanciano, dal 9 giugno al 9 agosto, la terza edizione della campagna “Se aspetti un bambino l’alcol può attendere”.

5 donne su 10 hanno paura che il proprio bambino “possa non essere sano”, ma con comportamenti corretti si evita la sindrome alcol-fetale

Tra le paure più frequenti che colpiscono le donne in gravidanza c’è sicuramente il timore che “il bambino possa non essere sano” (54%), segue poi la paura per il “dolore del parto” (8%) e quella di “perdere il bambino” (7%). Come detto, nonostante le paure delle neo-mamme circa la salute dei figli, 1 consumatrice su 3 non smette di assumere bevande alcoliche.

Anche nei restanti 2/3 , però, non sempre viene adottato il comportamento migliore: rimane infatti una parte di consumatrici che smette di bere solo “quando ha saputo di essere in attesa” e non “quando ha iniziato a provare ad avere un figlio”. I risultati della ricerca Doxa dimostrano che i rischi legati al consumo di alcol in gravidanza costituiscono un argomento delicato e non del tutto noto.

Il feto, infatti, non ha difese rispetto all’alcol assunto dalla madre. Questa sostanza può interferire con il suo sviluppo provocando l’insorgere delle cosiddette patologie fetali alcol correlate, che possono provocare danni permanenti e irreversibili come anormalità della crescita, ritardo mentale e alterazioni somatiche.

Tali patologie, a seconda della loro combinazione e gravità vengono distinte in FAS (sindrome fetale alcolica), FASD (disordini collegati all’uso dell’alcol in gravidanza), ARND (disturbi dello sviluppo neurocomportamentale alcol correlati) e ARBD (difetti alla nascita alcol correlati).

CUFRAD


     

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