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Accogliere la Croce come Dono (II)

12 Luglio 2013 | Filed under: Catechesi
     

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I genitori spesso sono tormentati da questa do­manda: «Ma perché mio figlio si è drogato, ma dove ho sbagliato?». Alcuni mi dicono: «Suora, ma io ho avuto quattro figli e come mai tre stanno benissimo e questo invece si è dro­gato?». Questo modo di pensare dice già una mentalità sbagliata, falsa, perché noi veniamo da Dio, non solo dall’incontro “casuale” tra uno spermatozoo e un ovulo, e Dio, quando crea, crea in modo originale tutte le volte.
Quel figlio è unico e irripetibile, e va educato secondo ciò che è. Cosa vuoi dire educare? Cogliere e far uscire la novità della vita di quel figlio che Dio ha messo nelle vostre mani. La novità! Non è uguale all’altro figlio, non è uguale alla sorella, a voi. Spesso vostro figlio è un “originale non riuscito” perché, secondo voi, doveva diventare un copione degli altri oppure corrispondere ai vostri programmi.
Ai nostri tempi, subito dopo la guerra, eravamo educati da una società meno egoista, meno falsa e ipocrita, più solidale, in cui si condivi­deva nella povertà. Mi ricordo che mia madre, quando andavamo a prendere lo zucchero coi “bollini”, poteva prenderlo perché aveva tanti figli; dopo veniva la moglie del medico del paese a chiederle un po’ di zucchero perché lei aveva solo una figlia, e mia madre in cambio le chiedeva un po’ di farina per farci le tagliatene e il pane. C’era questo scambio, questo guar­darsi negli occhi, c’era più amore fraterno, c’era
certamente più povertà, più sacrificio, ma la povertà univa. Gli uni avevano bisogno degli altri. Oggi, spesso, nei nostri condomini non ci conosciamo più, non ci salutiamo magari nean­che sull’ascensore perché il vicino ti disturba, non sai cosa pensa o magari sai che ha fatto una critica su di te. E come fai allora a salu­tarlo? Si rimane sull’ascensore immobili, sco­nosciuti, assenti, ci si gira dall’altra parte. Una società così non poteva fare altro che creare dei fuggitivi! Si scappa da una vita così, non si può vivere così! E la fuga di vostro figlio è stata la droga.
Noi siamo comunque stati educati dalla vita, dalla storia, dal tempo, dalla essenzialità, dalla povertà, dal fratello che mi stava di fronte e aveva bisogno del mio aiuto. Ma mi pare che noi genitori abbiamo “subito” un momento storico esigente che ci ha obbligati a rimboc­carci le maniche e a dare il meglio di noi, ma non ne abbiamo colto il valore educativo profondo, ed allora abbiamo pensato:
 «Mio fi­glio non dovrà vivere questo, non dovrà fare tutti questi sacrifici»… e quindi li abbiamo so­stituiti in tutto, programmando noi la loro vita e impedendo alle difficoltà di educarli: sono molto più ricchi di cose, ma li abbiamo resi molto più poveri di vita vera! Oggi voi famiglie siete rinate da quel dolore e avete avuto il coraggio di guardare con verità il vostro passato, certi che anche nella disgrazia più drammatica c’è una luce che Dio vuole do­narci.
La croce che avete vissuto l’avete accolta, ha fatto verità in voi, ed allora potete e dovete essere testimonianza per altri genitori perché non ripetano gli sbagli fatti, perché riscoprano la bellezza e la gioia di educare i loro figli. Ci sono mille cose per cui essere speranzosi, fi­duciosi, per stare bene: con Dio si può ricomin­ciare sempre, con Dio si impara sempre, Lui solo può trasformare le tenebre in Luce.
La Comu­nità vi ha fatto incontrare questa speranza, vi ha messi in ginocchio perché abbiamo un Dio che ci ha amati fino a morire per noi. Voi geni­tori avete portato una croce pesante e quella sofferenza il Signore vuole oggi trasformarla in gioia, in benedizione, in pace nella vostra fami­glia e in testimonianza pertutti. Lasciamo che il Signore faccia questo miracolo!
Madre Elvira Petrozzi
Comunità Cenacolo


     

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come il suo e possa aiutarci
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come Dio perdona le nostre.
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