Aborto? per molti è come cavarsi un dente…
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In questa società così materialista ed egoista, l’aborto viene considerato da molti come un metodo pratico per liberarsi di un problema, ma in realtà è un orribile delitto che, data la sua spaventosa diffusione, può essere considerato un autentico genocidio.
L’aborto è l’interruzione di una gravidanza prima che il feto sia sviluppato convenientemente. Questo fenomeno avviene per espulsione dal seno materno del feto, vivente ma ancora immaturo, ovvero non in grado di vivere autonomamente. In vari casi esso può avvenire per cause naturali (aborto spontaneo).
Molto frequentemente però esso è prodotto da persone che agiscono direttamente per ottenere l’interruzione della gravidanza e la soppressione del feto. In questo caso, come recita la Cost. Gaudium et Spes, siamo dinanzi ad un abominevole delitto. Questo perché a nessuno è concesso di sopprimere una vita umana e, anche se ci potesse essere un qualche dubbio sul fatto che il feto possa essere considerato già persona, resterebbe comunque un fatto gravissimo rischiare di perpetrare un omicidio. Peraltro nessuno può mettere in discussione il principio che “è già uomo colui che lo sarà”. Pertanto la vita umana va rispettata e difesa fin dal suo primo concepimento, giacchè ad ogni essere umano vanno riconosciuti i diritti inviolabili della persona, primo fra i quali quello della vita. Nella Scrittura leggiamo: ”Non ti erano nascoste le mie ossa mentre venivo formato nel segreto, intessuto nelle “profondità della terra”.
La Chiesa si è sempre espressa contro l’aborto: “non uccidere il bimbo con l’aborto e non sopprimerlo dopo la sua nascita”. Sia dunque chiaro a tutti che l’aborto, e parimenti l’infanticidio, sono abominevoli delitti di cui sono chiamati a rispondere a Dio tutti coloro che, a qualsiasi titolo, vi collaborano. La Congregazione per la Dottrina della fede ha decretato la “scomunica”, con effetto immediato, per coloro che praticano questo delitto contro la vita umana (Can 1398).
Soltanto nel caso in cui la gestante abbia accondisceso alla sospensione della gravidanza perché in condizioni di fortissima emotività o/e perché molto condizionata da pressioni esterne, si potrebbe considerare la possibilità di una limitata imputabilità.
L’attuale corruzione dei costumi che favorisce “l’amore libero” e l’approvazione di una legge (22.04.78) che consente l’interruzione della gravidanza entri i primi tre mesi, in strutture pubbliche, ha favorito a dismisura questo orribile fenomeno che, statistiche alla mano, ha assunto le dimensioni di un autentico genocidio.
Tale situazione è deprecabile sotto ogni aspetto perché con il suo comportamento lo Stato viene a negare l’uguaglianza di tutti (indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla condizione sociale) davanti alla legge costituzionale. In questo modo vengono minati i diritti dei più deboli (cosa molto grave in uno stato di diritto).
L’embrione, fin dal suo concepimento, ha tutto il diritto di essere trattato come persona umana e quindi curato ed assistito come ogni altro essere umano. Va anche detto che, se può essere consentita una diagnosi prenatale per la salvaguardia della salute, non può essere utilizzata per decidere un aborto. “Una diagnosi non può equivalere ad una sentenza di morte”.
Il Concilio Vaticano II ammonisce: “Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita … perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura”.
Don Manlio
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