A grandi mali, grandi rimedi – L’adorazione
Questo articolo è stato già letto1158 volte!
Si può vivere senza Dio?
A grandi mali, grandi rimedi – L’adorazione
Il secondo rimedio per combattere la superbia è strettamente collegato con il primo. Perciò non pochi autori spirituali come Royo Marín, Columba Marmion la mettono in stretto rapporto con la virtù della religione, virtù per la quale l’uomo dà il dovuto culto a Dio come principio di ogni cosa. Non si può dare culto a Dio come principio di ogni cosa se si crede che il principio supremo è la propria persona. Non si può adorare se si pensa che l’oggetto finale del culto siamo noi stessi. Per cui l’adorazione a Dio è un magnifico rimedio per combattere la superbia e per favorire la vera umiltà.
Prendo il senso della parola adorazione in senso più ampio, quello che evoca un amore disinteressato ed appassionato a Dio, riconosciuto come Creatore e il supremo Amore, che procede dal grande fascino che il suo amore ci produce. L’adorazione si potrà avere diverse manifestazioni come la lode, il ringraziamento che l’uomo di fronte a Dio che elargisce il suo amore in modo disinteressato e gratuito. L’adorazione comporta anche un sentimento di riverenza di fronte alla maestà di Dio e anche un certo riverente timore, ma non sono certo queste le note distintive dell’adorazione cristiana.
Gesù, nel dialogo con la samaritana, alla domanda dove si dovesse adorare Dio, se sul monte Garizim, dove gli davano culto i samaritani oppure a Gerusalemme, nel tempio dei Giudei, risponde: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre … Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4, 21-24). Gesù parla di un’adorazione in spirito e in verità. Questa adorazione vera può comportare atti esterni, ma è soprattutto un atteggiamento interiore di amore in risposta all’amore di Dio.
L’adorazione centra il nostro spirito in Dio e in un certo senso lo decentra da noi stessi, nel senso che poniamo Lui e il suo amore sopra ogni altra persona o valore nella nostra vita. Il resto, e anche noi stessi, viene dopo. In questo consiste il primo comandamento della Legge, che Gesù accetta, cioè in amare Dio sopra ogni cosa (Mt 22, 37; Deut 6, 5). Chi ama non può più essere animato da uno spirito di autosufficienza perché il centro non è messo più su se stesso, ma nel Tu amato.
E per amore del Tu si è pronti ad umiliazioni e sacrifici. Chi ama vive in “estasi”, vivendo fuori di sé, come diceva Santa Teresa d’Avila in un noto poema: “Io vivo, ma senza vivere in me, e la mia speranza è tale che muoio di non morire”. Già San Paolo aveva detto che “sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20).
Nella vita cristiana l’adorazione passa necessariamente attraverso Cristo, modello di adoratore, di amore perfetto al Padre. Anche nel Vangelo troviamo un modello molto umano di adorazione che è centrato nell’umanità di Cristo ovvero nella vita di una donna che il Vangelo ce la presenta come colei dalla quale Gesù aveva espulso sette demoni (Mc 16, 9; Lc 8, 2). Un sermone anonimo francese del secolo XVII ci dice che “la Maddalena, santa amante di Gesù, lo ha amato nei suoi tre stati. Lei lo ha amato da vivo, lo ha amato da morto, lo ha amato risorto”.
Mentre Gesù viveva, Maria gli ha dato il suo amore di donna guarita, beneficata. Alcune tradizioni la identificano con la donna che viveva nella città dove Gesù è invitato a pranzo dal fariseo Simone. Lei profuma i piedi di Gesù con un vasetto di olio profumato, piange ai suoi piedi, bagnandoli con le sue lacrime, asciugandoli con i suoi capelli e baciandoli con amore (Cf. Lc 7, 36-44).
È un amore ardente di colei che si sa perdonata. Gesù loda l’amore della donna che gli ha dato ciò che Simone gli ha negato. Maria di Magdala ha amato Gesù morente sul Calvario insieme a Maria, sua madre, e ad altre pie donne. Lo ha amato risorto essendo lei la prima beneficiaria delle apparizioni e la prima inviata a diffondere la buona notizia della risurrezione.
P. Pedro Barrajón, L.C.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.