53° Convegno liturgico pastorale – Roma
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Con il 53° Convegno proseguiamo le nostre riflessioni e proposte liturgico-pastorali sui Sacramenti. Quest’anno affrontiamo le questioni legate all’Unzione degli infermi, da troppi battezzati ancora considerata come “Estrema Unzione”, anziché come uno dei “sacramenti di guarigione”, insieme con la Penitenza. La costituzione dogmatica conciliare Lumen Gentium al n. 11 ci ricorda, infatti, che «Con la sacra Unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio».
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1503) sottolinea poi che «La compassione di Cristo verso i malati e le sue numerose guarigioni di infermi di ogni genere sono un chiaro segno del fatto che Dio ha visitato il suo popolo e che il regno di Dio è vicino.
Gesù non ha soltanto il potere di guarire, ma anche di perdonare i peccati: è venuto a guarire l’uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i malati hanno bisogno.
La sua compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano che egli si identifica con loro: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36). Il suo amore di predilezione per gli infermi non ha cessato, lungo i secoli, di rendere i cristiani particolarmente premurosi verso tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Esso sta all’origine degli instancabili sforzi per alleviare le loro pene».
E ancora, al n. 1509, lo stesso Catechismo ribadisce: «“Guarite gli infermi!” (Mt 10,8). La Chiesa ha ricevuto questo compito dal Signore e cerca di attuarlo sia attraverso le cure che presta ai malati sia mediante la preghiera di intercessione con la quale li accompagna. Essa crede nella presenza vivificante di Cristo, medico delle anime e dei corpi.
Questa presenza è particolarmente operante nei sacramenti e in modo tutto speciale nell’Eucaristia, pane che dà la vita eterna e al cui legame con la salute del corpo san Paolo allude». Come sempre, la nostra “indagine” (e le proposte che da essa potranno scaturire per la vita spirituale e pastorale delle nostre comunità) sarà condotta attraverso relazioni affidate alla competenza di noti teologi; sarà arricchita di testimonianze “dal vivo” (l’ormai consueta Tavola Rotonda) e resterà ovviamente aperta al dibattito assembleare.
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