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5 Febbraio 2012
V Domenica T. O. – Anno B
XXIV Giornata per la vita
+Marco 1, 29-39
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. […] Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni;[…] Al mattino presto […] si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui […] lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini perché io predichi anche là; […].
COMMENTO
Marco ci presenta il resoconto della giornata-tipo di Gesù, ritmata sulle tre occupazioni preferite di Gesù: immergersi nella folla e guarire, far stare bene le persone; immergersi nella sorgente segreta della forza, la preghiera; da lì risalire intriso di Dio e annunciarlo. Tutto parte dal dolore del mondo. E Gesù tocca, parla, prende le mani. Il miracolo è, nella sua bellezza giovane, l’inizio della buona notizia, l’annuncio che è possibile vivere meglio, trovare vita in pienezza, vivere una vita bella, buona, gioiosa.
La suocera di Simone era a letto con la febbre, e subito gli parlarono di lei. Miracolo così povero di contorno e di pretese, così poco vistoso, dove Gesù neppure parla. Contano i gesti. Non cerchiamo di fronte al dolore innocente risposte che non ci sono, ma cerchiamo i gesti di Gesù. Lui ascolta, si avvicina, si accosta, e prende per mano. Mano nella mano, come forza trasmessa a chi è stanco, come padre o madre a dare fiducia al figlio bambino, come un desiderio di affetto. E la rialza. È il verbo della risurrezione. Gesù alza, eleva, fa sorgere la donna, la riconsegna alla sua andatura eretta, alla fierezza del fare, del prendersi cura.
La donna si alzò e si mise a servire. Il Signore ti ha preso per mano, anche tu fa lo stesso, prendi per mano qualcuno. Quante cose contiene una mano. Un gesto così può sollevare una vita! Quando era ancora buio, uscì in un luogo segreto e là pregava. Un giorno e una sera per pensare all’uomo, una notte e un’alba per pensare a Dio. Ci sono nella vita sorgenti segrete, da frequentare, perché io vivo delle mie sorgenti. E la prima di esse è Dio. Gesù assediato dal dolore, in un crescendo turbinoso (la sera la porta di Cafarnao scoppia di folla e di dolore e poi di vita ritrovata) sa inventare spazi. Ci insegna a inventare quegli spazi segreti che danno salute all’anima, spazi di preghiera, dove niente sia più importante di Dio, dove dirgli: Sto davanti a te; per un tempo che so breve non voglio mettere niente prima di te; niente per questi pochi minuti viene prima di te. Ed è la nostra dichiarazione d’amore. Infine il terzo momento: Maestro, che fai qui? Tutti ti cercano! E lui: Andiamocene altrove. Si sottrae, non cerca il bagno di folla. Cerca altri villaggi dove essere datore di vita, cerca le frontiere del male per farle arretrare, cerca altri uomini per farli star bene. Andiamo altrove a sollevare altre vite, a stringere altre mani. Perché di questo Lui ha bisogno, di stringere forte la mia mano, non di ricevere onori. Uomo e Dio, l’Infinito e il mio nulla così: mano nella mano. E aggrapparmi forte: è questa l’icona mite e possente della buona novella.
p. Ermes Ronchi
Preghiera dopo la Comunione
La condizione umana
è segnata da una dura esistenza,
dal lavoro faticoso, dalla sofferenza.
Oggi sconfiggiamo molte malattie
e non ci rendiamo conto che il male maggiore
è dentro di noi, nel nostro cuore impaurito.
Il dolore che ci rivela la verità profonda
del nostro limite e del nostro essere nulla.
Solo la tua Parola cambia la nostra vita
e porta frutti di eternità.
La salute fisica è data per il servizio dei fratelli,
quella spirituale per lodare te, Signore Gesù.
Siamo chiamati a riconoscere in te
Colui che guarisce, rialza, ridà la vita piena
per metterci al tuo servizio e dei fratelli.
Donaci, o Signore,
l’atteggiamento della misericordia,
lasciandoci prendere il cuore e la mente
da chi soffre,
e l’atteggiamento della preghiera
per cercare nel tuo cuore la sorgente dell’Amore.
Donaci di essere vicini e solidali ai nostri fratelli
andando incontro ai loro bisogni
senza cercare alchimie di parole, ma solo amandoli
è segnata da una dura esistenza,
dal lavoro faticoso, dalla sofferenza.
Oggi sconfiggiamo molte malattie
e non ci rendiamo conto che il male maggiore
è dentro di noi, nel nostro cuore impaurito.
Il dolore che ci rivela la verità profonda
del nostro limite e del nostro essere nulla.
Solo la tua Parola cambia la nostra vita
e porta frutti di eternità.
La salute fisica è data per il servizio dei fratelli,
quella spirituale per lodare te, Signore Gesù.
Siamo chiamati a riconoscere in te
Colui che guarisce, rialza, ridà la vita piena
per metterci al tuo servizio e dei fratelli.
Donaci, o Signore,
l’atteggiamento della misericordia,
lasciandoci prendere il cuore e la mente
da chi soffre,
e l’atteggiamento della preghiera
per cercare nel tuo cuore la sorgente dell’Amore.
Donaci di essere vicini e solidali ai nostri fratelli
andando incontro ai loro bisogni
senza cercare alchimie di parole, ma solo amandoli
* * * * * * *
DOMENICA
Preghiamo per i Sacerdoti
Signore Gesù,
Tu hai voluto donare alla Chiesa, attraverso San Giovanni Maria Vianney, un’immagine viva di Te, ed una personificazione della Tua carità pastorale.
Fa che possiamo imparare dal Santo Curato d’Ars il modo di trovare la nostra gioia restando a lungo in adorazione davanti al Santissimo Sacramento; come la Tua Parola che ci guida sia semplice e quotidiana; con quale tenerezza il Tuo Amore accolga i peccatori pentiti; quanto sia consolante l’abbandono fiducioso alla Tua Santissima Madre Immacolata; quanto sia necessario lottare con vigilanza contro il Maligno.
Fa’, o Signore Gesù, che i nostri giovani possano apprendere dall’esempio del Santo Curato d’Ars, quanto sia necessario, umile e glorioso il ministero sacerdotale che Tu vuoi affidare a quelli che si aprono alla Tua chiamata.
Fa’ che nelle nostre comunità – come ad Ars a quel tempo – ugualmente si realizzino quelle meraviglie di grazia che Tu compi quando un sacerdote sa “mettere l’amore nella sua parrocchia”.
Fa’ che le nostre famiglie cristiane si sentano parte della Chiesa – dove possono sempre ritrovare i Tuoi ministri – e sappiano rendere le loro case belle come una chiesa.
Fa’ che la carità dei nostri Pastori nutra ed infiammi la carità di tutti i fedeli, affinché tutte le vocazioni e tutti i carismi donati dal Tuo Santo Spirito possano essere accolti e valorizzati.
Ma soprattutto, o Signore Gesù, concedici l’ardore e la verità del cuore perché noi possiamo rivolgerci al Tuo Padre Celeste, facendo nostre le stesse parole che San Giovanni Maria Vianney utilizzava quando si rivolgeva a Lui:
“Vi amo mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarVi fino all’ultimo respiro della mia vita.
Vi amo, o Dio infinitamente amabile, e desidero ardentemente di morire amandovi, piuttosto che vivere un solo istante senza amarVi.
Vi amo Signore, e la sola grazia che Vi chiedo è di amarVi in eterno.
Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere sempre che io Vi amo, desidero che il mio cuore Ve lo ripeta ad ogni mio respiro.
Vi amo, o mio Divin Salvatore, perché siete stato crocifisso per me;
e perché Voi mi tenete crocifisso quaggiù per Voi.
Mio Dio, fatemi la grazia di morire amandoVi e sentendo che io Vi amo”
Tu hai voluto donare alla Chiesa, attraverso San Giovanni Maria Vianney, un’immagine viva di Te, ed una personificazione della Tua carità pastorale.
Fa che possiamo imparare dal Santo Curato d’Ars il modo di trovare la nostra gioia restando a lungo in adorazione davanti al Santissimo Sacramento; come la Tua Parola che ci guida sia semplice e quotidiana; con quale tenerezza il Tuo Amore accolga i peccatori pentiti; quanto sia consolante l’abbandono fiducioso alla Tua Santissima Madre Immacolata; quanto sia necessario lottare con vigilanza contro il Maligno.
Fa’, o Signore Gesù, che i nostri giovani possano apprendere dall’esempio del Santo Curato d’Ars, quanto sia necessario, umile e glorioso il ministero sacerdotale che Tu vuoi affidare a quelli che si aprono alla Tua chiamata.
Fa’ che nelle nostre comunità – come ad Ars a quel tempo – ugualmente si realizzino quelle meraviglie di grazia che Tu compi quando un sacerdote sa “mettere l’amore nella sua parrocchia”.
Fa’ che le nostre famiglie cristiane si sentano parte della Chiesa – dove possono sempre ritrovare i Tuoi ministri – e sappiano rendere le loro case belle come una chiesa.
Fa’ che la carità dei nostri Pastori nutra ed infiammi la carità di tutti i fedeli, affinché tutte le vocazioni e tutti i carismi donati dal Tuo Santo Spirito possano essere accolti e valorizzati.
Ma soprattutto, o Signore Gesù, concedici l’ardore e la verità del cuore perché noi possiamo rivolgerci al Tuo Padre Celeste, facendo nostre le stesse parole che San Giovanni Maria Vianney utilizzava quando si rivolgeva a Lui:
“Vi amo mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarVi fino all’ultimo respiro della mia vita.
Vi amo, o Dio infinitamente amabile, e desidero ardentemente di morire amandovi, piuttosto che vivere un solo istante senza amarVi.
Vi amo Signore, e la sola grazia che Vi chiedo è di amarVi in eterno.
Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere sempre che io Vi amo, desidero che il mio cuore Ve lo ripeta ad ogni mio respiro.
Vi amo, o mio Divin Salvatore, perché siete stato crocifisso per me;
e perché Voi mi tenete crocifisso quaggiù per Voi.
Mio Dio, fatemi la grazia di morire amandoVi e sentendo che io Vi amo”
AMEN
Benedetto XVI
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