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1 Aprile 2012
Domenica delle Palme
Anno B
Marco 15, 1-39
(…) Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!» (…)
COMMENTO
«Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione, piangono per aiuto, chiedono pane. Così fan tutti, tutti. I cristiani invece stanno vicino a Dio nella sua sofferenza» (Bonhoffer), in questa settimana santa, quando scorrono i giorni del nostro destino, e in ogni settimana del tempo. Infatti se noi crediamo che Cristo è in ogni uomo, che tutti insieme formiamo l’unico corpo di Cristo, allora riusciamo a sentire che Cristo è in agonia fino alla fine dei tempi, è ancora crocifisso oggi in infiniti fratelli, su tutta la terra. Contemporanea a me è la croce. Non spettatore, allora, ma partecipe della eterna passione di Dio e dell’uomo, voglio abitare la croce, le infinite croci del mondo.
«Salva te stesso, allora crederemo». Qualsiasi uomo, qualsiasi re, potendolo, scenderebbe dalla croce. Gesù, no. Solo un Dio non scende dal legno, solo il nostro Dio. Il nostro è il Dio differente: è il Dio che entra nella tragedia umana, entra nella morte perché là va ogni suo figlio. Sale sulla croce per essere con me e come me, perché io possa essere con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce. Perché l’amore conosce molti doveri, ma il primo di questi è di essere con l’amato.
Qualsiasi altro gesto ci avrebbe confermato in una falsa idea di Dio. Solo la croce toglie ogni dubbio, è lo svelamento supremo di Dio. La croce è l’abisso dove Dio diviene l’amante. Dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa.
L’ha capito per primo un estraneo, un soldato esperto di morte. È un pagano ad esprimere il primo atto di fede cristiano: costui era figlio di Dio. Che cosa ha visto in quella morte? Non un miracolo, non la risurrezione. Ha visto il capovolgimento del mondo, dove la vittoria era sempre del più forte, del più armato, del più spietato. Ha visto il supremo potere di Dio, che è un disarmato amore; che è quello di dare la vita anche a chi ti dà la morte; che è servire non asservire; che è vincere la violenza prendendola su di sé. Ha visto che questo mondo porta un altro mondo nel grembo.
E noi qui disorientati, dapprima, ma poi stupiti, perché, come le donne, come il centurione, come i santi, sentiamo che nella Croce c’è attrazione, c’è seduzione e bellezza. La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, dove il Figlio di Dio si lascia inchiodare, povero e nudo, per morire d’amore. La nostra fede poggia sulla cosa più bella del mondo: un atto d’amore perfetto.
La croce è l’immagine più pura, più alta, più bella che Dio ha dato di se stesso. Da allora, «per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce» (K. Rahner).
Padre Ermes Ronchi
DOMENICA
Preghiamo per i Sacerdoti
Signore, riempi di Spirito Santo
colui che ti sei degnato di elevare
alla dignità sacerdotale,
affinché sia degno
di stare irreprensibile davanti al tuo altare,
di annunciare il Vangelo del tuo regno,
di compiere il ministero della tua parola di verità,
di offrirti doni e sacrifici spirituali,
di rinnovare il tuo popolo
mediante il lavacro della rigenerazione;
in modo che egli stesso vada incontro
al nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo,
tuo unico Figlio,
nel giorno della sua seconda venuta,
e riceva dalla tua immensa bontà
la ricompensa di un fedele adempimento
del suo ministero.
colui che ti sei degnato di elevare
alla dignità sacerdotale,
affinché sia degno
di stare irreprensibile davanti al tuo altare,
di annunciare il Vangelo del tuo regno,
di compiere il ministero della tua parola di verità,
di offrirti doni e sacrifici spirituali,
di rinnovare il tuo popolo
mediante il lavacro della rigenerazione;
in modo che egli stesso vada incontro
al nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo,
tuo unico Figlio,
nel giorno della sua seconda venuta,
e riceva dalla tua immensa bontà
la ricompensa di un fedele adempimento
del suo ministero.
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