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32° Festival dei giovani a Medjugorje

2 Agosto 2021 | Filed under: Senza categoria
     

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Anche quest’anno, damercoledì 4 agosto a lunedì 9 agosto, si terrà il Festival dei Giovani a Medjugorje. E’ un evento gioioso, di grande spiritualità, che attira migliaia e migliaia di giovani da ogni parte del pianeta. Centinaia di sacerdoti si mobilitano per essere presenti a Medjugorje e mettersi al servizio dei tantissimi giovani che arrivano nella terra di Maria, con ogni mezzo: nave, pullman, moto; ma anche in bicicletta e addirittura a piedi. E chi c’è andato una volta, cerca sempre di ritornarci perché “E’ bellissimo!”.

Anche Papa Francesco, che dall’inizio del suo pontificato segue gli eventi di Medjugorje, ha voluto inviare un suo messaggio a giovani, partecipanti. Riportiamo integralmente le parole del Santo Padre:

Carissimi! Il Festival dei Giovani è una settimana intensa di preghiera e di incontro con Gesù Cristo, in particolare nella sua Parola viva, nell’Eucaristia, nell’adorazione e nel sacramento della Riconciliazione. Questo evento – lo dice l’esperienza di tanti – ha la forza di mettere in cammino verso il Signore. Ed è proprio questo il primo passo che fece anche il “giovane ricco” di cui ci parlano i Vangeli sinottici (cfr Mt 19,16-22; Mc 10,17-22; Lc 18,18-23), il quale si mise in cammino, anzi, corse incontro al Signore, pieno di slancio e di desiderio di trovare il Maestro per avere in eredità la vita eterna, cioè la felicità. La parola-guida del Festival di quest’anno è proprio la domanda che quel giovane rivolse a Gesù: «Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». È una parola che ci pone davanti al Signore; e Lui fissa il suo sguardo su di noi, ci ama e ci invita: «Vieni! Seguimi!» (Mt 19,21).

Il Vangelo non ci dice il nome di quel giovane, e questo suggerisce che possa rappresentare ciascuno di noi. Egli, oltre a possedere molti beni, appare ben educato e istruito, e anche animato da una sana inquietudine che lo spinge a cercare la vera felicità, la vita in pienezza. Perciò si mette in cammino per incontrare una guida autorevole, credibile e affidabile. Tale autorità la trova nella persona di Gesù Cristo ed è per questo che gli domanda: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» (Mc 10,17). Ma il giovane pensa a un bene da conquistare con le proprie forze. Il Signore gli risponde con un’altra domanda: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo» (v. 18). Così, Gesù lo indirizza a Dio, che è l’unico e sommo Bene da cui viene ogni altro bene.

Per aiutarlo ad accedere alla sorgente della bontà e della vera felicità, Gesù gli indica la prima tappa da percorrere, cioè quella di imparare a fare il bene verso il prossimo: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti» (Mt 19,17). Gesù lo riporta alla vita terrena e gli indica la via per ereditare la vita eterna, vale a dire l’amore concreto per il prossimo. Ma il giovane risponde che questo lo ha sempre fatto e si è accorto che non basta seguire i precetti per essere felici. Allora Gesù fissa su di lui uno sguardo pieno d’amore. Egli infatti riconosce il desiderio di pienezza che il giovane porta nel cuore e la sua salutare inquietudine che lo pone in ricerca; per questo prova per lui tenerezza e affetto.

Gesù, tuttavia, capisce anche qual è il punto debole del suo interlocutore: è troppo attaccato ai molti beni materiali che possiede. Perciò il Signore gli propone una seconda tappa da compiere, quella di passare dalla logica del “merito” a quella del dono: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo» (Mt 19,21). Gesù cambia la prospettiva: lo invita a non pensare ad assicurarsi l’aldilà, ma a dare tutto nella vita terrena, imitando così il Signore. È la chiamata a una maturazione ulteriore, a passare dai precetti osservati per ottenere ricompense all’amore gratuito e totale. Gesù gli chiede di lasciare quello che appesantisce il cuore e ostacola l’amore. Quello che Gesù propone non è tanto un uomo spoglio di tutto, quanto un uomo libero e ricco di relazioni. Se il cuore è affollato di beni, il Signore e il prossimo diventano soltanto cose tra le altre. Il nostro troppo avere e troppo volere ci soffocano il cuore e ci rendono infelici e incapaci di amare.

Infine, Gesù propone una terza tappa, quella dell’imitazione: «Vieni! Seguimi!». «Seguire Cristo non è un’imitazione esteriore, perché tocca l’uomo nella sua profonda interiorità. Essere discepoli di Gesù significa essere conformi a Lui» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, 21). In cambio, riceveremo una vita ricca e felice, piena di volti di tanti fratelli e sorelle, e padri e madri e figli… (cfr Mt 19,29). Seguire Cristo non è una perdita, ma un incalcolabile guadagno, mentre la rinuncia riguarda l’ostacolo che impedisce il cammino. Quel giovane ricco, però, ha il cuore diviso tra due padroni: Dio e il denaro. La paura di rischiare e di perdere i suoi beni lo fa tornare a casa triste: «Egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato» (Mc 10,22). Non aveva esitato a porre la domanda decisiva, ma non ha trovato il coraggio di accogliere la risposta, che è la proposta di “slegarsi” da sé stesso e dalle ricchezze per “legarsi” a Cristo, per camminare con Lui e scoprire la vera felicità.

Amici, anche ad ognuno di voi Gesù dice: «Vieni! Seguimi!». Abbiate il coraggio di vivere la vostra giovinezza affidandovi al Signore e mettendovi in cammino con Lui. Lasciatevi conquistare dal suo sguardo di amore che ci libera dalla seduzione degli idoli, dalle false ricchezze che promettono vita ma procurano morte. Non abbiate paura di accogliere la Parola di Cristo e di accettare la sua chiamata. Non scoraggiatevi come il giovane ricco del Vangelo; invece, fissate lo sguardo su Maria, il grande modello dell’imitazione di Cristo, e affidatevi a Lei che, con il suo «eccomi», ha risposto senza riserve alla chiamata del Signore. La sua vita è una donazione totale di sé, dal momento dell’Annunciazione fino al Calvario, dove divenne la nostra Madre. Guardiamo Maria per trovare la forza e ricevere la grazia che ci permette di dire il nostro «eccomi» al Signore. Guardiamo Maria per imparare a portare Cristo nel mondo, come fece lei quando, piena di premura e di gioia, corse ad aiutare santa Elisabetta. Guardiamo Maria per trasformare la nostra vita in un dono per gli altri. Con il suo interessamento verso gli sposi di Cana, Ella ci insegna essere attenti agli altri. Con la sua vita lei ci mostra che nella volontà di Dio è la nostra gioia e accoglierla e viverla non è facile, ma ci rende felici. Sì, «la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 1).

Cari giovani, nel vostro cammino con il Signore Gesù, animato anche da questo Festival, vi affido tutti all’intercessione della Beata Vergine Maria, nostra Madre celeste, invocando luce e forza dallo Spirito Santo. Lo sguardo di Dio che vi ama personalmente vi accompagni ogni giorno, così che, nelle relazioni con gli altri, possiate essere testimoni della nuova vita che avete ricevuto in dono. Per questo prego e vi benedico, e chiedo anche a voi di pregare per me.


     

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Fa' che la nostra vita,
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intensamente eucaristica
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Aiutaci a rimanere insieme
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come il suo e possa aiutarci
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come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
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