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100 storie in bianco e nero – Il tuo coltello non serve a nulla

9 Febbraio 2012 | Filed under: Recensioni
     

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Era una sera di Marzo, e mi trovavo a Buenos Aires, Argentina. Correva l’anno del Signore 1999. Come sempre, mi trovavo in parrocchia presso il confessionale; ero vicario parrocchiale.   Arrivò da me un ragazzo di 28 anni che desiderò parlami in privato:  “Buona sera, caro, in cosa posso aiutarti? E … come ti chiami?” . “Padre, mi chiamo Juan, e voglio suicidarmi oggi stesso.” “E perché?” Risposi spaventato, dato che non mi era mai capitato un caso così estremo.  “Perché … Bé … La mia ragazza mi ha mollato per un altro, e questo non posso tollerarlo …  Eravamo fidanzati già da tre anni …” 
“Capisco … capisco …”  Non sapevo cosa dire, chiesi allo Spirito Santo di illuminarmi e di mettermi sulle labbra le parole giuste da dire a Juan. Avevo solo poco tempo, e posi tutto nelle mani del Signore.  “Questa notte mi ammazzo! Ho deciso!”  Lo disse con risolutezza, e, nel farlo, estrasse  dal giaccone un enorme coltello e lo mise su un tavolo che era lì.  Cominciai a osservare il coltello, gli dissi che non era molto affilato, che sicuramente non avrebbe funzionato bene perché era ossidato, e che, affinché lui avesse successo nel fare notizia su tutti i quotidiani, doveva essere un coltello nuovo e ben affilato. Il suo coltello sicuramente non avrebbe avuto successo …
Non so quali altre stupidaggini gli dissi quella sera per prendere tempo e sdrammatizzare … ma volevo far sì che lo Spirito Santo avesse tempo e modo per entrare nell’anima di Juan e farlo cominciare a ragionare, dato che ora era annebbiato da sentimenti feriti.  “Perché questo coltello non dovrebbe funzionare?” Mi disse irritato.  “No, Juan, non funzionerà, te l’ho detto. Per suicidarsi –dicono gli psicologi– sono necessarie molte più cose perché suicidarsi non è così semplice: c’è bisogno soprattutto di un coltello nuovo e di buona qualità. Tu ce li hai i soldi per comprarne uno nuovo?”
Non sapevo davvero cosa stessi dicendo, ma notavo che cominciava ad ascoltarmi con attenzione, che apriva gli occhi allarmato. Gli diedi una pacca sulla spalla e dissi:  “Guarda Juan, è ovvio che questa non sia la fidanzata giusta per te, perché Dio te ne sta cercando una migliore. Questa ragazza –chiunque ella sia– non ti conviene, perché non ha saputo valorizzare la parte migliore di te, non ha saputo valorizzare la persona straordinaria che sei, e me lo stai dimostrando adesso. Lei è stata cieca, ma è meglio così!  Pensi che davvero in tutta Buenos Aires non ci sia una ragazza migliore, alla tua altezza e con qualità pari alle tue? Certo che sì!
Dai, Juan, non essere sciocco … Vorrei avere io i tuoi 28 anni, per fare tutto il bene possibile per il mondo e donarmi di più. Dai, dammi un abbraccio e andiamo davanti al Tabernacolo, dove ci aspetta Cristo Eucarestia. Lo conosci? Preghiamolo insieme, affinché tu possa incontrare quanto prima la ragazza più bella di Buenos Aires che Dio ha già in mente per te!”
“Va bene, Padre … Ma … Allora Lei crede davvero che conoscerò un’altra ragazza?”  “Ovvio, ragazzo mio.. Non una ragazza qualsiasi, ma una ragazza eccellente con la quale formerai una famiglia meravigliosa con bambini, e sprizzerai gioia da tutti  pori! Però adesso dammi il coltello, va bene? Ormai non ti serve più, è ossidato!”  “Grazie padre, per i Suoi consigli e per la Sua amicizia. Posso tornare a parlare ancora con Lei in futuro?”  “Quando vuoi! Anzi, ce’è di più: ti invito ogni domenica per la Messa dei giovani, alle 19:30. È sempre piena di ragazzi come te, ragazzi che cercano in Dio la felicità e il senso della vita.
Verrai?”  E fu così che Juan se ne andò contento, riconciliato con Dio, con la vita e con se stesso.  Io entrai nella casa parrocchiale, gettai subito il coltello nella spazzatura e ringraziai Dio per quel momento di Luce e di Grazia.   Tutto è Grazia! Come diceva il caro scrittore George Bernanos. Tutto è Grazia, tutto è Grazia … Me lo ripetevo continuamente, mentre mi recavo in parrocchia a celebrare la Santa Messa, dove riposi Juan nella patena assieme al pane che offrii a Cristo, per il grande miracolo dell’Eucaristia. In quel momento, Cristo finalmente poté dire: “Questo è il mio corpo”, perché il corpo di Juan si era finalmente sanato e trasformato.
È superfluo dire che quel ragazzo non mancò mai una volta alla Messa domenicale. Inoltre, conobbe una ragazza incantevole ed io ebbi l’opportunità di celebrare il loro grandioso matrimonio. Sono tuttora felici e fedeli.  Ti lodo, mio Signore, per avermi reso uno strumento della tua Grazia guaritrice, ristoratrice, santificante, illuminante e consolatrice.

Pubblichiamo con il permesso degli editori, una storia tratta dal libro 100 storie in bianco e nero, raccontate a colori, Ed. ART, Roma


     

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